Tassa sugli extraprofitti delle banche, Forza Italia frena ma il tema arriva in Ue

La proposta di tassare gli extraprofitti delle banche provoca instabilità nella maggioranza, con l'opposizione di Forza Italia

Pubblicato: 15 Settembre 2024 09:54Aggiornato: 15 settembre 2024 10:22

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Negli ultimi giorni il Governo sta cercando nuove risorse per finanziare la manovra. L’esecutivo dovrà consegnare entro il 20 ottobre il piano strutturale di bilancio che indicherà alla Commissione europea come intende, tramite la legge di bilancio, ridurre il debito dello Stato in modo da migliorarne la situazione finanziaria.

Una delle ipotesi è quella di tassare gli extraprofitti delle banche. Non è la prima volta che il Governo pensa a una legge simile, ma nella manovra per il 2024 era stata predisposta un’opzione che permetteva agli istituti di credito di evitare la tassazione. Forza Italia si è già detta contraria ma il tema sta emergendo anche a livello europeo.

Cos’è la tassa sugli extraprofitti delle banche e perché il Governo la vuole introdurre

La manovra finanziaria per il 2025 sarà un’operazione particolarmente delicata da parte del Governo guidato da Giorgia Meloni. Entro il 20 ottobre l’esecutivo dovrà inviare alla Commissione europea il piano strutturale di Bilancio, che indichi come il nostro Paese intenda ridurre il proprio debito pubblico con le prossime leggi di bilancio. Questo significa che nei prossimi anni l’Italia dovrà spendere meno delle proprie entrate, una situazione che lascia aperte due soluzioni principali: tagliare le spese o aumentare le tasse.

Nella seconda si iscrive l’idea, non nuova, di tassare gli extraprofitti delle banche. L’extraprofitto, o sovraprofitto, è un profitto che un’azienda ricava non tanto da scelte imprenditoriali che hanno portato beneficio, ma da una situazione di mercato favorevole. I due esempi più comuni di recente sono stati quelli delle aziende energetiche dopo il picco dei prezzi del gas nel 2022 e quelli appunto delle banche, realizzati grazie all’aumento dei tassi di interesse sui prestiti che non è stato seguito da uno altrettanto significativo sui depositi. Un cliente ha quindi pagato molto di più i soldi presi in prestito da una banca, ad esempio per un mutuo, di quanto la banca non gli abbia riconosciuto per il denaro che ha depositato nel suo conto corrente.

Il Governo aveva già provato ad applicare una norma di questo tipo nel 2023 ma il gettito generato per lo Stato è risultato nullo. Questo perché la legge prevedeva un’opzione di scelta per le banche coinvolte. La decisione era iscrivere gli extraprofitti appunto a profitto e pagarvi una tassazione maggiorata, oppure destinarli alla capitalizzazione per rafforzare i bilanci degli istituti bancari. Tutte le banche hanno scelto la seconda opzione, evitando quindi il pagamento della tassa.

Forza Italia si oppone alla tassa sugli extraprofitti

Da quella proposta, risultata un flop per le casse dello Stato, è passato un altro anno con tassi di interesse ancora più alti di quelli del 2023. Di conseguenza una nuova tassazione degli extraprofitti potrebbe portare a incassi significativi per il Governo, liberando risorse per la legge di bilancio e garantendo minori tagli. Il problema principale per la realizzazione di questo tipo di intervento è politico: una parte fondamentale della maggioranza, composta da Forza Italia, si è detta chiaramente contraria.

“Noi siamo assolutamente contrari alla tassa sugli extraprofitti: l’abbiamo detto fin dall’inizio e non abbiamo avuto nessuna segnalazione in questa direzione. C’è il nostro no e il ministro Giorgetti non ne ha mai parlato: lo considero un periodo ipotetico dell’irrealtà” ha dichiarato il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani. In linea con un’idea liberale dell’economia, la posizione del partito è quella di non “punire” le aziende che ottengono un successo, anche non per meriti propri, e lasciare che utilizzino il denaro ottenuto grazie a queste circostanze in investimenti sull’economia o nelle loro regolari attività.

La proposta di tassare gli extraprofitti delle banche potrebbe però trovare sponda nelle opposizioni. “Sono due anni che facciamo una proposta semplice e di buon senso al Parlamento. Se per mesi sono aumentati i mutui, le famiglie sono andate in crisi e le banche hanno collezionato profitti da record su questa crisi, allora è giusto chiedere un contributo alle banche” ha dichiarato il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. “Il film della tassazione degli extraprofitti l’abbiamo già visto. Un anno fa avevano raccontato che avrebbero fatto sfracelli: non hanno preso un euro” ha commentato il segretario della Cgil Maurizio Landini.

Le proposte del centrosinistra si basano sull’idea che gli extraprofitti non siano merito delle dirigenze delle aziende che li realizzano. La loro natura completamente fortuita, dovuta a scelte o circostanze che hanno portato il mercato verso una condizione favorevole, li rendono più facilmente tassabili, anche perché non previsti dai calcoli di lungo periodo delle aziende stesse che li realizzano. Un’idea simile è emersa anche nell’ultima riunione dei ministri economici dell’Ue a Budapest.

Extraprofitti in Europa: cosa è emerso all’Ecofin

La posizione di Forza Italia potrebbe diventare molto difficile da reggere se il tema degli extraprofitti delle banche e della loro tassazione raggiungesse un livello europeo. Venerdì 13 settembre, nella riunione informale dei ministri dell’Economia e delle Finanze dei Paesi Ue tenutasi a Budapest, il rappresentante croato Marko Primorac ha presentato una richiesta di analisi sul tema per un’eventuale azione a livello comunitario. La questione non era prioritaria, dato che l’Eurogruppo doveva occuparsi principalmente del problema della natalità a livello continentale, ma è comunque un primo passo verso un’azione continentale a riguardo.

Alla riunione era presente anche il ministro dell’economia italiano Giancarlo Giorgetti, che non ha commentato direttamente la proposta. Proprio il numero dei presenti alla riunione può però consolare Tajani e Forza Italia. Soltanto 9 dei 27 rappresentanti invitati hanno infatti partecipato all’Ecofin di Budapest. La ragione è la tensione tra Bruxelles e buona parte dell’Unione europea e il presidente ungherese Viktor Orban, il cui Governo ospitava l’evento. Orban, presidente di turno dell’Unione europea, ha utilizzato questo ruolo per una visita a Mosca e altre iniziative poco gradita al resto del blocco. Per questo è in atto un’azione diplomatica per isolarne il più possibile le iniziative.

La presenza italiana si spiega con la vicinanza politica che Fratelli d’Italia e la Lega hanno con Fidesz, il partito di Orban, e con lo stesso leader dell’Ungheria. La partecipazione di soltanto un terzo del Paesi Ue ha però sicuramente tolto importanza ai lavori svolti a Budapest, inclusa la proposta sulla tassa agli extraprofitti delle banche europee.

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