Si è chiuso definitivamente il caso di Cambridge Analytica, lo scandalo e la conseguente causa legale che ha investito Facebook ben quattro anni fa. Con un accordo arrivato all’ultimo minuto, Meta, la società di Mark Zuckerberg che controlla il social network oltre a Instagram e WhatsApp, ha pattuito un risarcimento per decine di milioni di utenti.
Cos’è lo scandalo Cambridge Analytica – Facebook
Nel 2018 la stampa inglese prima e quella americana dopo pubblicarono le rivelazioni di operatori del settore della raccolta dati. Scoppiò così lo scandalo di Cambridge Analytica, dal nome di una società di data mining e big data che raccolse una quantità enorme di dati e informazioni per profilare gli utenti del web e creare campagne elettorali per candidati e leader repubblicani e di destra ed estrema destra.
Grazie alla combinazione delle strategie di data analysis e comunicazione strategica per la politica, Cambridge Analytica confezionava messaggi cuciti su misura per i vari gruppi sociali per fare propaganda politica. Sarebbe stata in grado di influenzare l’esito delle elezioni americane del 2016, con la vittoria di Donald Trump, e il referendum che ha portato il Regno Unito ad approvare la Brexit, ovvero l’uscita dall’Unione Europea.
Dalle successive indagini emerse che la società aveva profilato 87 milioni di utenti, usando i loro dati personali senza consenso. Uno scandalo che portò lo stesso Mark Zuckerberg a riferire davanti al Congresso americano. In quell’occasione assunse la responsabilità dell’errore, sostenendo di non aver fatto tutto il necessario per prevenire il furto dei dati personali degli utenti.
Per Facebook e Meta sono arrivati negli anni solo procedimenti civili, con sanzioni miliardarie, e non penali, oltre che danni di immagine e cali nel fatturato. Che ora potrebbero mettere a repentaglio la buona riuscita del progetto Metaverso, che oggi appare più lontano nonostante le promesse del suo inventore.
Zuck continua a promuovere l’iniziativa e sembra crederci sinceramente, ma con così tante gatte da pelare, appare difficile nel prossimo periodo una sua realizzazione e implementazione nel flusso quotidiano degli utenti del web.
L’accordo preliminare tra il tribunale e Meta
L’accordo preliminare tra Meta e la Corte Federale di San Francisco prevede un stop al maxi processo per 60 giorni. In questo periodo finestra la big tech dovrà mettere nero su bianco gli estremi di un risarcimento per tutti gli utenti che si sono uniti alla class action. Al termine di questi due mesi, le denunce contro l’azienda potrebbero essere ritirate e il tribunale non procederà con gli interrogatori ai vertici.
Mark Zuckerberg, fondatore e ceo di Meta, e la ex dirigente operativa della compagnia Sheryl Sandberg non dovranno così recarsi davanti ai giudici il 20 settembre. Per ora non sono noti i dettagli, come l’importo e i termini pratici, della negoziazione.
Si chiude così il più cupo capitolo della storia dei social network e forse della recente storia della propaganda politica, tanto americana quanto europea. Che ha portato però a importanti novità e tutele per gli utenti del web, che ora hanno modo di proteggere i propri dati in maniera sempre più efficiente. A iniziare dalla creazione del GDPR.