Può un social network essere pericoloso per la sicurezza nazionale della più grande potenza al mondo – e per estensione di tutti i Paesi alleati? Christopher Wray, direttore dell’Fbi, si è detto particolarmente preoccupato per la minaccia rappresentata da TikTok, la piattaforma cinese di mini videoblogging che continua a macinare iscritti e interazioni, svettando sui concorrenti americani.
Durante un summit della commissione sulla Sicurezza interna del Congresso statunitense, il numero uno dell’intelligence ha spiegato ai parlamentari che l’applicazione potrebbe essere usata da Pechino per controllare i dispositivi degli utenti, influenzare le loro posizioni politiche e addirittura arrivare a rubare informazioni riservate di aziende ed enti pubblici.
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La proposta per cancellare TikTok
Il senatore Marco Rubio, eletto in Florida, e il deputato Mike Gallagher, eletto nel Wisconsin, entrambi repubblicani, hanno proposto la messa al bando di TikTok. Una norma emanata da Pechino nel 2017 impone infatti a cittadini e imprese di aiutare il Governo a raccogliere dati critici per la sicurezza. Tradotto: tutte le applicazioni che dipendono da aziende con sede in Cina potrebbero profilare gli utenti internazionali ed essere utilizzate dalla potenza orientale per guerre commerciali e tecnologiche contro gli Usa e l’Europa.
Nonostante i toni catastrofici del capo dell’intelligence americana e dei due parlamentari, i rischi che comporta uno scenario simile sono del tutto concreti e legittimi. Ma è necessario analizzare bene il modo in cui ByteDance, la società dietro TikTok, opera sul territorio statunitense e su quello europeo.
Quali sono davvero i rischi per chi usa TikTok
Bisogna dire innanzitutto che il social network più apprezzato dai giovani non raccoglie più o meno dati dei concorrenti. Che però hanno sede negli Usa, e l’utilizzo che fanno delle informazioni rubate agli utenti, in modo più o meno consensuale, non preoccupa i decisori americani. Questo nonostante Meta, la società che gestisce Facebook, Instagram e WhatsApp, sia stata al centro dello scandalo di Cambridge Analytica. Il datagate è costato a Mark Zuckerberg, ad agosto, milioni di euro in risarcimenti per gli utenti.
Inoltre ByteDance opera ormai in una cornice internazionale, e il traffico dati degli Usa fa parte di un flusso diverso da quello cinese, e utilizza server che si trovano in Texas. C’è da sottolineare comunque che quando un’applicazione viene installata su un dispositivo, sia esso uno smartphone, un tablet, un computer o una smart tv, una o più parti di software rimangono sempre attive, anche dopo la chiusura dell’app stessa, per permetterne l’avvio più rapido e un funzionamento più fluido. E spesso collezionano i dati dell’utente.
Un’azienda che ha sede in Cina li potrà utilizzare in maniera diversa da quanto avviene per le controparti americane o europee, e c’è la possibilità che ByteDance passi le informazioni raccolte all’estero ad agenzie controllate da Pechino. Tant’è che il Dipartimento della Difesa statunitense ha vietato ai suoi dipendenti di utilizzare il social network sui telefoni di lavoro, per il timore che l’applicazione possa rubare addirittura i dati che riguardano la tecnologia militare di Washington e i piani del Pentagono.
L’algoritmo di TikTok controlla gli utenti?
Un’altra delle paure che riguardano TikTok è quella che l’algoritmo possa in qualche modo influenzare gli utenti. Non è una novità il fatto che i dispositivi digitali “ci ascoltino”, o meglio riescano a prevedere, grazie a sofisticate tecnologie che monitorano il modo in cui usiamo le applicazioni e facciamo ricerche online, i nostri interessi e le nostre necessità.
Questo si traduce anche in una perdita del libero arbitrio per quanto riguarda gli acquisti e, in maniera molto più velata, per la visione che abbiamo del mondo e addirittura della politica. Non è un caso che anche i politici italiani siano sbarcati su TikTok sotto elezioni, come vi abbiamo raccontato qua.
Le soluzioni per disinnescare le minacce del web
In un clima di “guerra fredda commerciale” tra gli Usa e la Cina, le preoccupazioni dei parlamentari americani sono dunque giustificate. E il capo dell’FBI parla dunque di “minaccia per la sicurezza nazionale” in maniera più che legittima per quanto riguarda ByteDance, vista anche la crescita esponenziale della societàa. Il discorso, da questa parte dell’oceano, andrebbe allargato a tutte le piattaforme social, che nel bene e soprattutto nel male influenzano sempre di più le nostre vite e le nostre idee.
La soluzione proposta al Congresso di bandire TikTok sembra irrealizzabile, considerando che sarebbe difficile censurare una compagnia che, a conti fatti, agisce secondo la legge. Inoltre convincere Apple e Google a cancellare l’applicazione dai propri store appare come un’impresa ardua, se non impossibile.
Ma il dibattito aperto a Capitol Hill sui rischi connessi all’uso dei dispositivi tecnologici servirà certamente per una riflessione più profonda sulle dinamiche che coinvolgono miliardi di persone, ogni giorno e in maniera subdola, e sulle capacità dei singoli Paesi di intervenire a difesa dei cittadini e dei loro diritti digitali.