Acque reflue in agricoltura, il Governo approva il decreto: cosa cambia

Il Cdm ha approvato il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura e altri settori. Una misura per tamponare la cronica crisi idrica

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Un passo in avanti verso una maggiore economia circolare dell’acqua: il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il regolamento sul riutilizzo delle acque reflue in agricoltura, industria e altri settori.

La novità più attesa riguarda proprio il comparto agricolo: gli agricoltori potranno utilizzare acque reflue trattate per l’irrigazione senza sostenere costi aggiuntivi.

Cosa sono le acque reflue

La misura punta a contrastare la crisi idrica, in un’Italia in cui anno dopo anno piove sempre di meno e in cui intere Regioni, soprattutto al Sud soffrono per invasi logori e rete di distribuzione idrica colabrodo. Per non parlare dell’aumento delle temperature.

Ma si punta anche a promuovere l’efficienza energetica e produttiva attraverso un uso integrato delle risorse.

Dal sito di Arpa Lombardia:

Le “acque reflue”, o acque di scarico, sono le acque utilizzate nelle attività umane, domestiche, industriali o agricole, che per questo motivo contengono sostanze organiche e inorganiche che possono recare danno alla salute e all’ambiente.

Il ministro Lollobrigida sul riutilizzo delle acque reflue in agricoltura

Non nasconde l’entusiasmo il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha parlato di

un grande passo in avanti per rendere il settore agricolo più resiliente al fenomeno del cambio del clima. Con questa normativa sarà possibile utilizzare acque reflue trattate per usi irrigui rispettando i parametri di salubrità e dei più alti standard qualitativi senza costi aggiuntivi per gli agricoltori.

E ancora:

Per noi la carenza d’acqua non è una emergenza ma un fenomeno strutturale che va affrontato mettendo nelle condizioni il sistema agricoltura di sfruttare la risorsa idrica al meglio e senza sprechi.

Non solo agricoltura, quali utilizzi per le acque reflue

Grazie alle nuove norme sarà possibile riutilizzare in sicurezza le acque depurate, riducendo il prelievo dai corpi idrici naturali e favorendo una transizione verso un modello circolare, in cui ogni goccia d’acqua viene recuperata e riutilizzata.

Il regolamento introduce l’obbligo di redigere un Piano di gestione dei rischi, che definisce ruoli e responsabilità dei gestori e degli utilizzatori, e stabilisce i parametri di qualità da rispettare. Il sistema di monitoraggio sarà continuo: i gestori degli impianti dovranno verificare la qualità delle acque secondo criteri stabiliti e pubblicare annualmente i risultati sui siti istituzionali, garantendo la massima trasparenza.

Il testo disciplina in dettaglio le modalità di riutilizzo delle acque affinate per quattro ambiti principali:

Le esclusioni

Restano escluse le acque reflue industriali riutilizzate nello stesso stabilimento produttivo e le acque urbane impiegate nel ciclo depurativo interno.

Le Regioni e le autorità di bacino avranno un ruolo cruciale: potranno stabilire limitazioni all’uso dell’acqua trattata in base alle caratteristiche dei propri distretti idrografici, riesaminando le misure ogni sei anni.

Il provvedimento si inserisce in un quadro più ampio di politiche nazionali ed europee, in linea con il Regolamento UE 2020/741 e con la nuova direttiva 2024/3019 che disciplina il riuso industriale.

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