Regime impatriati, non serve la laurea: come dimostrare le altre qualifiche

È sufficiente essere altamente qualificati per poter accedere al regime agevolato per impatriati. Non serve avere a tutti i costi una laurea

Pubblicato:

Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Per poter accedere alla regime fiscale riservato agli impatriati non è necessario essere in possesso di una laurea almeno triennale. A chiarirlo è stata l’Agenzia delle Entrate, che ha spiegato che alle agevolazioni possono accedere i lavoratori in possesso di una elevata qualificazione o specializzazione, così come definiti dalle normative vigenti.

Ricordiamo che il regime previsto per gli impatriati permette di ottenere dei redditi agevolati al 50% fino ad un importo massimo di 600.000 euro nel caso in cui i diretti interessati siano in possesso dei requisiti previsti dalle norme.

Cosa significa alta specializzazione

A fare il punto della situazione sui requisiti per poter accedere al rimborso Irpef ai lavoratori rimpatriati sono le risposte a interpello 71/2025 e 74/2025, che sono state pubblicate nel corso del mese di marzo. La presa di posizione dell’AdE ha, sostanzialmente, modificato la portata delle agevolazioni fiscali per quanti rientrano in Italia.

Una delle norme che regolamentano questi benefici è la lettera d) dell’articolo 5, comma 1 del Dlgs n. 209/2023, che impone il possesso di un requisito ben preciso per accedere all’agevolazione: avere una qualificazione o specializzazione.

Viene lasciato al Dlgs n. 108/2012 e al Dlgs 152/2023 il compito di definire che cosa si intenda per alta specializzazione. Nelle due norme, però, non viene posto il titolo universitario come condizione esclusiva per accedere al regime impatriati.

Le risposte fornite dall’Agenzia delle Entrate hanno sottolineato che i percorsi abilitanti sono un’alternativa valida ai requisiti richiesti. In altre parole possono essere ammessi alle agevolazioni sia i laureati, quando si è in presenza di una professione regolamentata, che i non laureati a fronte di un’esperienza equipollente comprovata.

Come dimostrare la qualifica professionale

In quale modo, a questo punto, i professionisti possono dimostrare la propria specializzazione? L’articolo 5 del Dlgs n. 209/2023 fornisce le indicazioni su come i diretti interessati si debbano muovere. Le modalità per soddisfare i requisiti sono quattro. Vediamole.

Percorso accademico tradizionale

Esse in possesso di una laurea continua a essere una delle modalità valide per accedere al regime impatriati. Il titolo di studio terziario deve essere almeno di 3 anni o si deve avere una qualifica post-secondaria equivalente al livello 6 del Quadro Nazionale delle Qualificazioni.

Questa, però, come abbiamo visto in precedenza, non è l’unica opzione a disposizione degli interessati.

Professioni regolamentate

Essere un professionista iscritto a un albo o a un collegio permette di soddisfare, in modo automatico, i requisiti, indipendentemente dal titolo di studio conseguito.

Rientrano in questa casistica, solo per fare un esempio, i commercialisti, gli ingegneri, gli architetti e gli infermieri.

Esperienza professionale documentata

Il requisito viene soddisfatto anche quando si riesce a dimostrare di aver maturato un’esperienza professionale della durata di almeno 5 anni in ruoli qualificati. In questo caso l’esperienza deve necessariamente essere:

Per gli ICT bastano tre anni

Percorso in discesa per i dirigenti e gli specialisti ICT, per i quali è sufficiente dimostrare di aver maturato un’esperienza di 3 anni nel corso degli ultimi 7. In altre parole viene riconosciuta la carenza di talenti tech e il fatto che il settore si sta evolvendo molto velocemente.

Anche in questi casi è necessario documentare accuratamente l’esperienza che è stata acquisita nel corso degli anni e il ruolo che si andrà a ricoprire in Italia.

Come dimostrare di avere diritto di accedere al regime

L’Agenzia delle Entrate effettua dei controlli sui requisiti che i professionisti dichiarano di avere. Vengono richieste delle attestazioni e delle valutazione tecniche in capo a questi soggetti, che vengono svolte, generalmente, dal datore di lavoro e dalle amministrazioni coinvolte.

A fornire indicazioni precise e dettagliate su come sia necessario procedere è una circolare del 28 marzo 2024 diffusa dai Ministeri del Lavoro e dell’Interno.

Il documento era statp emanato per disciplinare il rilascio della Carta Blu Ue ai lavoratori stranieri altamente qualificati, ma è molto importante per delineare in quale modo debbano essere documentata la preparazione del professionista che ha intenzione di accedere al regime degli impatriati.

Durata temporale

Il primo requisito da rispettare è quello della durata temporale dell’esperienza, che, riassumendo, deve essere maturata in:

L’esperienza deve essere documentata mese per mese senza delle interruzioni significative. I documenti presentati devono essere coerenti tra loro.

La rilevanza settoriale

Altro importante pilastro su cui si basa l’adesione al regime degli impatriati è un’esperienza pertinente al ruolo che si andrà a ricoprire in Italia. Non è necessario aver svolto le stesse mansioni per 5 anni, ma è sufficiente dimostrare di aver svolto un percorso professionale coerente con il settore di riferimento.

Per valutare la pertinenza vengono presi in considerazione:

Livello qualitativo senior

Uno degli elementi più critici da affrontare, senza dubbio, è quello determinato dalla dimostrazione della qualifica di livello superiore. Non è sufficiente, infatti, aver lavorato 5 anni in un determinato settore, ma è necessario riuscire a dimostrare di:

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963