Nel 2022 il valore dell’economia non osservata si è assestato a quota 201,6 miliardi di euro, segnando una crescita del +9,6% rispetto all’anno precedente (quando era di 184 miliardi). In termini assoluti la crescita è stata di 17,6 miliardi. Sotto la locuzione di “economia non osservata” si indicano le somme sottratte al Fisco tramite il nero e gli introiti generati dalle attività criminali. L’incidenza dell’economia non osservata sul Pil si è mantenuta per lo più stabile, portandosi al 10,1%, dal 10,0% del 2021.
Il sommerso
L’economia sommersa si attesta a poco meno di 182 miliardi di euro nel 2022, in crescita di 16,3 miliardi rispetto all’anno precedente; la componente delle sottodichiarazioni è quella che ha l’incidenza maggiore, ed è pari a 170 miliardi, in crescita di 10,4 miliardi di euro (+11,5%) rispetto al 2021. Con sottodichiarazione, nel contesto del lavoro nero in Italia, ci si riferisce alla pratica secondo la quale il datore di lavoro dichiara solo una parte del reddito o delle ore effettivamente lavorate dal dipendente, allo scopo di ridurre i costi fiscali e contributivi.
Sul campo del lavoro nero “puro” e dell’evasione l’incremento del 2022 rispetto al 2021 è più contenuto e tocca i 3,7 miliardi di euro, pari al +5,6%. L’aumento di oltre 2 miliardi delle “Altre componenti” è riconducibile alla crescita del contributo delle mance e degli affitti in nero.
L’andamento del lavoro irregolare
Negli anni si è registrato un progressivo calo del valore aggiunto rappresentato dal lavoro irregolare, la cui incidenza sul totale è scesa al 34,3% dal 35,6 del 2021 e dal 38,1% nel 2019. Si parla, comunque, di numeri enormi. Il peso della sottodichiarazione ha invece raggiunto il 50,1% nel 2022, dal 49,2% del 2021 e il 45,6% del 2019.
Questi i settori dove il peso del lavoro nero è maggiore rispetto al valore aggiunto del comparto:
- Altri servizi alle persone 30,5%;
- Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione 18,5%;
- Costruzioni 17,5%;
- Altri servizi alle imprese 5,3%;
- Produzione di beni d’investimento 3,7%;
- Produzione di beni intermedi 1,4%.
Questa la variazione percentuale nei vari settori nel periodo considerato:
- Agricoltura -1%;
- Costruzioni -0,8%;
- Produzione di beni alimentari e di consumo -0,6%;
- Altri servizi alla persona -0,5
- Istruzione, sanità e assistenza sociale +0,5%
- Servizi professionali +0,2.
L’economia criminale
Gli introiti delle attività illegali sfiorano i 20 miliardi. L’impatto sul Pil è stato dell’1,1%. Le unità di lavoro irregolari sono quasi 3 milioni (2,98 milioni) e rimangono sostanzialmente stabili rispetto al 2021. L’economia illegale si muove lungo due direttrici: da una parte ci sono i beni e i servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibiti dalla legge (ad esempio le droghe); dall’altra parte ci sono le attività che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati (come la vendita di sigarette). Nei Paesi dell’area Ue le attività illegali incluse nel Pil sono la produzione e il commercio di stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di tabacco.
Rispetto al 2021, il valore dell’economia illegale è cresciuto di 1,2 miliardi di euro. Si è mantenuto pressoché stabile l’impatto dell’economia illegale (9,8% nel 2022 rispetto al 10,1% del 2021) sul totale dell’economia non osservata. I consumi di beni e servizi illegali sono cresciuti di 1,6 miliardi di euro, raggiungendo quota 22,8 miliardi (l’1,9% del valore complessivo della spesa per i beni finali).
L’andamento dell’economia criminale
Andando nel dettaglio, sono queste le attività più importanti relativamente all’economia illegale: per la droga si parla di un valore aggiunto di 15,1 miliardi di euro (+1 miliardo rispetto al 2021), mentre la spesa per consumi finali si è attestata a 17,2 miliardi di euro (+1,3 miliardi). Per la prostituzione si parla di una crescita del +4,3% per il valore aggiunto e del +4% per i consumi finali. Si parla di 4 e 4,7 miliardi di euro.