Spid rinnovato per altri 5 anni, per chi sarà a pagamento e cosa cambia adesso

Rinnovato per cinque anni, lo Spid cresce con milioni di utenti, mentre si discute sul rischio di doverlo pagare e sull’identità digitale del futuro

Pubblicato:

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Lo Spid, per molti sinonimo di smarrimento tecnologico e crisi davanti al monitor, è quel genere di strumento che sembra progettato per non farsi installare. Eppure, una volta sistemato sul telefono (dopo almeno tre tentativi), diventa utile.

Ora, il Sistema Pubblico di Identità Digitale è stato rinnovato per altri cinque anni dopo un accordo tra Assocertificatori, AgID e il Dipartimento per la Trasformazione Digitale.

Dietro il rinnovo, però, si apre anche un capitolo delicato: quanto può reggere questo sistema così com’è? E se domani alcuni gestori decidessero di far pagare l’accesso? Lo Spid potrebbe trasformarsi da servizio gratuito e un po’ ostico a servizio a pagamento e ancora un po’ ostico. Questioni aperte, su cui si gioca il futuro di un’identità digitale che ormai, volenti o nolenti, ci accompagna ovunque. Anche quando preferiremmo dimenticarla.

Spid, un modello da sostenere anche sul piano economico

Il rinnovo non riguarda solo cavilli tecnici. Dietro c’è anche l’idea, non proprio nuova, ma ora più concreta, che lo Spid potrebbe iniziare a costare. Non per tutti, almeno per ora, ma alcuni gestori stanno valutando la possibilità di introdurre tariffe.

Le istituzioni coinvolte provano a rassicurare: vogliono provare un equilibrio sostenibile. Ma niente paura: l’accesso per i cittadini dovrebbe restare gratuito, almeno sulla carta, mentre i gestori avrebbero margini più ampi per continuare a investire, migliorare il servizio e, magari, evitare crolli improvvisi quando c’è il picco di richieste.

Il nuovo accordo prevede anche un aiuto economico del Governo ai gestori, per coprire gli investimenti fatti finora e i costi legati alla manutenzione del sistema.

Alcuni provider, come Aruba, Infocert e Register, hanno già deciso di far pagare i servizi aggiuntivi, riaprendo la discussione sull’accesso libero all’identità digitale. Altri operatori, invece, assicurano che lo Spid resterà gratuito per i cittadini, per rispettare la promessa con cui era nato: rendere più semplice, e non più costoso, l’accesso ai servizi pubblici online.

Cresce il numero di utenti Spid: oltre 41 milioni di identità attive

Nel comunicato ufficiale, Assocertificatori ha raccontato che il 2025 è stato un anno da record: ogni settimana sono state create più di 52 mila nuove identità digitali e, solo nei primi sei mesi, si sono contati oltre 630 milioni di accessi. Un traffico digitale degno di un Black Friday.

Nel 2024, invece, erano già 41 milioni i cittadini che avevano attivato lo Spid, totalizzando più di 1,2 miliardi di accessi per entrare nei servizi pubblici e privati.

Una crescita impressionante, che conferma come lo Spid sia ormai parte della routine quotidiana degli italiani: serve per tutto, dalle pratiche fiscali ai bonus, fino a quei momenti in cui ci si chiede perché servano tre codici per entrare in un portale. Un successo insomma, ma anche il simbolo di un Paese che sta imparando a convivere con la sua burocrazia digitale.

Spid e il primato europeo nell’identità digitale

Secondo l’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, l’Italia resta sul podio europeo per uso e diffusione dell’identità digitale. L’89% della popolazione connessa ha ormai lo Spid, e l’86% lo usa più volte l’anno.

Numeri che raccontano un Paese dove, tra una password dimenticata e un codice temporaneo, ha imparato a convivere con la propria identità digitale.

Spid, verso il wallet digitale Ue

Guardando avanti, si vuole rendere lo Spid ancora più solido e integrato nel sistema europeo grazie al futuro wallet digitale dell’Ue. Un’unica chiave per entrare ovunque, senza impazzire tra password, codici e recuperi via mail.

Lo Spid continuerà a puntare su protezione dei dati personali, affidabilità e innovazione, con l’eterna promessa di rendere la vita digitale degli italiani un po’ più semplice (anche se forse non meno macchinosa).

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