Concordato preventivo biennale, a chi conviene realmente con la nuova flat tax

Il concordato preventivo biennale non conviene trasversalmente a tutti i contribuenti. È necessario fare una verifica attenta della propria attività prima di aderirvi

Pubblicato: 30 Agosto 2024 06:00

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Sono molti i dubbi che, ancora oggi, ruotano intorno al concordato preventivo biennale. Siamo a ridosso di settembre e per molti contribuenti non è ancora chiaro se convenga aderire o meno. Rispetto solo a prima delle vacanze, ad ogni modo, oggi il quadro appare leggermente più chiaro. Sono state fornite le regole sul funzionamento del nuovo strumento, che permette di concordare con l’Agenzia delle Entrate quali tasse pagare. Ma attenzione, se i vantaggi, ad oggi, sembrano essere un po’ più chiari, alcuni aspetti hanno lasciato perplessi gli operatori del settore.

Cerchiamo di capire come possono muoversi i diretti interessati.

Concordato preventivo biennale: in cosa consiste

Conviene o meno aderire al concordato preventivo biennale? Questa è una domanda che si pongono molti contribuenti. Lo strumento prevede che i titolari di partita Iva sottoscrivano un patto con l’Agenzia delle Entrate, attraverso il quale verrà caratterizzata la dichiarazione dei redditi 2025. Stiamo parlando, in altre parole, del periodo di imposta in corso (quello compreso tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2024, per intenderci).

Dallo scorso 15 giugno è stato messo a disposizione degli utenti il software attraverso il quale inviare all’amministrazione finanziaria i dati necessari per elaborare la proposta di reddito concordato per il biennio 2024-25. Leggermente dopo ha preso il via la procedura per i forfettari, i quali dalla metà di luglio possono utilizzare il Quadro LM del Modello Redditi.

Il concordato preventivo biennale consisterà nella definizione in anticipo del reddito derivante dall’esercizio di impresa, arti e professioni e del valore della produzione netta che risulta essere rilevante per la determinazione delle imposte dirette e dell’Irap. La definizione di quanto il contribuente dovrà versare viene effettuata prendendo in considerazione una serie di dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate, a cui si sommano quelli forniti direttamente dal contribuente.

Cosa succede se si accetta la proposta

Il contribuente, che accetta la proposta di concordato preventivo biennale, è vincolato a dichiarare gli importi concordati in anticipo con l’Agenzia delle Entrate. Gli importi oggetto dell’accordo dovranno essere comunicati nella dichiarazione dei redditi e in quella dell’Irap dei periodi di riferimento. Ovviamente dovranno poi essere versate le imposte che gli importi comunicati determinano.

È bene sottolineare che, adesione o meno al concordato preventivo biennale, non cambiano gli adempimenti ordinari in capo al contribuente. Dovranno essere presentate le varie dichiarazioni nei tempi e nei modi previsti dalla normativa vigente. Il nuovo strumento, inoltre, non avrà alcun tipo di impatto sull’Iva.

Conviene o meno accettare la proposta anticipata?

Aderire al concordato preventivo biennale significa, in estrema sintesi, accettare una proposta che comporta il versamento delle imposte determinate sulla base dei dati comunicati al fisco. Il vincolo per il contribuente vale non solo per il periodo d’imposta 2024, ma anche per il 2025 (caso diverso per i forfettari, per i quali il concordato preventivo dura un solo anno).

In altre parole le tasse vengono decise anticipatamente, indipendentemente da come procederà la propria attività. L’ammontare delle imposte non aumenterà nel caso in cui i redditi dovessero essere superiori rispetto a quelli concordati: la stessa cosa accadrà nel caso in cui i redditi effettivi dovessero essere inferiori. Ad ogni modo sono previste particolari casistiche che permettono di abbandonare il concordato preventivo biennale: nel caso in cui la produzione netta dovesse superare del 30% il valore concordato, l’accordo cesserà con effetto immediato.

Ed è proprio su questo punto che ruota la convenienza o meno dell’adesione a questo strumento. Ogni attività ha delle caratteristiche specifiche, che possono influenzare la scelta.

Concordato preventivo biennale, i benefici previsti

Proviamo un attimo a soffermarci su quali potrebbero essere i benefici del concordato preventivo biennale. I vantaggi per i titolari di partita Iva sono principalmente due:

L’occhio vigile dell’amministrazione finanziaria si andrà a concentrare esclusivamente sui contribuenti che hanno deciso di non aderire al concordato biennale preventivo.

Ai forfettari conviene aderire?

Il concordato preventivo biennale è stato introdotto anche per i contribuenti che hanno aderito al regime forfettario. Anche in questo caso la proposta viene elaborata dall’Agenzia delle Entrate, ma avrà una durata annuale: è valida esclusivamente per il periodo d’imposta 2024. Sarà possibile aderire entro il mese di ottobre.

In questo caso viene meno il rischio principale: ossia quello di accordarsi con l’Agenzia delle Entrate per un periodo futuro. Arrivati al mese di ottobre i forfettari sono in grado di capire come si sta muovendo il loro fatturato e non dovranno scommettere su quello che potrebbe accadere nel 2025.

Ad ogni modo, anche in questo caso, a fare la differenza sulla convenienza è il reddito che viene proposto dal Fisco, che avrà dei valori superiori rispetto allo storico precedente. L’obiettivo del concordato preventivo è quello di migliorare l’affidabilità fiscale delle partite Iva.

La flat tax: uno strumento per aumentare i vantaggi dei contribuenti

Valutare se il concordato preventivo sia conveniente o meno passa anche dalla flat tax, con la quale verranno tassati i redditi aggiuntivi. È un’imposta sostitutiva dell’Irpef, che segue i seguenti valori:

In sintesi

Conviene o meno aderire al concordato preventivo biennale. La risposta non può essere univoca. Ma cambia da soggetto a soggetto, in base anche al tipo di attività che viene esercitata.

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