Apple ha presentato il suo nuovo smartphone, l’iPhone 17. L’evento, tenutosi il 9 settembre, ha attirato l’attenzione di tutti ma, nonostante il grande entusiasmo, molti esperti finanziari di Wall Street, tra cui quelli di banche come HSBC, sono prudenti. Secondo loro, le vendite del nuovo iPhone potrebbero non essere così forti come ci si aspetta, e l’iPhone 17 potrebbe non riuscire a far crescere l’azienda in modo significativo.
HSBC solleva dubbi sulle vendite di Apple
Ma perché gli analisti di HSBC (una tra le principali banche internazionali) sono scettici sulla forza delle vendite dell’iPhone 17?
Durante il Keynote del 9 settembre, Apple ha presentato il nuovo iPhone con un design più sottile (modello Air da 5,6 mm), fotocamere e schermi migliorati, batterie più durature. Tuttavia, le specifiche tecniche erano già state anticipate da settimane di fughe di notizie. Ciò ha ridotto l’effetto wow e ha trasformato l’evento in una semplice conferma delle aspettative.
Secondo gli analisti, la presentazione è stata impeccabile nella forma, ma priva di vere rivoluzioni in grado di sorprendere il mercato e stimolare una forte domanda. In pratica l’innovazione, pur presente, è stata percepita come prevedibile. E questo aspetto è cruciale, perché l’azienda perde una delle sue armi più potenti per trainare le vendite.
Prudenza riguardo al futuro di Apple
La HSBC il 14 settembre ha ribadito che gli investitori dovrebbero tenere le azioni che già possiedono e non comprarne di nuove, poiché il titolo Apple non è atteso né in forte crescita né in calo significativo nel prossimo futuro.
Il prezzo obiettivo secondo gli analisti è di 220 dollari, ovvero il valore che l’azione potrebbe raggiungere nei prossimi 12-18 mesi.
Anche la Loop Capital Markets (LLC), banca d’investimento, già prima del lancio, il 27 agosto aveva abbassato le sue previsioni di vendita, affermando che il nuovo iPhone 17 avrebbe venduto meno del previsto, circa il 20% delle unità totali, invece del 30% stimato inizialmente.
I dati citati da Loop Capital indicano una strategia chiara: Apple punta sui modelli Pro e Pro Max, con prezzi più alti e margini più generosi, a scapito del modello Air, più accessibile ma meno redditizio.
È un approccio che ha senso dal punto di vista finanziario (massimizzare il profitto medio per dispositivo) ma che rischia di restringere ulteriormente la platea dei consumatori.
Tuttavia il rischio è di trasformare l’iPhone in un prodotto sempre più elitario, riducendo la diffusione di massa che per anni ha garantito ad Apple una base di utenti vastissima.
E se la crescita dei servizi digitali (App Store, Apple Music, iCloud) dipende dalla quantità di dispositivi in circolazione, una contrazione delle unità vendute potrebbe avere importanti conseguenze. Cioè, se l’azienda si rivolge a un mercato più ristretto, perde l’opportunità di vendere a un pubblico di massa, il che può limitare la crescita generale.
Non è un caso che, mentre Apple si conferma come una delle società più solide al mondo, gli analisti parlino sempre più spesso di opportunità migliori altrove, soprattutto tra le aziende legate all’intelligenza artificiale. La narrativa di Wall Street sembra quella secondo cui AAPL resta un titolo da detenere, ma non è più la scommessa più promettente.
Con target price compresi tra 220 e 226 dollari, il potenziale di crescita appare limitato, soprattutto se confrontato con società emergenti che cavalcano trend più esplosivi, come AI, semiconduttori o robotica.
L’iPhone 17 rappresenta quindi un banco di prova cruciale. Non tanto per la sopravvivenza di Apple – un’azienda con oltre 2.500 miliardi di dollari di capitalizzazione e un ecosistema di prodotti e servizi invidiabile – quanto per la sua capacità di convincere i mercati che il mito è ancora vivo.