Cambiamento climatico, in Europa è raddoppiata la probabilità di alluvioni estreme

Le alluvioni che hanno colpito l'Europa centrale a metà settembre sono un campanello d'allarme, lo dimostra uno studio scientifico del World Weather Attribution

Pubblicato: 26 Settembre 2024 16:40

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Le alluvioni che hanno devastato l’Europa centrale a settembre 2024 rappresentano un evento eccezionale per la loro ampia diffusione e elevata intensità. Le piogge torrenziali hanno causato gravi inondazioni in numerosi Paesi, colpendo quasi due milioni di persone. Tra le regioni più colpite vi sono quelle di confine tra Polonia e Repubblica Ceca e l’Austria, dove almeno 24 persone hanno perso la vita, e molte sono ancora disperse in Repubblica Ceca. Interruzioni di corrente hanno inoltre costretto alla chiusura di scuole, fabbriche e ospedali.

Lo studio di attribuzione del cambiamento climatico

Per comprendere l’influenza del cambiamento climatico su questo evento estremo, un gruppo di ricercatori della World Weather Attribution, provenienti da vari Paesi europei, ha condotto uno studio di attribuzione climatica. Questo studio ha valutato in che misura il cambiamento climatico indotto dall’uomo abbia aumentato la probabilità e l’intensità delle piogge torrenziali che hanno causato le inondazioni.

Il focus dello studio ha riguardato una vasta regione che comprende diversi Paesi tra cui Repubblica Ceca, Austria, Polonia e Germania, concentrandosi sui giorni più critici, dal 12 al 15 settembre. Per misurare l’impatto delle precipitazioni, è stato utilizzato l’indice RX4-day, che rappresenta la massima precipitazione annuale su un periodo di quattro giorni consecutivi.

Le implicazioni del cambiamento climatico e le piogge estreme

Le piogge torrenziali hanno esercitato una pressione significativa sui sistemi di protezione civile, che, nonostante l’intensità dell’evento, hanno contenuto il numero di vittime a sole 24 persone, rispetto a eventi passati che avevano causato molte più perdite umane. Per esempio, le inondazioni del 2002 provocarono 232 morti in diversi Paesi europei, mentre quelle del 1997 causarono 100 vittime tra Germania, Polonia e Repubblica Ceca.

L’evento del 2024 è stato causato da una depressione di tipo Vb, un sistema meteorologico raro ma noto per generare forti piogge in Europa centrale. Questo fenomeno si verifica quando aria fredda polare attraversa le Alpi incontrando l’aria calda proveniente dal sud del continente. Sebbene il numero di depressioni Vb non sia aumentato significativamente dal 1950, il riscaldamento globale potrebbe influenzare altri fattori che determinano la probabilità e l’intensità delle precipitazioni.

L’influenza del cambiamento climatico sulle piogge torrenziali

L’evento del 2024 è considerato estremamente raro nell’attuale clima, che è di circa 1,3°C più caldo rispetto all’inizio dell’era industriale. Un episodio di tale intensità ha una probabilità di verificarsi solo una volta ogni 100-300 anni. Tuttavia, la difficoltà nel determinare il tempo di ritorno preciso deriva dalla scarsità di dati storici sufficientemente ampi.

L’analisi dei dati climatici ha dimostrato che eventi di piogge intense su quattro giorni sono ora circa due volte più probabili e risultano essere il 20% più intensi rispetto al periodo pre-industriale. Questo effetto, sebbene evidente su scala regionale, può variare a livello locale per la scarsità di dati disponibili.

I modelli climatici utilizzati nello studio hanno confermato un aumento della probabilità e dell’intensità degli eventi piovosi in un clima più caldo. Secondo questi modelli, il cambiamento climatico indotto dall’uomo ha raddoppiato la probabilità di eventi simili e ha incrementato l’intensità delle precipitazioni del 7%. Tuttavia, queste proiezioni potrebbero essere sottostimate, poiché i modelli non riescono a simulare completamente la convezione atmosferica, suggerendo che l’aumento reale potrebbe essere ancora più elevato.

Se la temperatura globale dovesse aumentare di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, si prevede un ulteriore aumento del 50% della probabilità di eventi piovosi estremi e un incremento del 5% dell’intensità delle precipitazioni. Tuttavia, anche queste stime sono probabilmente troppo conservative, considerando la sottostima delle precipitazioni intense nei modelli attuali.

L’impatto economico delle inondazioni e il ruolo del cambiamento climatico

Le recenti inondazioni in Europa centrale mettono in luce quanto il cambiamento climatico stia diventando sempre più costoso per le società moderne. Secondo Maja Vahlberg, consulente tecnica del Centro per il clima della Croce Rossa e coautrice di uno studio sulle conseguenze di questi fenomeni, nonostante le giornate di preparazione che hanno preceduto l’evento, le acque alluvionali hanno comunque provocato enormi danni. Le alluvioni hanno devastato intere città, distrutto migliaia di abitazioni e costretto l’Unione europea a stanziare 10 miliardi di euro in aiuti per le aree colpite.

Il riscaldamento globale e l’aumento dell’umidità

I fisici hanno dimostrato che ogni grado centigrado di riscaldamento atmosferico consente all’aria di trattenere il 7% in più di umidità. Questo fenomeno, però, si verifica solo in presenza di una sufficiente disponibilità di acqua. Nel caso dell’Europa centrale, le piogge torrenziali si sono scatenate quando l’aria fredda proveniente dall’Artico ha incontrato l’aria calda e umida del Mediterraneo e del Mar Nero. I mari più caldi hanno favorito la parte piovosa del ciclo idrologico, intensificando le precipitazioni.

Disparità nelle tendenze climatiche

Sebbene i mari riscaldati contribuiscano ad aumentare le piogge in alcune regioni, la tendenza su alcune aree della terraferma sta andando verso condizioni più secche. Questo evidenzia una delle grandi complessità del cambiamento climatico: la sua capacità di creare condizioni climatiche estreme sia in termini di precipitazioni che di siccità. Mentre le aree costiere e i mari circostanti vedono una maggiore umidità e precipitazioni, altre regioni stanno sperimentando l’effetto opposto, con gravi impatti ambientali e sociali.

Le aree più colpite e le sfide per il futuro

Le aree più colpite dalle inondazioni includono Nysa e Wroclaw in Polonia, Bratislava in Slovacchia, Galati e Vaslu in Romania, la Bassa Austria e Vienna, e diverse città della Repubblica Ceca come Ostrava e Opava. Questi centri urbani, situati lungo i principali fiumi, sono stati gravemente danneggiati, con perdite economiche stimate in diversi miliardi di euro.

Le inondazioni, pur essendo in parte previste, hanno messo a dura prova le infrastrutture e i sistemi di gestione delle emergenze, costruiti per mitigare i danni di eventi simili in passato. Grazie agli investimenti in sistemi di allerta precoce e difese contro le inondazioni, il numero di vittime è stato significativamente ridotto rispetto agli eventi passati. Tuttavia, ogni perdita di vite umane evidenzia la necessità di ulteriori miglioramenti nella gestione del rischio climatico, nel rafforzamento delle difese e nella comunicazione dei rischi per una risposta più efficace alle emergenze future.

Alluvioni: un cocktail letale di clima che cambia e consumo di suolo

La frequenza e l’intensità degli eventi alluvionali sono in drammatico aumento, un fenomeno che trova le sue radici in due fattori profondamente interconnessi: il cambiamento climatico e il massiccio consumo di suolo.

Il primo, il cambiamento climatico, ha alterato profondamente i regimi pluviometrici. Piogge meno frequenti ma più intense e concentrate su aree ristrette sono diventate la nuova normalità. Come sottolinea Nicola Casagli, geologo e presidente dell’Ogs, “gli eventi che avvengono e che avverranno nei prossimi anni saranno di una violenza tale da mettere in crisi qualsiasi territorio”.

Questa intensificazione degli eventi estremi è dovuta alla capacità dell’atmosfera più calda di trattenere maggiori quantità di vapore acqueo, che viene poi rilasciato in modo violento sotto forma di precipitazioni. Quando in poche ore cadono centinaia di millimetri di pioggia, anche i territori più attrezzati faticano a far fronte a tale portata d’acqua.

Il secondo fattore, il consumo di suolo, aggrava ulteriormente la situazione. L’impermeabilizzazione dei terreni, causata dalla costruzione di edifici, strade e parcheggi, riduce drasticamente la capacità del suolo di assorbire l’acqua piovana. Di conseguenza, una maggiore quantità di acqua defluisce rapidamente verso i corsi d’acqua, aumentando il rischio di esondazioni.

Un futuro più estremo

Se da un lato eventi catastrofici come l’alluvione di Firenze del 1966, che colpì una vasta area del centro-nord Italia, potrebbero diventare meno frequenti, dall’altro alluvioni localizzate e di grande intensità, come quelle che hanno colpito Livorno, Campi Bisenzio e Marradi negli ultimi anni, sono destinate a diventare sempre più comuni.

La combinazione tra un clima che cambia e un territorio sempre più vulnerabile rende le alluvioni una minaccia crescente per le nostre comunità. È fondamentale agire ora per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ridurre il consumo di suolo e investire in infrastrutture idrauliche sostenibili. Solo così potremo affrontare le sfide poste da un futuro sempre più incerto.

Convivere con il rischio: la nuova sfida di fronte ai disastri naturali

C’è una combinazione di due fattori e su uno è difficilissimo incidere. Sull’altro, invece, si potrebbe agire.” Questa la sintesi efficace di un problema complesso, come descritto da uno dei massimi esperti in materia.

Da un lato, il cambiamento climatico sta radicalmente modificando i pattern meteorologici, rendendo eventi estremi come alluvioni e siccità sempre più frequenti e intensi. Dall’altro, il consumo indiscriminato del suolo e la mancata manutenzione delle infrastrutture aumentano la vulnerabilità dei territori.

La chiave, quindi, è “imparare a convivere con il rischio”. Come sottolineano le Nazioni Unite nel protocollo di Sendai, la comprensione del rischio è il primo passo fondamentale per la prevenzione e la gestione dei disastri. Questo significa comprendere i processi naturali che scatenano gli eventi estremi, ma anche educare i cittadini a riconoscere i segnali di pericolo e a adottare comportamenti corretti in caso di emergenza.

“I 226 millimetri di pioggia caduti sulla costa toscana sono una quantità spaventosa. Non c’è territorio che possa resistere.” afferma l’esperto. Tuttavia, anche di fronte a eventi di tale portata, è possibile ridurre al minimo i danni e salvare vite umane. La prevenzione, la pianificazione e la preparazione sono fondamentali.

Errori fatali: come evitare di diventare vittime delle alluvioni

“Ancora oggi, infatti, la gran parte delle vittime, così come dei danni alle persone, succedono per comportamenti sbagliati.” Questa affermazione, pronunciata da un esperto del settore, sottolinea un aspetto cruciale del problema delle alluvioni: la prevenzione passa anche attraverso l’educazione e la consapevolezza individuale.

Facciamo un esempio concreto: “Inizia a piovere forte. C’è l’allerta meteo, ma non ci faccio troppo caso ed esco per spostare la macchina.” Questa è una scena purtroppo molto comune, ma estremamente pericolosa. Quando l’acqua raggiunge i 50 centimetri, un’auto inizia a galleggiare; oltre gli 80 centimetri, gli sportelli si bloccano e si rischia di rimanere intrappolati.

Se questo tipo di informazione fosse inserito nei programmi di educazione stradale, si potrebbero salvare molte vite. È infatti in auto che si verificano la maggior parte degli incidenti mortali durante le alluvioni.

Perché si commettono questi errori?

Cosa fare in caso di alluvione?

La prevenzione passa attraverso l’educazione. È fondamentale che scuole, istituzioni e media diffondano una cultura della prevenzione, informando la popolazione sui rischi legati alle alluvioni e sui comportamenti corretti da adottare.

Allerta meteo, un sistema da perfezionare

Il tema dell’allertamento meteo torna ciclicamente all’ordine del giorno, soprattutto in seguito a eventi estremi come le alluvioni. Se da un lato i sistemi di monitoraggio e previsione si sono notevolmente evoluti negli ultimi anni, dall’altro permangono ancora alcune criticità legate alla gestione e all’interpretazione dei dati.

Come sottolinea Nicola Casagli, “fino al 2010-12 l’allertamento era incomprensibile dalla popolazione. Poi sono stati introdotti i codici colorati: giallo, arancione e rosso. Lì, con il sistema a semaforo, le persone hanno iniziato a capirlo.” Questo cambiamento ha rappresentato un passo avanti significativo nella comunicazione del rischio, rendendo più comprensibili le informazioni fornite dalla Protezione Civile.

Tuttavia, il problema non è tanto la mancanza di dati, quanto piuttosto il modo in cui questi vengono raccolti, elaborati e diffusi. “Nel sistema di allertamento nazionale è già incorporato il monitoraggio satellitare, spiega Casagli, a fianco di reti di sensori a terra che, grazie ai progressi tecnologici, possono essere installati a costi contenuti.” Il punto debole, quindi, non risiede nella quantità di informazioni disponibili, ma nella loro integrazione.

“Ci sono tanti progetti, ma non c’è un sistema organico e integrato capace di mettere insieme tutti gli attori per poter suonare insieme come in un’orchestra.” Occorre, quindi, creare un sistema di allertamento più efficiente, in grado di raccogliere e analizzare in tempo reale i dati provenienti da diverse fonti (satelliti, sensori a terra, radar meteorologici), e di fornire previsioni sempre più accurate e dettagliate.

Quali sono le sfide da affrontare?

Un sistema di allertamento efficiente è uno strumento fondamentale per prevenire e mitigare gli effetti degli eventi estremi. Investire in ricerca e sviluppo, promuovere la collaborazione tra istituzioni e cittadini, e diffondere una cultura della prevenzione sono azioni indispensabili per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.

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