Perché l’Italia è il Paese europeo più a rischio alluvione

In questi giorni le alluvioni stanno colpendo gran parte dell'Europa centrale, il conto al momento è di 24 vittime e danni economici oltre il miliardo di euro

Pubblicato: 20 Settembre 2024 15:30

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’Europa Centrale è in ginocchio, sommersa da inondazioni di proporzioni bibliche. Le piogge torrenziali innescate dalla tempesta Boris stanno causando devastazione su vasta scala, con un bilancio umano e ambientale drammatico. Paesi interi sono finiti sott’acqua, infrastrutture sono crollate e migliaia di persone sono state costrette a lasciare le proprie case.

Le immagini che arrivano dalle zone colpite sono strazianti: paesi sommersi, strade trasformate in fiumi e campi coltivati devastati. Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Austria sono state tra le nazioni più colpite, con oltre 20 vittime accertate finora. Il conto dei danni è ancora provvisorio, ma le stime preliminari parlano di perdite economiche che potrebbero superare il miliardo di euro. Un duro colpo per economie già provate dalla pandemia.

Perché queste alluvioni sono così devastanti e così frequenti? Secondo i dati dell’azienda di consulenza ambientale britannica JBA Risk Management, le esondazioni fluviali rappresentano l’evento climatico più costoso in Europa, con un costo annuo stimato in circa 7,8 miliardi di euro.

Il cambiamento climatico sta amplificando questo fenomeno, rendendo gli eventi estremi come le alluvioni sempre più frequenti e intensi. Gli scienziati ci avvertono da anni: se non agiamo subito per ridurre le emissioni di gas serra, dovremo prepararci a fronteggiare eventi sempre più estremi e devastanti.

La tempesta Boris è solo l’ultimo esempio di come il clima stia cambiando, con conseguenze sempre più gravi per le nostre comunità e le nostre economie. È fondamentale investire in sistemi di prevenzione e protezione civile più efficaci, ma anche in una transizione energetica rapida e profonda. Il futuro del nostro continente è in gioco.

Aree a rischio alluvioni in Italia: la lezione dell’Emilia-Romagna e la tempesta Boris

I dati sono inequivocabili: l’Italia ospita alcune delle aree più esposte ai rischi di alluvioni in tutta Europa. Tra queste, l’Emilia-Romagna si distingue per la sua vulnerabilità. L’evento di maggio dello scorso anno ha dimostrato quanto sia alto il rischio per questa regione, che ha affrontato gravi alluvioni. Tuttavia, la comunità scientifica ha confermato che quegli eventi non furono direttamente causati dal cambiamento climatico, ma piuttosto da fattori meteorologici locali.

Nonostante ciò, l’attuale tempesta Boris sembra confermare quanto l’Italia e altre aree dell’Europa siano sempre più esposte a eventi meteorologici estremi. Questa tempesta ha evidenziato ancora una volta la fragilità delle infrastrutture e la necessità di una pianificazione preventiva. Di fronte a queste sfide, sorge una domanda cruciale: si stanno adottando misure sufficienti per evitare di dover affrontare costantemente queste crisi in modalità emergenziale?

Le risposte non sembrano ancora del tutto positive. Le politiche di adattamento climatico e la gestione del territorio sono temi centrali per evitare che gli interventi siano limitati a misure di emergenza. Servono strategie di lungo periodo, capaci di prevenire o almeno mitigare gli effetti devastanti delle alluvioni. L’esperienza dell’Emilia-Romagna e le recenti tempeste come Boris dovrebbero essere un campanello d’allarme per spingere verso azioni concrete e strutturali.

Il Parlamento europeo richiede maggiori fondi per affrontare le catastrofi naturali

In una dimostrazione di forte impegno verso la tutela del territorio e delle comunità europee, il Parlamento Europeo ha sollevato un allarme chiaro e deciso durante la recente sessione plenaria: è necessario aumentare urgentemente i finanziamenti e i supporti tecnici destinati agli Stati membri per far fronte all’impatto sempre più devastante degli eventi climatici estremi.

Gli eurodeputati hanno sottolineato come l’aumento della frequenza e della gravità di catastrofi naturali come alluvioni, siccità e incendi richieda una risposta coordinata e adeguata a livello europeo. In particolare, si è chiesto che i prossimi bilanci pluriennali dell’Ue includano stanziamenti specifici per la prevenzione e la gestione delle emergenze.

Al centro dell’attenzione è finito il Fondo di solidarietà dell’Ue, uno strumento fondamentale per sostenere i Paesi colpiti da calamità naturali. Il Parlamento ha chiesto che questo fondo venga riformato e rafforzato, in modo da renderlo più proporzionato al numero crescente e alla gravità delle catastrofi che si verificano in Europa.

La richiesta degli eurodeputati è un segnale forte e chiaro: l’Europa deve attrezzarsi per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e proteggere i suoi cittadini dagli impatti sempre più devastanti di eventi estremi. Investire in prevenzione, adattamento e solidarietà è un investimento nel nostro futuro comune.

L’Unione europea stanzia dieci miliardi di euro per le aree colpite dalle inondazioni

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato lo stanziamento di dieci miliardi di euro per sostenere i Paesi colpiti dalle devastanti inondazioni provocate dalla tempesta Boris. Questo intervento finanziario è volto a fornire risorse immediate per affrontare l’emergenza e aiutare nella ricostruzione delle aree devastate dalle esondazioni.

Il bilancio delle vittime delle inondazioni, che hanno duramente colpito l’Europa centrale e orientale negli ultimi giorni, è salito a ventiquattro morti il 19 settembre, e alcune zone restano ancora minacciate dall’innalzamento delle acque. La situazione continua a essere critica, con numerose comunità a rischio.

Von der Leyen ha tenuto un discorso nella città polacca di Breslavia, affiancata dai leader di quattro Paesi colpiti dalle alluvioni. Durante la conferenza stampa, ha espresso profondo dolore per le distruzioni causate dalla tempesta, dichiarando: “È stato straziante vedere la distruzione e la devastazione causate dalle inondazioni”. Tuttavia, ha anche sottolineato l’enorme solidarietà mostrata tra i popoli dei Paesi colpiti, una risposta che ha definito commovente.

La presidente della Commissione ha inoltre spiegato che l’Unione Europea dispone di strumenti finanziari come il fondo di coesione e il fondo di solidarietà, che possono essere utilizzati per fornire aiuto immediato e supportare la ricostruzione. Ha annunciato che, in via emergenziale, l’Ue può destinare fino a dieci miliardi di euro dai fondi di coesione per i Paesi maggiormente colpiti, evidenziando la necessità di interventi rapidi per fronteggiare la crisi.

Le inondazioni hanno colpito duramente diverse nazioni, causando cinque vittime in Austria, sette in Polonia, sette in Romania e cinque nella Repubblica Ceca. Il vento e le forti piogge che hanno devastato la regione hanno portato a perdite umane e danni ingenti.

Von der Leyen si è incontrata a Breslavia con i principali leader della regione, tra cui il primo ministro polacco Donald Tusk, il premier ceco Petr Fiala, il primo ministro slovacco Robert Fico e il cancelliere austriaco Karl Nehammer. Questa riunione ha ribadito l’importanza della cooperazione europea per affrontare le emergenze climatiche e garantire un sostegno concreto alle comunità colpite.

l Wwf denuncia l’inazione politica e chiede interventi urgenti per l’adattamento al cambiamento climatico

Il Wwf ha espresso una profonda solidarietà alle persone colpite nuovamente dalle alluvioni in Emilia Romagna e Marche, ma ha sottolineato con fermezza la mancanza di azioni politiche e operative necessarie per adattare il Paese alla nuova realtà climatica. Nonostante l’urgente necessità di interventi per la mitigazione delle emissioni e l’adattamento ai cambiamenti climatici, si continua a ignorare l’importanza di azioni preventive.

Il disastro che ha colpito la Romagna per la seconda volta in due anni, un evento che un tempo si verificava solo dopo secoli, è un chiaro segnale della nuova normalità climatica. Il Wwf ribadisce che il Paese non è preparato ad affrontare questo cambiamento.

Il Piano Nazionale di Adattamento: lacune e ritardi

Nel suo comunicato, l’associazione ha ricordato che il Piano Nazionale di Adattamento è stato finalmente approvato a fine anno scorso, grazie all’impegno del Ministro Pichetto che ha accelerato un processo burocratico apparentemente interminabile. Tuttavia, il Piano presenta gravi lacune, poiché non definisce né le priorità né le fonti di finanziamento. Nonostante la sua approvazione, è stato subito accantonato, non essendo stato inserito tra le priorità del Governo, nemmeno in previsione della prossima legge finanziaria.

Grandi opere inutili: priorità sbagliate

Il Wwf denuncia che la classe dirigente e l’industria sembrano più interessate a grandi opere inutili, come il nucleare o il Ponte sullo Stretto, piuttosto che a prendere misure per fronteggiare il cambiamento climatico. Questa miopia politica mette a rischio l’economia del Paese e la sicurezza delle persone.

Un recente studio pubblicato su Nature ha dimostrato che l’Italia rischia di essere tra i Paesi più colpiti dal cambiamento climatico, con un potenziale calo del PIL del 20,84% in Veneto e del 10,16% in Emilia Romagna entro la fine del secolo, a causa dell’innalzamento del livello del mare.

Interventi di emergenza: insufficienti per prevenire future crisi

Nonostante alcuni interventi di emergenza siano stati realizzati in Romagna, il Wwf sottolinea che questi sono stati insufficienti. Sebbene la quantità d’acqua sia stata simile o superiore a quella dello scorso anno, i danni alle persone sono stati inferiori. Tuttavia, i problemi strutturali permangono, tra cui:

  • Gestione inadeguata dei corsi d’acqua
  • Mancanza di una manutenzione efficace
  • Assenza di Programmi di gestione sedimenti, previsti per legge e implementati solo per il Po

Il Wwf critica anche la gestione dell’emergenza da parte del Governo, ricordando che i rimborsi promessi al 100% per i cittadini alluvionati non sono mai arrivati, lasciando molte famiglie a dipendere solo dalla solidarietà della società civile e dal supporto locale.

Le richieste del Wwf: attuazione immediata e finanziamenti adeguati

L’associazione chiede che venga immediatamente attuato il Piano di Adattamento, con la creazione di organismi di governance e strutture di attuazione, inclusi meccanismi di partecipazione. Tra le richieste più urgenti:

  • Stanziamenti adeguati nella prossima legge finanziaria
  • Sviluppo di Piani strategici locali di adattamento
  • Finanziamenti per la neutralità climatica, per evitare che l’aumento delle emissioni renda ingovernabile il cambiamento climatico

Il Wwf conclude con un appello: l’Italia non può continuare a scegliere il passato, poiché questo non esiste più. È necessario guardare avanti e investire in una nuova realtà climatica, cercando un equilibrio tra la prosperità economica e le sfide poste dal cambiamento climatico, per garantire un futuro sostenibile e sicuro.

Danni da dissesto idrogeologico e terremoti in italia: 360 miliardi di euro in 80 anni

Dal 1944 al 2023, i danni provocati da dissesto idrogeologico (frane, alluvioni, ecc.) e da terremoti in Italia hanno raggiunto la cifra impressionante di 360 miliardi di euro ai valori correnti. A dichiararlo è la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), la quale evidenzia che gli eventi estremi, come le alluvioni che hanno recentemente colpito l’Emilia Romagna, sono sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.

L’aumento delle alluvioni: un problema legato alla gestione del territorio e al cambiamento climatico

Negli ultimi anni, le alluvioni in Italia sono diventate non solo più frequenti, ma anche più intense, con un notevole impatto economico e ambientale. Secondo i dati forniti da ISPRA, il 91% dei comuni italiani è esposto al rischio di frane e alluvioni, una percentuale che dimostra la gravità del dissesto idrogeologico nel Paese.

Dal 2010 al 2023, la spesa nazionale per far fronte al dissesto idrogeologico è triplicata, passando da una media di 1 miliardo di euro all’anno a 3,3 miliardi di euro annui. Tuttavia, secondo una relazione del 2023 della Corte dei Conti, gli interventi necessari per affrontare il solo rischio idrogeologico ammontano a ben 26,5 miliardi di euro.

Soluzioni praticabili per ridurre il rischio alluvionale

Il presidente di Sima, Alessandro Miani, ha sottolineato che, nonostante l’aumento delle alluvioni, esistono soluzioni praticabili per mitigare i rischi e ridurre gli effetti di questi eventi estremi. Alcune di queste buone pratiche includono:

  • Infrastrutture verdi, come parchi fluviali e bacini di espansione, per assorbire l’acqua piovana in eccesso
  • Sistemi di drenaggio sostenibile: la città di Bologna ha adottato un sistema che riduce la pressione sulle fognature durante le forti piogge
  • Progetti come il “Room for the River” in Olanda, che creano zone alluvionali naturali per ridurre la pressione sui sistemi di dighe
  • Bacini di ritenzione lungo il fiume Reno in Germania, per controllare il flusso delle acque e ridurre i danni durante le piene

Prevenzione e investimenti per un futuro resiliente

Secondo Miani, la prevenzione e la pianificazione urbanistica sostenibile sono fondamentali per affrontare il rischio alluvionale in Italia. Creare infrastrutture resilienti e investire nella prevenzione non solo contribuisce a salvare vite umane, ma permette anche di ridurre significativamente i costi economici a lungo termine.

Studi dell’European Environment Agency dimostrano che ogni euro investito in prevenzione può far risparmiare fino a sei euro in riparazioni future. Per questo, è cruciale che l’Italia adotti un approccio più sistematico nella gestione del rischio idrogeologico, promuovendo la collaborazione tra governo, comunità locali e settore privato. Solo con una gestione coordinata sarà possibile evitare tragedie come quelle recenti e ridurre sia i rischi per la popolazione che le ricadute economiche negative per il Paese.

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