La temperatura globale media nel 2022 è stata circa 1,15 gradi più alta rispetto ai livelli preindustriali, e il 2023 potrebbe essere ancora più caldo. Il Servizio meteorologico nazionale del Regno Unito (Met) ha emesso un allarme, prevedendo un aumento complessivo della temperatura globale tra 1,08 e 1,32 gradi, con un valore medio di 1,2 gradi in più.
Le temperature in Italia
Anche in Italia, il 2022 è stato un anno caldo, con temperature medie e massime che potrebbero risultare essere le più alte dal 1800. Tuttavia, a livello globale le temperature medie per l’ultimo anno non superano quelle dei tre anni più caldi registrati, ovvero il 2016, il 2020 e il 2019. Le previsioni indicano che nel 2023 ci potrebbe essere un aumento delle temperature a causa della probabile fine de “La Niña”, un evento atmosferico che influenza il clima in varie parti del mondo.
Che cos’è La Niña
Come “El Niño”, “La Niña” è parte di un fenomeno climatico periodico che si verifica nell’oceano Pacifico meridionale e influenza le condizioni meteorologiche non solo in paesi dell’area. Questo fenomeno chiamato ENSO (El Niño-Southern Oscillation) è causato dalle variazioni di temperatura e pressione nell’oceano e nell’atmosfera. Il fenomeno fa si che le acque del Pacifico meridionale attraversino fasi di riscaldamento e raffreddamento che si alternano in media ogni cinque anni, ma non in modo regolare, e hanno un impatto sulla formazione di uragani e monsoni.
Temperature più miti grazie a La Niña
Come anticipato, negli ultimi tre anni, il fenomeno “La Niña” ha avuto un effetto raffreddante sulla temperatura globale, rallentando l’aumento del riscaldamento globale. Anche se ha causato inondazioni e siccità in alcune zone del mondo. Tuttavia, essendo un evento temporaneo, quest’anno “La Niña” potrebbe non esserci e la temperatura globale potrebbe quindi aumentare di conseguenza.
Il fenomeno El Niño
“El Niño” è la fase di riscaldamento del fenomeno ENSO. Il nome significa “il bambino” in spagnolo, ed è stato coniato dai pescatori peruviani che notavano che, ad intervalli di alcuni anni, le acque dell’oceano Pacifico meridionale diventavano più calde intorno al periodo di Natale. La fase opposta di El Niño, chiamata “La Niña” è la fase di raffreddamento.
In generale, El Niño è caratterizzato da forti piogge, cicloni e temperature superiori alla media in alcune zone del Sudamerica e dell’Africa orientale, mentre in Sud-est Asiatico e Australia si verificano piogge scarse e periodi prolungati di siccità. A livello globale, El Niño tende ad aumentare le temperature medie. Questi effetti sono stati osservati tra il 2018 e il 2019 e nel 2016, anno registrato come il più caldo di sempre.
La Niña, invece, porta siccità nell’ovest degli Stati Uniti, precipitazioni abbondanti in Pakistan (dove ci sono state disastrose alluvioni quest’estate), Thailandia e Australia soprattutto nella parte est, e temperature più basse in molte regioni del Sudamerica, Africa e India.
In quale fase ci troviamo ora
La fase di La Niña attualmente in corso è particolarmente lunga, dura tre anni, ma dovrebbe terminare presto. Secondo le previsioni del Met Office, del servizio meteorologico nazionale del Regno Unito, e dell’ufficio meteorologico del governo australiano, La Niña finirà tra fine gennaio e febbraio, con il Pacifico che raggiungerà una fase neutrale che potrebbe durare fino ad aprile.
Le analisi del Met
Per il momento non ci sono previsioni a lungo termine, ma secondo l’analisi del Met Office, la temperatura nell’area del Pacifico aumenterà e ciò farà sì che le temperature globali medie del prossimo anno siano probabilmente più alte rispetto al 2022 e il 2023 potrebbe essere uno degli anni più caldi mai registrati. In particolare, si prevede che la temperatura media globale sarà superiore alla media del periodo 1850-1900, quando le emissioni di gas serra dovute alle attività industriali non avevano ancora causato effetti significativi sul clima, di un valore compreso tra 1,08 °C e 1,32 °C.
Quando tornerà El Niño
Non c’è certezza su quando inizierà una nuova fase di El Niño, tuttavia, basandoci sui precedenti, potrebbe iniziare già nella prima metà del 2023. Tra gli effetti possibili, questo potrebbe portare ad una stagione senza uragani particolarmente intensi per il sud-est degli Stati Uniti. È importante notare che El Niño ha effetti opposti rispetto a La Niña, La Niña tende a favorire lo sviluppo degli uragani nell’Atlantico mentre El Niño tende a ridurre la formazione di uragani.
Il problema delle emissioni di gas serra
Il Professor Adam Scaife, responsabile delle previsioni a lungo termine del Met, ha sottolineato che a causa dell’aumento continuo delle emissioni globali di gas serra, sarà impossibile mantenere le temperature sotto controllo e prevenire gli effetti peggiori della crisi climatica.