Il costo dei carburanti ha infiammato il dibattito pubblico nel corso delle ultime settimane. A finire sul banco degli imputati è stata, principalmente, la decisione del Governo Meloni di non prorogare il taglio delle accise nel corso del 2023. Il nuovo Esecutivo, dopo le polemiche delle ultime settimane, ha giocato d’anticipo: ha inserito, infatti, all’interno del Decreto Carburanti, una norma che gli permetterà – nel caso in cui lo dovesse ritenere opportuno – di tagliare le accise. In altre parole è stata rispolverata una misura introdotta dal Ministro Pier Luigi Bersani, introdotta attraverso la Legge di bilancio 2008.
Stiamo parlando, in estrema sintesi, di quello che è conosciuta come l’accisa mobile. La misura è prevista direttamente dal Decreto Carburanti e permette al Governo di tagliare una parte dei tributi, che sono dovuti sulla benzina, sul metano, sul gas e sul Gpl. Il taglio può essere effettuato nel momento in cui i prezzi, al distributore, dovessero superare determinate soglie.
Come funziona l’accisa mobile
Cerchiamo di capire come funzionano le accise mobili. Attraverso il Documentazione di Programmazione Economica-Finanziaria (il cosiddetto DEF), il Governo stabilisce una soglia massima per il prezzo del carburante. Il meccanismo dell’accisa mobile prevede la riduzione delle imposte nel momento in cui il prezzo di gasolio e benzina dovesse superare il prezzo medio del bimestre precedente. Ovviamente si prenderà sempre come riferimento quello indicato nel DEF.
Ma perché si parla proprio di accisa mobile? Come abbiamo spiegato, questo meccanismo permette all’Esecutivo di tagliare le imposte sui carburanti: questa soluzione dovrebbe permettere di far fronte ad una situazione di emergenza causata dall’aumento dei prezzi, che hanno superato una determinata soglia. Quindi è un taglio che interviene nel momento in cui i prezzi superano determinate soglie e non quando sono al di sotto di queste: per questo motivo è mobile. Il nome deriva proprio dal fatto che l’importo da fisso diventa mobile: cambia, quindi, in base all’andamento del prezzo del carburante, secondo un meccanismo inverso. Nel momento in cui il carburante sale, l’imposta diminuisce. Nel caso in cui il primo valore dovesse scendere, l’imposta torna al suo valore originario.
Quando arriva il taglio delle accise
Grazie al meccanismo che abbiamo appena descritto, il taglio delle accise arriverà nel momento in cui ci sarà un aumento dei carburanti.
Il taglio, in estrema sintesi, avverrà nel momento in cui il prezzo medio supererà quello registrato nel corso del bimestre precedente al periodo preso in considerazione. A fornire le indicazioni sui prezzi medi del carburante ci penserà direttamente il DEF.
Accisa mobile: uno scudo contro i rincari
A compensare gli sconti effettuati grazie all’accisa mobile saranno le maggiori entrate IVA, che arriveranno all’Erario a seguito dell’aumento dei prezzi dei carburanti. Sostanzialmente questo significa che il taglio delle accise viene finanziato direttamente dall’IVA, che viene incassata a seguito dell’aumento dei prezzi.
Una domanda che i nostri lettori possono porsi lecitamente a questo punto è la seguente: di quanto dovranno aumentare i prezzi dei carburanti, perché scattino le riduzioni? A questa domanda non c’è una risposta, perché il Decreto Carburanti pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 gennaio 2023 non lo indica specificatamente. Viene presa in considerazione, unicamente, l’eventuale diminuzione del prezzo del carburante rispetto alla media del quadrimestre precedente.
Il Decreto Carburanti, attraverso l’articolo 2, è andato a modificare direttamente i commi 290 e 291 dell’articolo 1 della Legge n. 244/07, attraverso la quale il Governo Prodi aveva introdotto il meccanismo dell’accisa mobile, per far fronte agli aumenti del prezzo del petrolio.
In quell’occasione il meccanismo aveva lo scopo di calmierare il prezzo di benzina e gasolio, che stavano coinvolgendo l’Europa ed in particolare l’Italia. L’intento era quello di tutelare i consumatori e, nello stesso tempo, non gravare troppo sui conti pubblici, finanziando il taglio delle accise con il maggior incasso sull’Iva.
Il progetto del Governo Meloni oggi, come quello del Governo Prodi in passato, è quello di sterilizzare il più possibile le accise e ridurne l’impatto sulle tasche dei consumatori. Lo scopo è quello di governare i prezzi al distributore dei prodotti energetici.