Coin annuncia la chiusura di altri 7 punti vendita in Italia: taglio di 92 posti di lavoro

La catena Coin ha comunicato la chiusura di altri 7 negozi nel tavolo di crisi al Mimit, impegnandosi in un piano di rilancio e su misure a tutela dei dipendenti

Pubblicato: 19 Dicembre 2024 20:57Aggiornato: 20 dicembre 2024 09:39

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

La crisi di Coin si allarga e coinvolge i lavoratori di altri 7 negozi in Italia. Dopo l’annuncio della chiusura a gennaio del punto vendita di Grugliasco, nel Torinese, l’azienda ha comunicato la cessazione delle attività entro il 2025 di una serie di sedi storiche della catena di grandi magazzini presenti dal Lazio al Veneto, fino a Milano. Il gruppo ha fatto il punto della situazione nell’incontro al Mimit con le sigle sindacali. Nonostante fonti vicine al piano di risanamento sostengano ora che “nessun licenziamento” è previsto e “utili nel 2026”, la situazione sembra molto complicata.

I lavoratori a rischio

Al tavolo di crisi convocato al ministero delle Imprese del Made in Italy, alla presenza di rappresentanti della Regione Veneto e delle organizzazioni sindacali nazionali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil, i delegati Coin ha assicurato l’impegno per dare continuità all’attività e a mettere in atto un piano di risanamento e di rilancio a tutela dell’occupazione dei 1331 lavoratori del gruppo.

Nel corso dell’incontro l’azienda ha però annunciato la chiusura nel corso del 2025 di altri 7 punti vendita, oltre a quello del centro commerciale di Grugliasco, nel Torinese, già fissata per gennaio.

La crisi di Coin è iniziata prima della pandemia, ma di sicuro le difficoltà si sono acuite durante gli anni del Covid e hanno portato l’azienda ad accumulare circa 80 milioni di euro di debito. Per affrontare questa situazione, Coin ha avviato a giugno scorso una procedura di composizione negoziata della crisi, che le ha permesso di intraprendere una serie di negoziazioni  con l’obiettivo di favorire la continuità aziendale e il dialogo con i creditori.

Quali negozi Coin chiudono

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno espresso forti preoccupazioni per la crisi, chiedendo garanzie occupazionali per le lavoratrici e i lavoratori diretti e per tutto l’indotto.

In particolare, oltre alla chiusura del punto vendita di Grugliasco (TO) prevista per gennaio 2025, l’ad di Coin ha annunciato la chiusura di questi punti vendita, per un totale di 92 dipendenti, di cui 50 sul territorio di Roma:

Le sigle Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno ribadito forti preoccupazioni per la crisi, criticando la mancanza di trasparenza e comunicazione da pare del gruppo e chiedendo garanzie occupazionali per le lavoratrici e i lavoratori diretti e per tutto l’indotto.

Il tavolo di crisi

Lo stop alle attività è effetto della crisi, aggravata dalla pandemia, in cui l’azienda si è impantanata con un fatturato sceso da 300 a 250 milioni, accumulando debiti per 80 milioni.

Coin ha presentato al Mimit un piano industriale basato su tre pilastri: l’ottimizzazione dei punti vendita, attraverso una migliore gestione degli spazi, la revisione del mix merceologico e il miglioramento del servizio tramite un maggior presidio negli store del personale.

L’azienda, su proposta del ministero, si è impegnata anche a non intraprendere azioni unilaterali, avviando un confronto già da subito con le parti sindacali. Con l’obiettivo di realizzare le strategie di risanamento e un ritorno alla redditività nel 2026, i delegati del gruppo hanno confermato che sono in corso interlocuzioni attive con potenziali investitori.

Intanto l’azienda attende la risposta del tribunale alla richiesta di una proroga di altri due mesi, dalla scadenza del 24 dicembre, delle misure di tutela assicurate dalla fase di composizione negoziata della crisi, avviata a giugno.

Una procedura che ha permesso finora di imbastire una serie di negoziazioni con la consulenza di un esperto indipendente, allo scopo di favorire la continuità aziendale e il dialogo con i creditori, oltre che l’attivazione di misure preventive per contrastare l’aggressione del debito.

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