La Svizzera è uscita completamente dalla black list e adesso non è più un paradiso fiscale. A seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 28 luglio 2023 del Decreto del 20 luglio 2023 cambiano sostanzialmente i rapporti con la nazione circondata dalle Alpi. Entrando nello specifico, la Svizzera è stata ufficialmente eliminata dall’elenco previsto dall’articolo 1 del Decreto del Ministro delle Finanze del 4 maggio 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 107 del 10 maggio 1999. L’efficacia della pubblicazione parte dal periodo d’imposta successivo a quello della data di pubblicazione.
La Svizzera, quindi, non è più un paradiso fiscale. Il cambio di status ha una storia un po’ lunga e affossa le radici nel passato. Ma vediamo un po’ cosa è accaduto.
Indice
La Svizzera non è più un paradiso fiscale
La Svizzera è stata definitivamente tolta dalla lista grigia dei paradisi fiscali stabilita dall’Unione Europea. La decisione, largamente prevista, è stata ufficializzata a Lussemburgo dopo l’ultimo Consiglio Ecofin, formato dai ministri dell’economia e della finanza dei 28 Stati membri dell’Ue.
La Confederazione ha attuato tutte le riforme necessarie prima della scadenza” si legge nella nota diramata dal Consiglio, che ha riconosciuto alla Svizzera l’adeguamento agli standard internazionali in merito al tema fiscale.
La Svizzera adempie e attua gli standard internazionali in materia fiscale – recita il comunicato stampa della Confederazione elvetica -. Questo è stato riconosciuto dall’Unione europea, che elimina la Confederazione dalla propria lista di controllo. La modifica entra in vigore alla pubblicazione degli allegati riveduti nella Gazzetta ufficiale dell’Ue.
Fondamentale per lo stralcio della scomoda posizione svizzera è stata l’accettazione da parte del popolo elvetico della Riforma fiscale e finanziamento dell’AVS (RFFA). Accettazione avvenuta il 19 maggio 2019, quando alle urne il 66,4% dell’elettorato e tutti i cantoni hanno accolto positivamente il pacchetto di misure fiscali.
Con questa legge Berna abroga, dal 1° gennaio 2020, i regimi fiscali non più compatibili con gli standard internazionali – spiegano dalla capitale elvetica -. La legge introduce delle misure di sgravio fiscale accettate internazionalmente, quali una ‘patent box’, assicurando così che la Svizzera rimanga una piazza economica competitiva.
Una decisione largamente attesa
Come accennato, la scelta dell’Ue non è giunta inaspettatamente. Circa un mese fa i gruppi di esperti dell’Ue avevano lasciato trapelare che la Confederazione sarebbe stata molto probabilmente rimossa dalla lista grigia. Finisce quindi un contenzioso fiscale lungo più di un decennio. Era infatti l’aprile del 2009 quando, in seguito alla crisi finanziaria, l’Ue e l’OCSE stringevano le maglie sui privilegi fiscali proposti dalla Confederazione alle imprese estere, inserendo la Svizzera nella lista grigia.
Nel dettaglio, tale lista è uno degli strumenti con cui l’Ue contrasta l’evasione fiscale. Oltre alla Svizzera, il Consiglio Ecofin ha fatto sapere che, a oggi, hanno chiarito completamente la propria posizione anche Albania, Serbia, Mauritius e Costa Rica, tutti Paesi che hanno attuato le riforme richieste per essere conformi alle regole della cooperazione.
La Svizzera smette di essere un paradiso fiscale: cosa cambia per l’Italia
Dal 2024, sostanzialmente, la Svizzera non è più considerata come un paradiso fiscale. Il Decreto Ministeriale è un atto dovuto e sostanzialmente va a recepire una convenzione sottoscritta tra Berna e Roma, al cui interno è contenuta la nuova disciplina sui lavoratori transfrontalieri.
Per i contribuenti, la novità implica il venir meno dell’onere della prova nel caso in cui dovessero trasferire la propria residenza in Svizzera, che adesso non viene più considerata come un’operazione fittizia. Il fatto che la Svizzera non sia più un paradiso fiscale ha il vantaggio che non farà più scattare:
- per le violazioni dell’obbligo del monitoraggio fiscale, il raddoppio delle sanzioni. Ricordiamo che per assolvere a questa operazione è necessario compilare il quadro RW del Modello Redditi dei dati sulle proprietà immobiliari o finanziarie che sono detenute all’estero;
- il raddoppio dei termini di accertamento. Questa possibilità avrebbe permesso all’Agenzia delle Entrate di avere a disposizione di 10 anni per effettuare i controlli.
I paesi ancora presenti nella black list
Continuano a rimanere nella black list i seguenti paesi:
- Alderney (Aurigny);
- Andorra (Principat d’Andorra);
- Anguilla;
- Antigua e Barbuda (Antigua and Barbuda);
- Antille Olandesi (Nederlandse Antillen);
- Aruba; Bahama (Bahamas);
- Bahrein (Dawlat al-Bahrain);
- Barbados;
- Belize;
- Bermuda;
- Costa Rica (Republica de Costa Rica);
- Dominica;
- Emirati Arabi Uniti (Al-Imarat al-‘Arabiya al Muttahida);
- Ecuador (Repuplica del Ecuador);
- Filippine (Pilipinas);
- Gibilterra (Dominion of Gibraltar);
- Gibuti (Djibouti);
- Grenada;
- Guernsey (Bailiwick of Guernsey);
- Hong Kong (Xianggang);
- Isola di Man (Isle of Man);
- Isole Cayman (The Cayman Islands);
- Isole Cook;
- Isole Marshall (Republic of the Marshall Islands);
- Isole Vergini Britanniche (British Virgin Islands);
- Jersey;
- Libano (Al-Jumhuriya al Lubnaniya);
- Liberia (Republic of Liberia);
- Liechtenstein (Furstentum Liechtenstein);
- Macao (Macau);
- Malaysia (Persekutuan Tanah Malaysia);
- Maurizio (Republic of Mauritius);
- Monserrat;
- Nauru (Republic of Nauru);
- Niue; Oman (Saltanat ‘Oman);
- Panama (Republica de Panama);
- Polinesia Francese (Polynesie Francaise);
- Monaco (Principaute’ de Monaco);
- Sark (Sercq);
- Seicelle (Republic of Seychelles);
- Singapore (Republic of Singapore);
- Saint Kitts e Nevis (Federation of Saint Kitts and Nevis);
- Saint Lucia;
- Saint Vincent e Grenadine (Saint Vincent and the Grenadines);
- Taiwan (Chunghua MinKuo);
- Tonga (Pule’anga Tonga);
- Turks e Caicos (The Turks and Caicos Islands);
- Tuvalu (The Tuvalu Islands);
- Uruguay (Republica Oriental del Uruguay);
- Vanuatu (Republic of Vanuatu);
- Samoa (Indipendent State of Samoa).