Ericsson conduce periodicamente una ricerca sull’orientamento dei consumatori, immaginando come potrebbe evolversi la tecnologia nel giro di pochi anni, arrivando già entro il 2025 a quello che viene definito “internet dei sensi”, la piena attuazione del metaverso, in cui mondo digitale e realtà interagiscono tra loro in piena continuità. Non solo, per il 2030 la società prevede che potremo usare i nostri dispositivi solo con l’uso della mente.
Cos’è il nuovo internet dei sensi
Solo pochi anni fa l’attuale diffusione capillare dello smartphone sembrava solo una teoria fantascientifica. Per gli esperti di Ericsson entro il 2025 saranno gli occhiali VR a essere il gadget tecnologico più usato in tutto il mondo.
Saranno più leggeri e alla moda, ed espanderanno le possibilità già offerte dai telefoni cellulari oggi. Le informazioni saranno letteralmente alla portata di un battito di ciglia, e addirittura sarà possibile sentire profumi, gusti, temperature e consistenze in forma digitale.
Un internet dei sensi, insomma, che cambierà il nostro modo di fruire dell’intrattenimento, con film, serie tv, libri e album musicali sempre più immersivi, ma che porterà anche a un concetto rinnovato di shopping. Ma cosa si aspettano i consumatori dal futuro? Le previsioni di Ericsson partono proprio dalle loro attese.
Nel 2030 useremo il pensiero online
La maggior parte di loro pensa che entro il 2030 sarà possibile comunicare con i dispositivi tecnologici solo con la forza della mente. Pensando “Apri le mappe” o “Riproduci musica”, l’occhiale VR sarà in grado di rispondere alle nostre richieste, sostituendo i comandi vocali che oggi usiamo con gli assistenti virtuali.
Il pericolo rimane però quello della privacy e della tutela dei dati personali. Con tecnologie in grado di “leggerci nel pensiero”, bisognerà creare le condizioni legali per evitare di essere condizionati negli acquisti senza saperlo o essere vittima di furti di informazioni davvero private. Circostanze che renderebbero gli attuali modelli di business, fondati sulla pubblicità personalizzata, obsoleti e poco remunerativi.
Cosa compreremo nel metaverso del 2030
Per il 2030 i consumatori vogliono anche che diventi realtà il Pesce di Babele immaginado da Douglas Adams nella sua “Guida galattica per gli autostoppisti”. Si aspettano cioè di avere auricolari connesse all’intelligenza artificiale in grado di tradurre simultaneamente ogni lingua.
Addirittura gli intervistati da Ericsson pensano che attraverso la tecnologia saremo in grado di “proiettare” i suoni nelle nostre teste, senza l’uso di dispositivi audio, e saremo anche in grado di isolare singoli suoni o voci nel mondo che ci circonda, creando delle vere e proprie bolle al riparo dal rumore del mondo.
Assaggi a distanza via internet
I dispositivi tecnologici del futuro, a questo punto, dovrebbero essere in grado anche di modificare i gusti che percepiamo, con ripercussioni enormi anche sui nostri acquisti e sulle nostre scelte alimentari.
Sarà possibile seguire una dieta ferrea percependo però i gusti dello street food più grasso e fritto, o scegliere di avere meno impatto sull’ambiente con scelte vegane ma assaporando succosi tagli di carne degni di un ristorante stellato.
E allora potremo anche assaggiare i prodotti delle pubblicità o che decideremo di mettere nel carrello della nostra spesa virtuale prima dell’acquisto. Nel 2030 non compreremo più il cibo a scatola chiusa, dunque, ma avremo la facoltà di testarlo prima.
I profumi digitali per profumi e saponi
La maggior parte dei consumatori desidera anche odorare grazie alla tecnologia. Sarà così possibile sentire il profumo del mare o di una foresta rimanendo nel proprio appartamento in città, o vivere esperienze a 360° all’interno dei videogiochi o durante la visione dei film.
Anche in questo caso a beneficiarne saranno le grandi aziende, che potranno produrre veri e propri detersivi e deodoranti digitali, che modificheranno la percezione degli odori e dei profumi per noi e gli altri, o almeno potranno vendere prodotti reali anche a distanza, con tester in codice binario.
Riusciremo a toccare gli oggetti a distanza
La tecnologia gioca già con il tatto da tanti anni. La vibrazione dei controller delle console e dei computer è nota da decenni nel mondo videoludico, e proprio i videogiocatori sanno bene quanto sia facile avere la sensazione di ricevere un colpo o guidare un’auto vera grazie ai sensori dei gamepad.
Nel 2030, è l’ipotesi di Ericsson basata sui desideri dei consumatori, l’ipotesi è quella che avremo tutti delle fasce sensoriali al polso, che simuleranno esperienze tattili. Come la morbidezza di un maglione che intendiamo acquistare o la durezza di un materasso nuovo.
Largo spazio, anche in questo caso, agli usi commerciali della tecnologia, che cambierà ancora il modo in cui facciamo acquisti e spendiamo i nostri soldi, in maniera sempre più consapevole e “mirata”.
Prodotti certificati grazie ai nuovi sistemi
A questo punto realtà e tecnologia saranno fuse assieme, con la possibilità di generare ologrammi e avere informazioni dettagliate sul mondo che ci circonda. Un grande passo per abbattere il divario, ad esempio, tra persone senza e con disabilità.
Ma che rischia di creare una realtà sempre più distorta e, potenzialmente, controllabile delle grandi multinazionali della tecnologia. La stima è infatti che a operare nel campo della realtà aumentata saranno solo 5 aziende, le attuali leader del settore dell’innovazione, in collaborazione con società più piccole e meno influenti.
Ma allora come sarà possibile, a quel punto, distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è? Si ricorrerà a complessi sistemi di verifica, che potranno assicurare la veridicità delle informazioni, la genuinità di una foto e addirittura bandire totalmente i bot e i profili falsi dai social network o dai siti di incontri.
E anche in questo caso i nostri acquisti saranno fortemente influenzati dalla tecnologia, che ci permetterà di accertarci della veridicità di un’etichetta, evitare i truffatori e non comprare prodotti contraffatti o non certificati.
Il matrimonio tra moda e metaverso è già stato celebrato dalle grandi maison grazie a sfilate virtuali ed possibile immaginare che sempre più brand decidano di digitalizzarsi, anche e soprattutto grazie alle garanzie che i mondi virtuali possono dare contro i cloni dei loro prodotti di punta.
Addio alla privacy: i rischi del metaverso
Diventeremo, in questo scenario utopistico, dei “consumatori post privacy”. Il concetto di riservatezza dei dati personali cambierà radicalmente, al punto che non considereremo più il riconoscimento facciale, per fare solo un esempio, una tecnologia invadente.
La moneta potrebbe diventare esclusivamente digitale, e tutti i nostri acquisti saranno tracciati e tracciabili, con forti ripercussioni sulla nostra idea di discrezione.
Potrebbero nascere dunque servizi che permetteranno di non lasciare traccia online, a pagamento, da acquistare periodicamente o in base all’esigenza, per sfuggire al controllo costante della tecnologia. Alcune criptovalute come il Dash hanno già pensato a funzioni simili per evitare di lasciare i segni delle transazioni.
Stamperemo i prodotti in 3d
La parola d’ordine diventerà sostenibilità. La tecnologia ci sta già aiutando a salvare il pianeta, e oltre al passaggio a energie pulite, potrebbe cambiare il nostro modo di fare la spesa e vivere il mondo.
Con ogni bene a portata di click, rimarrebbe comunque il problema della logistica e del trasporto delle merci. Che potrebbe essere ovviato facendo ampio ricorso alle stampanti 3d, che nel 2030 saranno, nelle attese dei consumatori, molto economiche, meno inquinanti e più diffuse, e permetteranno di realizzare ogni prodotto a casa.
In aumento le esperienze digitali
Con la digitalizzazione progressiva delle nostre vite, potrebbe cambiare anche il nostro modo di lavorare e studiare, che potrà essere fatto da remoto, pur rimanendo in un ambiente digitale condiviso con colleghi e compagni di scuola.
Potremo poi andare al centro commerciale o andare a trovare gli amici senza mai muoverci da casa, e tutto il settore dei trasporti pubblici e privati potrebbe subire un cambio sostanziale.
Ma non solo risparmieremo in benzina e abbonamento della metro. Tenderemo sempre più ad acquistare beni digitali, come vestiti, complementi di arredo, esperienze immersive e pacchetti vacanza da sfruttare nelle nostre abitazioni. Spenderemo di più, insomma, per cose che non potremo toccare senza i nostri dispositivi accesi.
Aspettative troppo rosse?
Tutto ciò che descrive Ericsson sembra un bel film di fantascienza, a tratti inquietante, molto lontano da noi. Certo è che tutte le più grandi compagnie hanno iniziato la corsa al metaverso e alla fusione tra realtà e digitale, e se ascolteranno il parere dei consumatori, potremmo presto trovarci in questo futuro inimmaginabile solo fino a pochi anni fa.
D’altro canto bisogna sottolineare che si tratta solo delle aspettative della popolazione, sulla base dei progetti non ancora realizzati da parte dei giganti della tecnologia. Che potrebbero richiedere molto più tempo prima di realizzarsi, considerando che ancora viviamo in un mondo dove il divario digitale è un problema serio anche nelle nazioni più ricche e avanzate.
E se la creazione di un mondo in cui realtà e finzione si fonderanno in continuità naviga ancora nell’incertezza, è certo che nei prossimi anni dovremo acquistare nuovi dispositivi, oggi ancora molto costosi, che prenderanno il posto degli smartphone e dei computer, a iniziare dagli occhialetti VR.