Allevamenti intensivi: i danni ambientali sono maggiori dei guadagni economici

Danni alla salute dagli allevamenti intensivi: sono i principali produttori di emissioni nocive.

Pubblicato: 31 Dicembre 2019 18:00Aggiornato: 6 maggio 2024 19:05

Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Non l’industria ma gli allevamenti sono la principale fonte di danno per l’ambiente e la salute umana, a causa della quantità di emissioni nocive che producono. Sono più dannosi che utili all’economia, come ha dimostrato un recente studio scientifico. Un problema che riguarda in primo luogo gli allevamenti intensivi.

Le emissioni nocive degli allevamenti intensivi superano industria e trasporti

Lo studio, condotto dai ricercatori delle prestigiose università statunitensi Carnegie Mellon e Stanford, ha dimostrato che in fatto di emissioni di polveri sottili PM 2,5 gli allevamenti intensivi sono peggiori perfino dell’industria e dei trasporti.

I ricercatori hanno esaminato 20 differenti settori economici, mettendo a confronto per ciascuno il costo delle morti premature dovute all’inquinamento da particolato e il valore aggiunto per l’economia. I risultati sono stati sorprendenti, con le aziende agricole che hanno registrato i risultati peggiori, soprattutto riguardo alle attività di allevamento.

Lo studio scientifico ha misurato i danni economici causati dai problemi alla salute e il valore aggiunto per l’economia per ciascun settore economico ed è risultato che gli allevamenti intensivi sono più dannosi che profittevoli. Questo vale in particolare per gli allevamenti intensivi di pollame, che producono la maggiore quantità di inquinamento da particolato.

Le emissioni nocive, infatti, rimangono elevate nel settore agricolo dell’allevamento, mentre nell’industria e nei trasporti sono diminuite, sia per effetto della crisi economica sia per le innovazioni tecnologiche. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica PNAS.

Allevamenti e inquinamento: la situazione italiana non differisce da quella americana

Sebbene questi dati siano riferiti nello specifico alla realtà americana, non differiscono di molto dalla situazione italiana dell’inquinamento. Anche da noi, infatti, gli allevamenti sono tra i maggiori responsabili delle emissioni di PM 2,5. Infatti, secondo uno studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), in Italia il riscaldamento e gli allevamenti sono responsabili rispettivamente del 38% e del 15,1% delle emissioni di particolato PM 2,5. Anche da noi, pertanto, lo stoccaggio degli animali nelle stalle e la gestione dei reflui inquina più di automobili e moto (9%) e più dell’industria (11,1%).

Si tratta di dati citati da Greenpeace. in merito, l’organizzazione ambientalista ha sollecitato l’adozione di interventi strutturali per ridurre le emissioni inquinanti prodotte dagli allevamenti. Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura e Progetti Speciali di Greenpeace Italia, ha sottolineato come gli allevamenti intensivi siano la causa di pesanti ricadute sull’ambiente, che poi hanno conseguenze anche sulla salute umana. Nonostante questi problemi, i fondi europei della Politica agricola comune (PAC) continuano a finanziare questo sistema senza fare distinzione tra aziende inquinanti e non.

L’altro problema che vi avevamo già segnalato in tema di allevamenti, riguarda l’abuso di antibiotici, in particolare in Italia e per il quale il nostro Paese ha già ricevuto un richiamo dall’Unione Europea.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963