Quando Vinted è arrivato in Italia, in moltissimi hanno colto l’opportunità di svuotare il proprio armadio, il magazzino o la cantina e fare qualche soldo extra con oggetti inutilizzati. Molti altri ne hanno fatto un business, vendendo sulla piattaforma il proprio artigianato, e altri ancora acquistano a un prezzo ridotto e rivendono a un prezzo maggiorato. Tutti questi comportamenti, alternativi a una vendita occasionale e da “svuota armadio”, sono potenzialmente a rischio sanzione.
Se ti comporti come un negozio, acquisti e rivendi come un negozio, usi i social per sponsorizzare la vendita dei prodotti che sono sulla vetrina di Vinted, allora non sembri un negozio, lo sei. Chi ha fatto di Vinted la propria attività principale potrebbe andare incontro a multe molto elevate nel caso non dichiari tutte le vendite che fa.
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Vendere su Vinted è un reato?
No, vendere su Vinted non è un reato, ma potrebbe diventarlo. Dipende tutto da come si fa e soprattutto da quanto di frequente lo si fa. Ad esempio, acquistare e rivendere a un prezzo maggiorato potrebbe essere un campanello d’allarme che la propria attività possa trasformarsi, agli occhi del Fisco, in un’attività d’impresa abusiva.
Chi invece rivende un bene di proprietà svalutandolo perché usato, anche se per una cifra elevata o superando il limite di vendita, non corre pericoli.
Quando fare attenzione
A fare la differenza non è quindi quanto si guadagna con uno o più prodotti venduti, perché alcuni di questi potrebbero avere un valore superiore al limite stabilito dall’Unione Europea e da Vinted per la segnalazione al Fisco. A fare la differenza è la frequenza della vendita.
Se si vende tutti i giorni, superando i 30 pacchi spediti o i 2.000 euro guadagnati, si potrebbe finire attenzionati. Non si è automaticamente sanzionati, ma potrebbero partire ulteriori controlli per capire se si tratta di un’attività d’impresa abusiva, cioè di un negozio che non paga le tasse sui guadagni e che lavora di fatto in nero.
Cosa succede se si superano le 30 vendite?
Sarà proprio il superamento dei limiti imposti dalla legge, la DAC7, cioè la direttiva Ue per la trasparenza fiscale nell’economia digitale, a diventare un segnale.
I limiti sono:
- 30 vendite in un anno;
- 2.000 euro di guadagno.
Vinted, eBay e qualsiasi altro sito di rivendita di oggetti come questi sono obbligati a segnalare i nomi degli utenti all’Agenzia delle Entrate.
Quali sono le piattaforme che devono comunicare i dati
Secondo la normativa europea, sono obbligati a comunicare i dati dei propri utenti-venditori i gestori di piattaforme digitali che mettono in contatto venditori e utenti.
Si parla di piattaforme come:
- market di beni, per esempio Vinted, eBay, Etsy e Amazon Marketplace;
- piattaforme di locazione breve come Airbnb e Booking;
- applicazioni per servizi e micro-lavori come Fiverr e TaskRabbit;
- sistemi di noleggio mezzi come bike sharing, car sharing e boat sharing;
- app di intermediazione tra privati o professionisti.
Attenzione: restano esclusi i siti, le piattaforme e le applicazioni che non intervengono nel matching, che processano pagamenti puri o che offrono spazi pubblicitari. Per esempio, un portale che pubblica annunci di immobili senza gestire le prenotazioni è escluso dall’obbligo.
Chi deve fare attenzione?
Dall’altra parte, se la piattaforma è obbligata a segnalare un utente, vuol dire che c’è un utente che si sta comportando in una maniera “spia” di un possibile illecito.
Rientrano nei soggetti a rischio chi vende beni come abbigliamento usato su Vinted, oggetti da collezione su eBay o prodotti artigianali su Etsy; ma anche chi offre servizi personali come lavori manuali, copywriter, freelance e chi usa le piattaforme per affittare beni immobili o noleggiare mezzi di trasporto.
Cosa cambia per chi vende online?
Per chi vende online cambia molto con questa nuova direttiva. Un soggetto privato che vende in modo occasionale non ha bisogno di fare alcun cambiamento, ma per tutti gli altri potrebbe essere necessario iniziare a valutare i costi dell’apertura di una partita Iva.
Tutte le categorie e cosa devono fare:
- un privato che vende abitualmente fa reddito d’impresa ed è obbligato all’apertura della partita Iva;
- chi è già un’impresa o ha una partita IVA deve avere tutti i documenti in regola;
- un professionista, come i freelance che offrono i propri servizi sui siti, deve dimostrare il reddito da lavoro autonomo;
- gli host per le locazioni brevi hanno l’obbligo della cedolare secca o di un regime agevolato forfettario con partita Iva.