Crisi Beko, ancora cassa integrazione e a Melano una settimana di stop totale

Beko Italy continua a ricorrere agli ammortizzatori sociali: a Siena i sindacati chiedono continuità produttiva per evitare il collasso, a Melano stop totale di una settimana

Pubblicato: 11 Marzo 2025 08:19

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Beko Europe torna a ricorrere agli ammortizzatori sociali, in risposta alle difficoltà che sta affrontando il mercato degli elettrodomestici, con gravi ripercussioni sui lavoratori degli stabilimenti italiani, in particolare a Melano, frazione di Fabriano, e a Siena.

A Melano, dopo una settimana di lavoro a pieno ritmo, è tornata la cassa integrazione. La sua durata dipenderà dalle esigenze produttive. E dal 25 al 31 marzo è previsto il totale fermo produttivo con cassa integrazione. Il sito di Fabriano rischia 226 esuberi. A Siena, dove sono a rischio 600 posti di lavoro, i sindacati chiedono la continuità della produzione nel prossimo biennio per evitare il collasso.

I prossimi incontri fra Beko e sindacati

Intanto si continua a trattare: il braccio di ferro fra vertici aziendali e sindacati vede come prossimo appuntamento un tavolo di negoziazione fissato a Roma per il 14 e il 18 marzo, in entrambi i casi alle 10:30) con la mediazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Il nuovo taglio dei tassi della Bce ha fatto abbassare il costo finale degli elettrodomestici, almeno per quanto riguarda quelli presi a rate. Ma il provvedimento arriva tardi e non è sufficiente a rovesciare le sorti del mercato degli elettrodomestici, e di Beko Italy in particolare, che versa in gravi difficoltà.

Beko punta a chiudere la vertenza entro marzo, ma i sindacati rigettano le proposte aziendali, considerandole insufficienti sotto il profilo della continuità produttiva e occupazionale. Intanto i lavoratori proseguono l’agitazione con presidi, gazebo e appelli alle istituzioni. Fra le ipotesi, quelle di incentivi alle uscite volontarie (cioè soldi per lasciare il lavoro) e piani di prepensionamento.

Il piano industriale Beko

Beko Europe è al 75% della multinazionale turca Arçelik e al 25% della statunitense Whirlpool. Nella primavera del 2024 Beko ha rilevato tutte le fabbriche di elettrodomestici Whirlpool in Europa.

La presentazione del piano industriale di Beko è arrivata lo scorso 20 novembre, con il previsto taglio di 1.935 posti di lavoro su 5.000 dipendenti, pari a circa il 40% della forza lavoro in Italia. Beko aveva inoltre previsto la chiusura degli stabilimenti di Comunanza (Ascoli Piceno) dove si producono lavatrici, di quello di Siena dove si assemblano congelatori, e tagli a Cassinetta (Varese), dove si fanno frigoriferi e forni a incasso e a microonde.

Ipotesi viaggio in Turchia

Nonostante le difficoltà, i sindacati continuano a coltivare la speranza:

“Il negoziato va avanti e confidiamo in una buona interlocuzione per dare prospettive sostenibili a Beko in Italia nel lungo periodo. Ci auguriamo che al tavolo del 14 marzo si possa procedere verso una conclusione positiva della vertenza, che possa offrire risposte efficaci ad evitare altre perdite alle attività italiane del Gruppo”.

I lavoratori non sono soli: durante il recente sciopero si sono visti scendere fianco a fianco il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, europarlamentari e onorevoli di entrambi gli schieramenti, nonché sindaci ed altri esponenti della politica locale e autorità religiose.

Non si esclude un viaggio in Turchia per avere un incontro faccia a faccia con la famiglia proprietaria di Beko. La speranza è che l’azienda riveda le sue posizioni e presenti un piano che garantisca un futuro per i lavoratori delle sedi a rischio, nonché per l’intero comparto degli elettrodomestici in Italia.

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