Tutto sulla negoziazione assistita

La negoziazione assistita è un procedimento legale in cui le parti, aiutate da avvocati, cercano di raggiungere un accordo per risolvere una controversia senza ricorrere al giudizio

Pubblicato: 13 Agosto 2020 11:18Aggiornato: 8 maggio 2024 12:20

Silvia Baldassarre

Avvocato Civilista

Iscritta all'Ordine degli Avvocati di Milano nel 2011 dopo il conseguimento della laurea in Giurisprudenza a pieni voti, ha maturato esperienza professionale in diversi studi civilistici di Milano.

Quando si parla di negoziazione assistita si fa riferimento a un istituto atto alla risoluzione alternativa delle controversie. In termini pratici si tratta di un contratto grazie al quale le parti chiamate in causa si impegnano in maniera formale a risolvere la disputa in via bonaria. Il tutto grazie all’assistenza di legali la cui presenza è obbligatoria.

L’introduzione della negoziazione assistita è alquanto recente, facendo riferimento al decreto giustizia del 2014. La negoziazione assistita è stata oggetto di modifiche importanti da parte della riforma Cartabia entrata in vigore con la Legge di Bilancio 2023 il 28 febbraio 2023. L’obiettivo primario, ancor di più post riforma Cartabia, di tale istituto è quello di riuscire a ridurre in maniera sensibile l’enorme mole di processi civili nelle aule dei tribunali.

Un grande vantaggio anche per le parti in causa, considerando la sensibile riduzione delle tempistiche. Una definizione più rapida dei contrasti legali vuol dire inoltre affrontare un procedimento sensibilmente più economico e soprattutto più snello. Tutto ciò è possibile anche grazie al fatto che si tratta di controversie generalmente caratterizzate da elementi di complessità alquanto ridotta.

Tra le modifiche della Riforma Cartabia ci sono le maggiori possibilità istruttorie attribuite agli avvocati negoziatori, l’estensione della procedura alle controversie in materia di lavoro, l’utilizzo di modelli redatti dal CNF, la certificazione di equità degli assegni una tantum per i divorzi. Inoltre la Riforma ha esteso e disciplinato il gratuito patrocinio a spese dello Stato anche a questo sistema alternativo di risoluzione delle controversie.

La negoziazione assistita vanta finalità chiare e semplici. Si punta a condurre parte dei contenziosi legali al di fuori di quelle che sono le aule dei tribunali. Una modalità che va in soccorso del sistema giudiziario, appesantito da pratiche arretrate, attenuando in parte l’afflusso dei processi. È possibile sfruttare tale modalità per ottenere ad esempio la separazione consensuale dal proprio partner o il divorzio congiunto. In entrambi i casi sarà possibile evitare di ricorrere al Tribunale. Basterà la sola presenza dei due legali, uno per ciascun coniuge. Un istituto ormai collaudato, con il Consiglio Nazionale Forense che ha non soltanto definito delle linee guida puntuali, ma anche creato una piattaforma. Questa consente il monitoraggio in tempo reale dell’andamento di questo istituto. Vi possono essere registrati gli accordi intercorsi, così come l’accordo successivo.

Cos’è la convenzione di negoziazione

L’intero processo è rappresentato da un accordo tra le parti, legalmente definito “convenzione di negoziazione”. Si tratta del fulcro della negoziazione assistita, che prevede un confronto tra le parti in controversia, disposte ad accettare una cooperazione in buona fede e lealtà. La buona volontà dei soggetti consente dunque di risolvere svariate tipologie di questioni giudiziarie senza ricorrere alle vie canoniche. Decisivo il ruolo dei legali, che forniranno la necessaria assistenza.

Per quanto possa sembrare un accordo ufficioso, la convenzione di negoziazione rappresenta a tutti gli effetti un contratto normativo. Grazie a questo vengono fissate delle precise regole, atte a regolare lo svolgimento della procedura prevista. La legge vigente prevede che la convenzione contenga sia il termine di durata concordato dai soggetti per espletare la procedura, sia l’oggetto della controversia.

È bene sottolineare però che il termine non possa essere inferiore a un mese così come non possa essere superiore a tre mesi. L’unico caso nel quale possa essere previsto un allungamento dei tempi, è quello nel quale uno dei legali richieda una proroga ufficiale di 30 giorni. Per quanto concerne l’oggetto in questione, non potrà interessare diritti indisponibili o materie di lavoro. Ogni controversia dovrà veder redatta la convenzione di negoziazione per iscritto, a pena di nullità. Oltre a garantire assistenza legale, gli avvocati dovranno inoltre certificare l’autografia delle sottoscrizioni apposte all’accordo, sotto la propria responsabilità.

Negoziazione assistita obbligatoria

In alcuni casi si ha la necessità di procedere secondo tale procedura. Si fa dunque riferimento alla negoziazione assistita obbligatoria. I casi previsti dal legislatore sono i seguenti:

In tali circostanze è la stessa normativa vigente a disporre che “l’esperimento del procedimento di negoziazione assistita è condizione di procedibilità della domanda giudiziale”. L’improcedibilità deve essere eccepita dal convenuto entro e non oltre la prima udienza, a pena di decadenza, o rilevata d’ufficio dal giudice.

In alcuni casi la negoziazione assistita potrebbe essere già stata avviata ma non conclusa. In casi del genere il giudice potrà fissare l’udienza successiva dopo la scadenza del termine fissato dalle parti in causa. Nel caso in cui la negoziazione non sia stata ancora esperita, il giudice fisserà l’udienza successiva.

Dovrà inoltre provvedere all’assegnazione di un termine di 15 giorni per le parti, per la comunicazione dell’invito. Qualora a tale invito dovesse seguire un rifiuto o una mancata risposta entro 30 giorni dalla ricezione, la condizione di procedibilità può considerarsi avverata. Lo stesso dicasi qualora fosse decorso il termine per la durata della negoziazione concordata dalle parti.

La procedura di negoziazione assistita

La procedura inerente la negoziazione assistita risulta essere alquanto semplice, sia che si parli di quella volontaria, sia si faccia riferimento a quella obbligatoria. Le parti in causa vengono assistite da due difensori. Dovranno poi stipulare una convenzione che deve contenere degli specifici requisiti, presenti nel Decreto Legge 132/2014. Il tutto dovrà infine essere depositato secondo le norme vigenti.

Una volta accolto l’invito spedito a una delle due parti, si potrà procedere con l’accordo di convenzione. Superato questo step, saranno state di fatto delineate le regole del confronto. Esistono però alcune postille da considerare. In casi come la separazione personale tra coniugi, esiste l’obbligo di depositare la convenzione di negoziazione assistita al Pubblico Ministero.

Stesso discorso per un’eventuale ricorso relativo la separazione consensuale, quando questa avviene dinanzi alla giurisdizione, ovvero al Presidente del Tribunale. Si dovrà sottoporre il tutto al Pubblico Ministero, al fine di ottenere un controllo di legittimità. Nel caso in cui l’accordo di convenzione non venga condiviso o ritenuto conforme alla legge da parte del Pubblico Ministero, potrà essere opposto dallo stesso. Potrà non essere opposto il visto o potrà essere richiesta al Presidente del Tribunale un’udienza di comparizione dei coniugi.

Negoziazione in caso di separazione e divorzio

La disciplina prevede come i coniugi possano raggiungere una soluzione consensuale di separazione personale, così come di cessazione degli effetti civili o di scioglimento del matrimonio. Il tutto attraverso la convenzione di negoziazione assistita. A ciò si aggiunge anche la possibilità di modificare delle condizioni di separazione o divorzio precedentemente stabilite. Una procedura applicabile in presenza o meno di figli da parte della coppia. La prole potrà essere composta indifferentemente da soggetti minorenni, maggiorenni e portatori di handicap grave.

Questo istituto prevede un ruolo determinante degli avvocati. Questi devono gestire determinati poteri e, al tempo stesso, una serie di obblighi, cui attenersi scrupolosamente. Ai legali vengono attribuiti poteri di autentica e di certificazione delle sottoscrizioni effettuate dalle parti, così come della dichiarazione di mancato accordo. A ciò si aggiunge la certificazione della conformità della convenzione alle norme imperative e all’ordine pubblico.

Dai poteri agli obblighi, con l’articolo 2, comma 7, che dispone quanto segue: “è dovere deontologico per gli avvocati informare il cliente all’atto del conferimento dell’incarico della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita”. L’articolo 9 fissa invece il dovere per i legali, così come per le parti in causa, di comportarsi secondo lealtà, mantenendo riservate le informazioni ricevute nel corso della procedura.

Tali informazioni non potranno infatti essere sfruttate nell’eventuale giudizio avente il medesimo oggetto. Le stesse non potranno inoltre costituire oggetto di deposizione da parte dei difensori. In caso di violazioni, si parlerebbe di illecito disciplinare. Sarebbe invece illecito deontologico l’eventuale decisione di impugnare un accordo alla cui redazione ha partecipato lo stesso legale in questione.

Costi della negoziazione assistita

Le disposizioni di legge che vanno a disciplinare la procedura della negoziazione assistita non specificano in alcun modo i costi per il ricorso all’istituto. Ne consegue dunque la necessità di rivolgersi al proprio legale per ottenere un quadro completo e dettagliato delle spese da sostenere. Un preventivo scritto che vada a indicare dettagliatamente le spese che la parte dovrebbe trovarsi a sostenere. Si tratta di un procedimento stragiudiziale, il che offre comunque un termine di riferimento attraverso la tabella del Decreto Ministeriale numero 55/2014, come riformata dal Decreto Ministeriale numero 37 del 2018.

Alla tabella in questione sono state aggiunte le voci relative le prestazioni di assistenza nelle procedure di mediazione o di negoziazione assistita. Questa prevede un compenso diverso a seconda del valore stimato della controversia. Ecco i parametri medi cui si fa riferimento che tuttavia subiscono variazioni in aumento all’aumentare del valore del procedimento:

La differenza di costo dipende dal valore del procedimento richiesto, da una quota minima di 0,01-1.100 euro a un massimo di 260.000.01 a 520.000 euro.

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