Tassa di Concessione Governativa, cos’è e chi la deve pagare

Sono diversi i soggetti obbligati a pagare la Tassa di Concessione Governativa: l'obolo è dovuto anche dai possessori di un cellulare con abbonamento

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Per poter ottenere una serie di provvedimenti ed atti – come possono essere le autorizzazioni, le concessioni o le licenze – è necessario versare la tassa di concessione governativa (Tcg). A regolamentare questo particolare obolo è la Disciplina delle tasse sulle concessioni governative, ossia il Dpr n. 641 del 26 ottobre 1972.

Il versamento di questa tassa serve per ottenere dalla Pubblica Amministrazione un determinato servizio. Ogni anno i privati e le aziende versano tramite la Tcg qualcosa come 91 miliardi di euro allo Stato. La tassa di concessione governativa viene utilizzata per diverse applicazioni. Sicuramente il caso più noto è quello degli apparecchi radiotelevisivi: il canone Rai. Ma l’obolo deve essere versato anche per:

Chi deve versare la tassa di Concessione Governativa

Ad essere tenuti al versamento della tassa di concessione governativa sono trasversalmente tutti i contribuenti, dai privati fino alle aziende più grandi. Il pagamento serve per ottenere degli atti, delle licenze, per iscriversi ad un albo e per tutti i casi previsti dalla legge. Gli unici soggetti esclusi da questo obbligo sono gli enti locali.

La normativa ha previsto una serie di sconti per le cooperative edilizie. Ne sono completamente esenti le cooperative sociali e gli enti di beneficenza e di volontariato.

Quando si applica la tassa

A delimitare nello specifico i casi nei quali deve essere applicata la tassa di concessione governativa è stato il Dpr n. 641 del 26 ottobre 1972, il. quale prevede debba essere applicata nei seguenti casi:

Cosa succede nella telefonia mobile

A partire dal 1995 è previsto il versamento della tassa di concessione governativa nel momento in cui viene sottoscritto un abbonamento di telefonia mobile. I costi da sostenere, in questo caso, sono i seguenti:

La Tcg, in questo, è un obolo che grava sulle spalle delle compagnie telefoniche perché stanno utilizzando le frequenze. In un secondo momento il Governo ha stabilito che la tassa venisse pagata direttamente dai titolari di un contratto in abbonamento, perché ha ritenuto il cellulare un bene di lusso.

La Commissione Tributaria del Veneto – con le sentenze 4/11 e 5/11 – ha stabilito che gli enti locali non fossero tenuti al pagamento della suddetta tassa di concessione governativa. Attraverso questi documenti i giudici tributari non hanno semplicemente limitato a queste istituzioni l’esonero, ma hanno dichiarato che la tassa di concessione governativa è illegittima, aprendo la strada alla richiesta di esenzione da tale imposizione anche ai privati. Oltre al rimborso di quanto era stato versato in modo illegittimo. Su questo argomento è poi intervenuta la Corte di Cassazione, la quale, con la sentenza n. 9560 del 2 maggio 2014, ha dichiarato legittima la tassa di concessione governativa sui cellulari.

La maggior parte dei contratti telefonici, oggi come oggi, sono delle ricaricabili, per le quali non è necessario versare questo obolo.

Vidimazione dei libri sociali

Ad essere tenute al versamento della tassa di concessione governativa sono anche le società di capitali – stiamo pensando alle Spa, alle Srl e alle Sapa -: l’obolo deve essere pagato entro il 16 marzo di ogni anno. La Tcg, in questo caso, deve essere versata per la numerazione e la bollatura di libri e registri contabili. L’adempimento coinvolge anche le società in liquidazione.

Il costo di questa operazione è la seguente:

Come riferimento per determinare l’ammontare del capitale sociale è necessario prendere in considerazione il quello in dotazione al 1° gennaio dell’anno nel quale viene effettuato il versamento. L’obolo deve essere versato indipendentemente dal numero dei libri o dei registri che sono tenuti e delle loro pagine.

La vidimazione deve avere come oggetto i seguenti libri:

È necessario, quindi, numerare e bollare presso il Registro Imprese della Camera di Commercio o presso un notaio le scritture che abbiamo appena elencato. Il discorso cambia per il libro giornale, il libro degli inventari – previsti dal codice civile – il registro Iva e il registro dei beni ammortizzabili – imposti dalle norme fiscali -: non devono essere vidimati.

Come effettuare il versamento

I contribuenti possono effettuare i versamenti in questo modo:

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