È un periodo di forte stress quello che vede protagonisti i tassisti italiani, in particolare quelli operanti nei grandi centri urbani e nell’agglomerato delle realtà metropolitane. Al termine di un mese di agosto che li ha visti come assoluti protagonisti per quanto riguarda i servizi forniti al comparto del turismo (a differenza delle località balneari e delle zone di montagna, le uniche mete che hanno visto crescere l’afflusso medio di visitatori sono proprio le città d’arte), gli operatori delle auto bianche sono alle prese con una serie di cambiamenti che rischiano di modificare in maniera importante le loro condizioni di lavoro nel prossimo futuro, già a partire dai primi giorni di settembre.
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Licenze dei taxi, cosa cambia con il decreto Omnibus e cosa dobbiamo aspettarci in autunno nelle nostre città
Tutto è iniziato nella prima settimana di agosto, quando sono diventate chiare a tutti le misure contenute nel cosiddetto decreto Omnibus. Stiamo parlando del testo approvato dal governo di Giorgia Meloni per modificare, integrare o prorogare una serie di norme attinenti ai più svariati ambiti: dai prezzi dei biglietti aerei alle pene per chi applica incendi in maniera dolosa, dalle proroghe sul Superbonus edilizio agli stipendi dei manager che lavoreranno al Ponte sullo Stretto. Senza dimenticare, per l’appunto, anche il regolamento attualmente vigente per le licenze dei taxi.
Dopo mesi di richieste sempre più pressanti da parte delle associazioni che tutelano la categoria, la maggioranza di centrodestra – pur con alcuni disaccordi interni, sorti in particolare tra gli esponenti di Forza Italia e quelli di Fratelli d’Italia – ha infatti deciso di tendere la mano alla controparte, andando incontro alle esigenze del settore. In primo luogo lo ha fatto invitando i vertici delle compagnie per un tavolo di confronto e (soprattutto) consentendo un aumento del numero di licenze che possono risultare attive sul nostro territorio nazionale.
Lo strumento che verrà concesso ai Comuni di utilizzare è quello del concorso straordinario, tramite cui le amministrazioni locali potranno ingaggiare nuovi autisti da inserire nel parco dipendenti. Il limite fissato in Consiglio dei ministri è del 20% in più rispetto alla situazione odierna, una soglia che dovrebbe consentire ai sindaci di sopperire alle carenze di conducenti registrate negli ultimi tempi (in particolare nei punti culturali di massima affluenza, con code e tempi d’attesa per i cittadini che sono arrivati a toccare anche i 60 minuti).
Norme sui taxi, la questione delle licenze temporanee e le novità introdotte dal governo: cosa sta cambiando
La seconda via intrapresa dall’esecutivo per placare gli animi dei sindacati del settore è quella che porterà ad un generale snellimento per il rilascio delle licenze temporanee. Il procedimento per ottenere il via libera sarà infatti più veloce e più semplice, ma riguarderà solamente quei soggetti che già oggi possiedono l’autorizzazione per circolare in strada: costoro potranno scegliere se continuare a gestirle in proprio, oppure se affidarle a persone terze, pur sempre dotate del via libera per operare nel comparto.
Nel testo – già approvato in entrambi i rami del Parlamento prima della classica chiusura estiva di Camera e Senato – viene specificato come le licenze possano essere prorogate “con una durata non superiore ai 12 mesi“, un lasso di tempo prorogabile “per un massimo di ulteriori 12 mesi per esigenze di potenziamento del servizio” (proprio quelle che hanno oggi i capoluoghi più grandi e popolosi). Dunque, per un totale complessivo di due anni, gli autisti avranno la possibilità di vedersi confermato il proprio permesso da parte delle giunte comunali in maniera molto più rapida e meno farraginosa.
Svolta green per l’acquisto dei taxi nelle città italiane: cosa ha deciso Palazzo Chigi e quali auto potranno circolare in futuro
Inoltre (ed è qui che viene il bello, soprattutto in relazione ai più recenti fatti di cronaca), Palazzo Chigi e i dicasteri interessati – uno fra tutti quello delle Infrastrutture e dei Trasporti presieduto da Matteo Salvini – hanno deciso di vincolare l’emissione di nuove licenze aggiuntive all’utilizzo da parte dei conducenti di veicoli elettrici o ibridi. Per questo, nel decreto Omnibus vengono previsti incentivi per l’acquisto di taxi green: si tratta in sostanza di un raddoppio del già attivo Ecobonus, che rimane valido anche per gli Ncc (acronimo di Noleggio con conducente).
Infine, in questa inedita fase di cambiamento, lo strumento della doppia guida viene ampliato a livello nazionale e alleggerito per quanto riguarda la burocrazia. D’ora in avanti sarà dunque più semplice fare ricorso alle turnazioni integrative, che permettono a due autisti differenti di utilizzare lo stesso taxi in modo consecutivo: quando un guidatore finisce il turno, scende e sale il collega. Un sistema ormai collaudato in molte grandi città europee per garantire un servizio costante e continuo senza disagi per i potenziali passeggeri.
Taxi, arriva da Roma la decisione del Tar che fa infuriare gli autisti: ecco dove potranno circolare e quali divieti dovranno rispettare
Se ci fermassimo qui, sarebbe ingiustificata l’espressione “forte stress” utilizzata nell’incipit dell’articolo. Infatti, tutti i provvedimenti elencati fino ad ora vanno in una direzione di assoluto vantaggio per i tassisti, che si ritrovano con maggiori possibilità di operare bene e in libertà rispetto a prima. Se non fosse per la cronaca delle ultime ore che – come anticipato – riguarda l’aspetto della sostenibilità ambientale delle auto bianche. Il Tar del Lazio ha infatti rigettato il ricorso presentato dall’Associazione Tutela Legale Taxi contro la delibera approvata dalla giunta di Roberto Gualtieri nello scorso novembre per vietare la circolazione dei veicoli inquinanti entro il perimetro della Fascia Verde (coincidente a grandi linee con la Zona a traffico limitato).
L’amministrazione capitolina non ha incluso i taxi tra i veicoli a cui assegnare una deroga, cosa che invece è avvenuta per i mezzi del trasporto pubblico locale di linea. Una differenziazione che ha fatto infuriare i conducenti romani, soprattutto quelli che – proprio in virtù degli incentivi predisposti dal governo per l’acquisto di auto green – non potranno comunque operare nel pieno centro della città, ossia quello di massima frequentazione. Una situazione a cui il sindaco del Partito Democratico dovrà forza di cose porre rimedio, soprattutto in vista dei grandi appuntamenti internazionali che attendono la Città Eterna, tra cui spicca il Giubileo del 2025.