Neutralità tecnologica dell’Italia, cosa hanno deciso i G7 a Milano

Il ministro Salvini ha festeggiato l'approvazione da parte del G7 di un documento sulla neutralità tecnologica: cos'è

Pubblicato: 14 Aprile 2024 21:00

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha sottolineato, al termine dell’incontro dei leader del G7 del 13 aprile a Milano, che il gruppo dei Paesi più sviluppati ha approvato un passaggio, spinto dall’Italia, per garantire la neutralità tecnologica, un principio su cui il Governo italiano, a detta del leader della Lega, punterebbe molto.

La neutralità tecnologica non è un principio nuovo: esiste da inizio secolo e l’Unione europea ha più volte raccomandato che gli Stati membri lo seguano. Anche se il Governo ha spinto per introdurlo nel documento firmato dai leader del G7 però, non sempre in questi due anni in carica le misure promosse dall’esecutivo lo hanno rispettato.

Cos’è la neutralità tecnologica e perché piace a Salvini

La neutralità tecnologica è definita come la “libertà di individui e organizzazioni di scegliere la tecnologia più appropriata adeguata alle loro esigenze e ai loro requisiti per lo sviluppo, l’acquisizione, l’uso o la commercializzazione, senza dipendenze di conoscenza implicate come informazioni o dati”. In pratica è un principio che prevede che le autorità non indichino ai mercati con quali tecnologie raggiungere determinati obiettivi. Questo renderebbe le leggi anche più longeve e in grado di adattarsi ai cambiamenti del progresso tecnologico.

Per fare un esempio si possono utilizzare le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che a margine dell’incontro dei G7 che ha promosso in un documento proprio questo principio, ha affermato: “Non è sempre tutto elettrico“. Il riferimento è alla normativa europea che impone la progressiva uscita dal mercato delle auto con motori a scoppio tra il 2035 e il 2050.

Questa norma violerebbe la neutralità tecnologica, perché indica una precisa tecnologia da eliminare per raggiungere un obiettivo, quello della riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti. In Italia si parla spesso ad esempio di biocarburanti, anche per via dei massicci investimenti di Eni, l’azienda petrolifera controllata dallo Stato, nel convertire alcuni suoi impianti nel nostro Paese in bioraffinerie. La capacità di questi prodotti di ridurre le emissioni rispetto ai carburanti tradizionali è però stata messa fortemente in discussione.

La recente normativa Case Green è un esempio, in alcuni suoi passaggi, di neutralità tecnologica, nonostante possa non sembrare tale. Spesso si è detto che il nuovo regolamento europeo sull’edilizia “Vieta le caldaie a gas”, ma non è così. La norma fissa una soglia di efficienza per le caldaie del riscaldamento per abitazioni. Nessuna caldaia a gas, ad oggi, è in grado di garantire questa soglia, ma non c’è nessuna discriminante tecnologica, soltanto un obiettivo da raggiungere.

Quando il Governo Meloni non ha rispettato la neutralità tecnologica

Anche se il Governo di Giorgia Meloni ha spinto per introdurre la neutralità tecnologica nel documento firmato dai G7, negli ultimi anni lo stesso esecutivo ha promosso alcune norme che sono contrarie a questo stesso principio. Un esempio è la legge che vieta la sperimentazione e la commercializzazione della carne coltivata.

La carne coltivata, chiamata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida “carne sintetica”, è una tecnologia che si propone di ridurre gli allevamenti, per produrre carne con metodi meno inquinanti. Si basa sul far crescere tessuti muscolari e grassi in vitro. Si tratterebbe di vera e propria carne, esattamente come quella ricavata dall’allevamento tradizionale, ma senza l’inquinamento determinato dalle strutture intensive e lo sfruttamento degli animali per produrla.

Il Governo ha però vietato la commercializzazione e la sperimentazione su questo tipo di tecnologia, di fatto discriminando tra i possibili metodi di abbattere le emissioni e ridurre la sofferenza animale negli allevamenti, e violando quindi la neutralità tecnologica.

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