Arrivano regole che costringono le aziende a pensare sostenibile: cosa cambierà

L'Ue vuole responsabilizzare le aziende. Chi non rispetterà le nuove norme a favore dell'ambiente rischia sanzioni salate

Pubblicato: 11 Luglio 2024 12:00

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Lo scorso 24 maggio, il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato un accordo politico che costringe le aziende a pensare in maniera sostenibile. Si tratta di una direttiva che vuole promuovere un comportamento  responsabile rispetto agli impatti negativi sull’ambiente e i diritti umani.

Le nuove norme si applicano a società madri e imprese con oltre mille dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro, ma anche i franchising con un fatturato di più di 80 milioni di euro (di cui 22,5 provenienti da diritti di licenza). Chi non le rispetta rischia una multa del valore fino al 5% del fatturato netto mondiale. Inoltre dovranno rispondere dei danni causati e risarcire le vittime.

Con le nuove normative, in altre parole, non si scherza. Ma cosa cambia rispetto al passato?

Il contesto della proposta: i motivi e gli obiettivi delle nuove regole

L’Ue sta cercando di immaginarsi come un’economia verde e climaticamente neutra. Il grande piano che racchiude obiettivi e condotta per riuscirci è il Green Deal. Immaginarlo però non basta.

Le società europee esistono in un sistema complesso e dipendente da catene di approvvigionamento esterne, in territori dove i diritti umani e gli impatti ambientali vengono dopo il guadagno e la sopravvivenza. Le nuove regole Ue spingono le aziende a riconoscersi in un valore nuovo, ovvero quello della responsabilità di parare e riparare gli impatti negativi sui lavoratori e sull’ambiente.

Nella dichiarazione congiunta sulle priorità legislative (in corso dal 2022), il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Ue e la Commissione europea si sono impegnati a realizzare un’economia al servizio delle persone.

Quali sono i vantaggi delle nuove regole per cittadini e imprese?

Sul sito dell’Unione Europea si possono leggere una serie di “vantaggi” che cittadini e aziende potrebbero riscontrare in una futura applicazione delle nuove regole green.

Per i cittadini:

Per le aziende:

Ma soprattutto le nuove regole avranno effetti positivi sui cosiddetti Paesi “in via di sviluppo”, perché è su questi che ricadono molti (se non tutti) degli impatti negativi delle imprese occidentali (e non solo). Tra i vantaggi che possono ricevere con una giusta applicazione delle norme troviamo:

Fonte: 123RF
Lavoro non “sostenibile” in Bangladesh

Quali sono gli obblighi per le aziende?

La nuova direttiva Ue sulla sostenibilità aziendale impone una serie di obblighi specifici alle imprese per garantire che le loro attività non abbiano impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente.

Tra questi le garanzie contrattuali e i piani aziendali di transizione. Ci sono anche nuovi obblighi di supporto a partner commerciali di piccole e medie dimensioni e obblighi di comunicazione trasparente. Pena: sanzioni salate. A monitorare sarò un’autorità di controllo creata appositamente per indagare e sanzionare il mancato rispetto delle norme.

Le nuove norme, nel senso più generico della loro applicazione, implicano il dover individuare, prevenire e attenuare i danni esterni derivanti dagli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente.

“Le società dell’Ue […] devono attuare processi globali di attenuazione degli impatti negativi sui diritti umani e degli impatti ambientali negativi nelle catene del valore”.

Sono anche tenute a ottenere garanzie contrattuali dai loro partner commerciali per assicurarsi che anch’essi rispettino i nuovi obblighi.

“Le società devono ottenere garanzie contrattuali dai partner per prevenire, fermare o attenuare le ripercussioni negative delle loro attività su ambiente e diritti umani”.

È in generale richiesto di adottare un piano di transizione per garantire che il loro modello sia compatibile con una transizione a un’economia sostenibile, per “allineare il loro modello di business alla soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale” fissato dall’accordo di Parigi.

Tra le norme si legge la necessità di:

“[…] fornire sostegno ai partner commerciali di piccole e medie dimensioni per garantire la conformità agli obblighi di sostenibilità”.

E, per rispettare il principio della trasparenza:

“Le aziende devono divulgare i piani per garantire che il modello di business sia compatibile con la transizione a un’economia sostenibile”.

Come abbiamo già annunciato, in caso di mancata applicazione delle nuove direttive, le aziende rischiano una sanzione che può includere ammende fino al 5% del loro fatturato netto mondiale. Inoltre dovranno risarcire appieno le vittime dei danni causati dalla mancata osservanza del dovere di diligenza.

Cambiamenti sostenibili in arrivo: per chi e quai sono le tappe

Le nuove regole non valgono per tutte le aziende. L’attenzione è puntata sulle grandi società, ma già a partire dai 500 dipendenti è richiesta una maggiore attenzione al benessere umano e ambientale. I requisiti di obbligo dell’applicazione sono i seguenti:

La direttiva si applica in maniera graduale. Le fasi sono così suddivise:

Nelle varie tappe, alle aziende sarà quindi richiesto di investire per attuare le direttive. Non mancheranno costi di transizione, ma anche investimenti per adattare le operazioni e le “catene del valore” di un’azienda. La palla passa agli Stati membri, che hanno due anni per recepire la direttiva e un ulteriore anno per iniziare ad applicare le norme, seguendo le fasi sopra riportate; e passa agli imprenditori (le donne che fanno impresa sono più sostenibili) che dovranno impegnarsi per migliorare i loro doveri verso persone e ambiente.

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