Immobile adibito a prima casa il cui unico proprietario era coniuge defunto: la vedova o il vedovo non sono obbligati a pagare l’Imu nel caso in cui in capo al superstite ci dovesse essere il diritto di abitazione. Questa è una certezza che serve a dipanare qualsiasi dubbio di chi si dovesse trovare in questa situazione: valgono, in altre parole, le regole previste per i proprietari immobiliari, i quali sono esonerati dal versamento dell’Imu sull’immobile adibito a prima casa.
Ma vediamo cosa prevede la legge e quali sono le esenzioni previste in questo caso.
Indice
Imu, quando non si paga sulla casa ereditata
Alcune situazioni un po’ particolari possono creare una serie di dubbi su come debbano essere gestite le tasse e le imposte. Una di queste è costituita dall’immobile ricevuto in eredità, sul quale non sempre è chiaro quando sia necessario versare l’Imu o rientri nei casi di esenzione.
Una delle situazioni più ricorrenti è quella relativa ad un soggetto – unico proprietario di un appartamento – che viene a mancare e l’immobile passa in eredità ai figli. All’interno dell’immobile, però, continua a vivere il coniuge superstite. Nel momento in cui si viene a configurare questo caso, il Comune ha diritto a chiedere l’Imu? La vedova o il vedovo sono tenuti a versare l’imposta?
A fare chiarezza su questo argomento è l’articolo 540 del Codice Civile, attraverso il quale viene disposto che al coniuge del de cuius, anche nel momento in cui dovesse concorrere con altri soggetti all’eredità, spetta automaticamente il diritto di abitazione sull’immobile adibito a residenza familiare. Il coniuge superstite, inoltre, ha diritto ad utilizzare i mobili che arredano lo stesso, anche quando la proprietà degli stessi fosse stata in capo al defunto.
Oltre ad essere acquisito automaticamente, il diritto di abitazione viene acquisito immediatamente: a prevederlo è l’articolo 649 del Codice Civile. Spetta anche quando si è rinunciato all’eredità, una rinuncia che, tra l’altro, esclude dalle responsabilità connesse ad eventuali debiti che siano stati contratti in vita dal coniuge/genitore defunto.
Cosa comporta la rinuncia dell’eredità
Quali sono le conseguenze della rinuncia all’eredità? Nel caso in cui sull’immobile il de cuius avesse dovuto pagare l’Imu – perché per lui non era la prima abitazione, e quindi non rientrava tra i casi di esenzione – il superstite non è tenuto a versare l’eventuale Imu scaduta prima della morte: esercitando questa opzione evita di rispondere dei debiti del defunto. Nel caso, in cui, si dovesse decidere di accettare l’eredità, è tenuto a versare gli arretrati Imu insieme ai figli, in proporzione alle singole quote ereditarie.
Casa ereditata, chi non deve versare l’Imu
Come devono essere gestite le annualità Imu successive alla morte del coniuge? In questo caso è bene chiarire che su un determinato immobile gravitano due diritti concorrenti:
- il diritto di proprietà che deve essere suddiviso tra gli eredi legittimi;
- il diritto di abitazione, il quale spetta al coniuge superstite.
Il coniuge superstite titolare del diritto di abitazione, secondo la giurisprudenza, risulta essere l’unico soggetto passivo dell’Imu sull’immobile che è stato adibito a residenza familiare. A confermare questo orientamento è stata la Corte di Giustizia Tributaria di Secondo grado della Campania attraverso la sentenza n. 5415/2023. Il principio è stato successivamente confermato dalla Corte di Giustizia Tributaria di Primo grado, con la sentenza n. 1735/2023, che ha sancito che il 100% dell’Imu deve essere versato dal coniuge superstite. In altre parole i figli del de cuius sono esclusivamente dei nudi proprietari e come tali risultano essere completamente ed interramenti estranei agli obblighi di versamento dell’Imu.
La posizione del coniuge superstite
A questo punto è necessario fare un’ulteriore considerazione. Nel caso in cui il coniuge superstite dovesse dimorare abitualmente nell’immobile ed avesse deciso di fissare al suo interno la propria residenza, ha la possibilità di beneficiare dell’esenzione Imu. Questo significa, in estrema sintesi, che se anche il coniuge è considerato come l’unico soggetto passivo obbligato a versare l’imposta, nel momento in cui l’immobile diventa abitazione principale nella quale vi risiede abitualmente, ha la possibilità di beneficiare dell’esenzione prevista per la prima casa. Questo tipo di esenzione è sempre applicabile, a meno che l’immobile non faccia parte di quelli considerati come di lusso che appartengono alle categorie catastali A/1, A/8 o A/9.
In altre parole, quando si dovessero venire a configurare la situazione appena descritta, né gli eredi, né il coniuge superstite sono tenuti a versare l’Imu.
Il diritto di abitazione, le precisazioni normative
Con la sentenza n. 15000 del 28 maggio 2021, la Corte di Cassazione ha sottolineato che il diritto di abitazione del coniuge superstite spetta unicamente nel caso in cui l’immobile è adibito a residenza familiare era di proprietà del coniuge defunto in in comune tra il de cuius e il superstite.Non spetta, invece, se la proprietà apparteneva in comunione al coniuge defunto con un soggetto diverso, come, per esempio, un fratello.
Qualora si dovesse venire a verificare questa situazione il coniuge non acquisisce il diritto di abitazione e i figli, in quanto proprietari dell’immobile, devono versare l’Imu.
Obbligo di presentare la dichiarazione Imu
Ricordiamo che nel caso in cui si dovesse ricevere in eredità un immobile, gli eredi non sono tenuti a presentare al Comune una dichiarazione Imu con la quale comunichi il passaggio di proprietà dello stesso. È direttamente l’Agenzia delle Entrate a trasmettere la documentazione di rito con la quale viene comunicato il passaggio di proprietà.
Volendo sintetizzare al massimo, non c’è alcun obbligo a presentare la dichiarazione Imu nel caso in cui gli elementi rilevanti per determinare l’imposta dipendono direttamente dagli per i quali sono applicabili le procedure telematiche attraverso il Modello Unico Informatico (Mui) tramite il quale i notai effettuano la registrazione, la trascrizione, l’iscrizione e l’annotazione nei registri immobiliari, nonché la voltura catastale di atti relativi a diritti sugli immobili.