Ambizione assai diffusa tra giovani e meno giovani è quella di avere una busta paga alta, o comunque superiore alla media e in grado di rendere un po’ meno oneroso il carovita. Secondo una recente indagine dell’Area Studi Mediobanca, gli studenti universitari italiani sono destinati a calare entro qualche decennio, con una perdita di introiti – per gli atenei del nostro paese – che è stata quantificata in circa mezzo miliardo di euro. Si parla di 415mila iscritti in meno entro il 2041, su cui molto inciderà un calo demografico che, almeno al momento, pare irreversibile.
Una differente indagine, invece, sottolinea che iscriversi ad una facoltà, prepararsi agli esami e laurearsi con buoni voti, conviene sempre. Ci riferiamo al nono University report di JobPricing, secondo cui i diplomati terziari hanno percentuali di occupazione maggiori e, all’incirca, 13mila euro in più ogni anno in busta paga.
Queste sono settimane in cui non pochi giovani stanno valutando se iscriversi all’università e in quale facoltà, perciò appare opportuno considerare i dati dell’appena citata indagine: essi confermerebbero che, effettivamente, l’occupazione e la busta paga dei laureati sanno ripagare gli sforzi fatti durante gli studi universitari. Ecco cosa sapere.
Indice
Buste paga più alte per i laureati, la differenza di Ral
Le periodiche analisi dell’Osservatorio JobPricing sono utili perché aiutano a capire l’evoluzione del mercato del lavoro e le dinamiche retributive. In particolare, per quanto riguarda la busta paga e i guadagni dei laureati, l’ultimo University Report indica un dato della Ral che sorride a chi ha fatto studi accademici, e molto meno a chi non li ha fatti.
I primi infatti possono ambire ad una Retribuzione Annua Lorda che arriva a toccare quota 42mila euro, contro i 29mila di chi si è fermato al diploma delle superiori.
Nell’indagine si nota inoltre che l’aumento di stipendio o busta paga è progressivo: insomma più si studia, più si guadagna. Il primo grande salto è tra scuola dell’obbligo e diploma superiore (con un +14% di guadagni in busta paga per chi lo ottiene), poi tra diploma e laurea magistrale (+29% di guadagni) o master di primo livello (+30% di guadagni).
Migliori opportunità di lavoro per chi si laurea
Il motivo degli stipendi maggiori è presto spiegato: non viene premiata la preparazione in sé dello studente, il merito nell’aver superato gli esami (per quello se mai ci sono borse di studio e altre agevolazioni universitarie come i prestiti), piuttosto lo scenario favorevole dipende dal fatto che il titolo di studio apre a opportunità di carriera meglio remunerate in aziende prestigiose e di rilievo internazionale, che altri non laureati non hanno.
Non a caso, nel nono report dell’Osservatorio JobPricing, a parità di ruolo il dato dei guadagni in busta paga dei laureati non è molto diverso da quello dei non laureati. Anzi talvolta laurearsi, a parità di mansioni, è controproducente. Basti pensare al caso degli operai, che hanno buste paga più ‘pesanti’ se gli studi si sono fermati al diploma di maturità.
Insomma, per giungere – anche con una certa celerità – ai piani alti delle aziende e a ruoli di responsabilità (che riservano buste paga più consistenti) tuttora il titolo è fondamentale e l’ascensore sociale in Italia è in grado di funzionare grazie all’impegno nello studio, investendovi tempo e denaro per essere poi ben ripagati in futuro.
A maggiore istruzione equivale più occupazione
I dati dell’Osservatorio si intersecano con quelli recentemente offerti dall’Istat, relativi ai livelli di istruzione e sbocchi in termini occupazionali. E, non a caso, i numeri premiano di nuovo chi preferisce impegnarsi nello studio universitario. L’ultimo rapporto dell’istituto di statistica infatti ci informa sul fatto che il tasso di occupazione dei laureati è di ben undici punti percentuale sopra quello dei diplomati, nella popolazione compresa tra i 25 e i 64 anni.
In Italia in questa fascia di età risultano occupati l’84,3% dei laureati, contro il 73,3% dei diplomati e dati simili li ritroviamo in altri paesi europei. In Germania, ad esempio, Istat indica che gli occupati laureati – nella stessa fascia di età – corrispondono all’88,7% del totale, mentre i diplomati con un lavoro sono pari all’83,35%. In Francia invece la differenza è ancora più netta che da noi: nella fascia 25-64 anni lavorano l’86,7% dei laureati contro il 74,2% dei diplomati.
E anche il dato della media UE, ossia dei 27 Stati che la compongono, non può che rispecchiare quanto detto finora: 87,6% sono i laureati occupati contro il 77,8% dei diplomati (+9,8% a favore dei primi).
Le lauree che pagano di più
Si studia per passione, per l’ambizione di svolgere il lavoro sognato da una vita, ma ovviamente anche per sperare di avere un buon stipendio e una busta paga in grado di far dormire sonni tranquilli. Ebbene lo University Report di JobPricing premia ancora una volta i percorsi di studio di ambito tecnico, ponendo in testa alla classifica delle retribuzioni (Ral media a 25-34 anni) ingegneria gestionale, con poco meno di 36mila euro lordi annui in busta paga. E in effetti le lauree dell’area Stem ribadiscono di essere un buon investimento per il futuro, visto che assicurano contratti più stabili e stipendi maggiori di circa il 4% rispetto alla media. Peraltro, proprio in quest’area – aspetto nient’affatto irrilevante – si va sempre più verso la parità di genere.
A seguire – tutte sopra i 35mila euro lordi annui – altre discipline tecniche, ossia informatica, meccanica, scienze matematiche e informatiche. In basso nella classifica troviamo i corsi di studio di area umanistica come scienze dell’antichità, filologico-letterarie e artistiche, che non toccano i 30mila euro lordi annui in busta paga.
Le università migliori per le prospettive di stipendio
L’indagine Jobpricing va nel dettaglio e distingue territorialmente tra atenei. Chi si laurea in una facoltà del settentrione ha una prospettiva di guadagno in busta paga con un +4% rispetto al centro e un +9% rispetto al sud Italia. Ciò significa in concreto una Ral media vicina ai 43.500 euro all’anno lordi al nord, contro una Retribuzione Annua Lorda al sud di poco sotto ai 40mila euro lordi annui.
Se non c’è una marcatissima differenza tra il salario di chi esce da un’università pubblica rispetto a chi si laurea in un ateneo privato – un +4% in busta paga a favore di quest’ultimo – il divario aumenta però al 10% in caso di laurea ottenuta al Politecnico.
Sul podio delle università, che garantiscono le retribuzioni medie più alte per i loro laureati (fascia 25-34 anni), in riferimento all’anno 2023 l’osservatorio JobPricing indica al primo posto l’Università Commerciale Luigi Bocconi con una Ral pari a euro 38.390 euro annui, al secondo il Politecnico di Milano con 37.751 euro annui e al terzo l’Università degli Studi dell’Insubria con Ral corrispondente a 37.161 euro annui.
Infine altro dato interessante è quello relativo al tempo necessario a ripagarsi la laurea, ossia gli anni passati a studiare senza essere stipendiati (University Payback Index). Ebbene, in testa c’è il politecnico di Milano con 12,2 anni per gli ex-studenti in sede, a cui seguono Politecnico di Torino e Università Bocconi, con 13,2 anni necessari per recuperare l’investimento fatto nell’istruzione.