La più importante criptovaluta al mondo, Bitcoin, ha raggiunto il suo valore più basso da febbraio sulla piattaforma di scambi Coinbase, la più utilizzata al mondo. Un singolo “coin” viene scambiato a circa 54mila dollari e secondo gli esperti la corsa al ribasso potrebbe continuare anche nei prossimi giorni.
L’inizio dell’anno era stato un periodo ottimo per Bitcoin, soprattutto dopo che gli Usa avevano approvato la creazione di Etf legati alle loro performance. Ora però, nonostante gli aumenti dei tassi di interesse siano finiti e i mercati abbiano ricominciato a correre, una serie di circostanze avverse stanno spingendo il valore della più grande criptovaluta al mondo al ribasso.
Il calo di Bitcoin ai minimi da febbraio
Nella mattinata di venerdì 5 luglio Bitcoin, la criptovaluta più famosa e utilizzata al mondo e quella di maggior valore tra i coin di grande diffusione, ha subito un forte calo del proprio valore sul principale exchange mondiale, Coinbase. Un Bitcoin è arrivato a valere meno di 54mila dollari, un prezzo considerato molto basso, il peggior risultato dall’inizio di febbraio.
Bitcoin è stato per buona parte dell’anno in una traiettoria in ascesa. Da una parte gli Usa hanno approvato la nascita di Etf, fondi che garantiscono ai propri investitori profitti pari ai risultati di un certo asset o listino, legati proprio alle loro performance. Dall’altra le banche centrali hanno smesso di alzare i tassi di interesse, la Bce li ha addirittura abbassati. Una maggiore liquidità è sempre un fattore positivo per un mercato che si comporta spesso in modo simile a quelli speculativi come quello delle criptovalute.
La spinta positiva data da questi fattori si è però pressoché esaurita alla fine del secondo trimestre, lasciando spazio ad altri fattori che stanno influenzando negativamente l’andamento delle criptovalute. Questo nonostante i mercati azionari stiano vivendo un buon periodo.
Perché il prezzo di Bitcoin è in discesa
Ci sono diverse ragioni per cui i Bitcoin sono in crisi di prezzo. Alcune sono strutturali, come ad esempio l’incertezza politica, soprattutto negli Usa. La crisi della campagna di rielezione di Joe Biden rende sempre più probabile una vittoria di Donald Trump a novembre, situazione che i mercati temono per la sua imprevedibilità. Per questo gli investitori preferiscono posizionarsi su asset più stabili e meno rischiosi delle criptovalute.
A questo si aggiungono numerosi fattori contingenti. Il governo tedesco ha annunciato che venderà oltre 50mila bitcoin sequestrati a varie associazioni criminali negli anni. Di recente inoltre l’exchange Mt. Gox è fallito e suoi amministratori potrebbero provare a vendere i suoi asset, composti in buona parte da 8 miliardi di dollari in Bitcoin, per ripagare i creditori. Questo porterebbe a un’ondata di offerta sui mercati e di conseguenza a un ribasso del prezzo.
Infine il calo del prezzo dei Bitcoin attiva anche un circolo vizioso. I “miner”, le aziende o i privati che estraggono Bitcoin, hanno spese significative sia per l’acquisto di hardware, diventato sempre più oneroso a causa della concorrenza delle grandi aziende tech che lo vogliono utilizzare per addestrare l’intelligenza artificiale, sia per quanto riguarda l’energia. Un calo del prezzo dei Bitcoin riduce i loro margini operativi e li costringe a estrarre più criptovaluta per compensare. Questo però aumenta ulteriormente l’offerta sul mercato, diminuendo ancora i prezzi.