Spid a pagamento con Poste, pronto il canone: qual è l’alternativa gratis

Poste italiane sta valutando l'introduzione di un canone per l'utilizzo dello Spid, sulla scia dei servizi a pagamento degli altri provider

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

L’era dello Spid sembra essere ormai al tramonto. Poste italiane, primo gestore in Italia delle identità digitali con oltre il 70% di credenziali, starebbe valutando la possibilità di far pagare il sistema con un canone annuo, sulla scorta di quanto hanno già fatto gli altri maggiori operatori, come Aruba, InfoCert e Register.

Per il principale strumento per l’accesso ai servizi della pubblica amministrazione, secondo le prime indiscrezioni, potrebbe essere chiesto un abbonamento tra i 5 e i 10 euro: un costo relativamente contenuto, ma che porterebbe il Sistema pubblico di identità digitale a cedere il passo alla Carta d’identità elettronica.

Lo Spid a pagamento

L’ipotesi di un canone per lo Spid di Poste italiane rientrerebbe del resto, nel piano di rendere Cie e IT Wallet centrali per l’accesso ai servizi pubblici e la raccolta dei documenti del cittadino.

Già da anni, infatti, il Governo punta sullo sviluppo di questi due strumenti di identità digitali, gratuite e più sicure, sulla spinta dell’Unione europea che richiede requisiti di sicurezza maggiori e sotto il diretto controllo statale.

Lo Spid è nato come strumento gratuito per i cittadini, gestito da operatori privati con il finanziamento pubblico, che però è risultato insufficiente.

I 40 milioni di euro stanziati nel 2023 con il Pnrr, per supportare la diffusione del sistema e la continuità del servizio, sono arrivati soltanto nel 2025, e nel frattempo i costi affrontati dai gestori su infrastrutture, sicurezza e manutenzione, sono impennati con l’aumento delle richieste.

Motivo per cui gli altri Identity provider accreditati hanno messo il servizio a pagamento: Aruba e InfoCert hanno lanciato l’offerta del primo anno gratuito e un canone di 4,90 euro più Iva dal secondo anno, mentre Register ha stabilito un abbonamento di 9,90 euro più Iva se in possesso di smart card o firma digitale qualificata, con costi che schizzano fino a 80 euro per tutti gli altri.

Il passaggio dallo Spid alla Cie

In questa fascia di prezzi potrebbe inserirsi anche il canone che Poste starebbe pensando di applicare, ma con conseguenze di portata molto più ampia.

Il servizio di identità digitale PosteID costituisce circa i tre quarti delle Spid in Italia, oltre 28 sui 40 milioni attivi alla fine del 2024.

Se la società guidata da Matteo Del Fante decidesse di mettere il servizio a pagamento, per accedere ai servizi della pubblica amministrazioni molti cittadini potrebbero decidere di virare sulla Carta d’identità elettronica, che non ha però un utilizzo così immediato.

Con la Cie è possibile accedere ai primi due livelli della pubblica amministrazione soltanto con username, password, codice PUK e il numero di serie della Cie consegnati dal comune in fase di richiesta della carta.

Per il terzo livello è necessaria una procedura rafforzata, che richiede l’utilizzo del chip fisico abbinato a un lettore di smart card esterno per il pc oppure uno smartphone dotato di tecnologia Nfc.

Due strumenti non scontati e che non tutti gli utenti sono in grado di utilizzare, complicando le procedure di autentificazione.

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