L’unione doganale è un esempio di integrazione europea, che consente un collegamento con il resto del mondo attraverso il commercio internazionale agevolato. L’unione doganale significa anche che le merci possono circolare liberamente all’interno del mercato unico dell’UE, il più grande spazio integrato del mondo.
Nel 2021, il valore degli scambi commerciali dell’UE con altri paesi ammontava a 4,3 trilioni di euro, ovvero il 14% del commercio mondiale, garantendo occupazione fino a 56 milioni di persone grazie al commercio intra-UE. Le dogane raccolgono 80 miliardi di euro l’anno in dazi doganali, accise e imposta sul valore aggiunto, che contribuiscono a finanziare i bilanci dell’UE e degli Stati membri.
Le dogane sono impegnate quotidianamente nell’applicazione di un corpo normativo sempre più ampio e trasversale, che va dagli standard ambientali a quelli sociali e digitali, plasmando il modo in cui le imprese operano all’interno e al di fuori del mercato unico.
Il loro ruolo è, quindi, fondamentale per controllare quali merci possono entrare ed uscire dall’Unione doganale dell’UE, diventando polo di riferimento strategico per la prosperità economica e la sicurezza dell’Europa.
Le sfide recenti dell’Unione Doganale UE
È forte l’impegno per l’Unione doganale dell’Unione europea nell’affrontare tutta una serie di sfide e adempiere efficacemente a tutti i suoi compiti. In particolare, le dogane hanno:
- assistito ad un aumento degli scambi e in particolare un aumento esponenziale delle spedizioni di basso valore vendute online (e-commerce), che entrano nell’UE ogni anno;
- dovuto dare applicazione ad un numero di norme UE sempre più crescente da applicare alle merci. In particolare, le regole che sostengono le priorità e i valori dell’UE, come la legislazione sui cambiamenti climatici, la protezione ambientale, il lavoro forzato e il controllo delle armi da fuoco;
- sentito fortemente la necessità di dover reagire continuamente ai cambiamenti e alle priorità geopolitiche e di sostenere la gestione delle crisi e l’applicazione delle sanzioni dell’UE.
Anche i processi, i sistemi e la governance delle dogane dell’UE, oggi, risultano essere troppo complesse per consentire un fluido transito delle merci.
Gli importatori dell’UE devono avere a che fare con 27 amministrazioni doganali nazionali e con oltre 111 interfacce e sistemi informatici separati. Si tratta di un sistema costoso e non necessariamente interconnesso. Non esiste una banca dati centrale delle dogane dell’UE o una vigilanza sulla catena di approvvigionamento.
Questa situazione rende l’UE vulnerabile a ogni sorta di rischio: dalla perdita di entrate pubbliche al terrorismo, alle attività criminali e alle frodi, fino all’immissione sul mercato di prodotti pericolosi, cosi’ come vengono ad essere compromessi i valori strategici e la competitività europea a fronte di una serrata concorrenza sleale da parte di operatori non comunitari.
Nel 2022, il gruppo ad alto livello dei saggi sul futuro delle dogane ha chiesto un cambiamento strutturale urgente e ha formulato una serie di raccomandazioni su come rendere l’unione doganale più agile e più coerente.
Infine, una relazione della Corte dei Conti europea, del 2021, chiedeva un’applicazione più uniforme dei controlli doganali e una capacità completa di analisi e coordinamento a livello comunitario.
Il nuovo pacchetto di riforme doganali dell’UE si basa su questo lavoro preparatorio ed è inoltre sostenuto da un’ampia valutazione d’impatto della Commissione, nonché da una consultazione pubblica che ha raccolto le opinioni di tutte le parti interessate.
Cosa propone la Commissione
È necessario, innanzitutto, che l’attenzione delle dogane passi dalla conformità dei singoli invii, a un’attenzione ai problemi e ai rischi dell’intera catena di approvvigionamento, sulla base delle informazioni a disposizione.
Le dogane possono applicare le norme solo quando sanno in anticipo quali merci arrivano e possono decidere se sono necessari interventi e controlli. Sarebbe auspicabile che le procedure relative al monitoraggio e trattamento dei flussi commerciali fossero semplici, accessibili e completamente automatizzate. Le amministrazioni doganali potrebbero, quindi, concentrare le proprie risorse sulla gestione di rischi più mirati.
Questa riforma doganale si pone l’intento di rafforzare, pertanto, la capacità delle dogane di controllare le catene di approvvigionamento e di intervenire, ove necessario; di ridurre le formalità amministrative e la burocrazia superflua, rafforzando, allo stesso tempo, la capacità delle dogane di controllare e fermare le merci che entrano nell’UE quando necessario.
La riforma dell’Unione doganale si fonda su tre pilastri:
- una nuova partnership tra dogane e imprese basata sulla trasparenza e la responsabilità, supportata da un’intelligenza artificiale che va ad elaborare dati, semplificando, se non eliminando del tutto la necessità di dichiarazioni doganali;
- un modello aggiornato di sorveglianza e valutazione del rischio, gestito da una nuova Autorità dell’UE, che aiuti gli Stati membri a concentrare i loro sforzi di controllo laddove è veramente necessario e a far rispettare con puntualità le norme dell’UE;
- un quadro più moderno per il commercio elettronico, che riduce gli enormi livelli di frode nel settore, introducendo una maggiore trasparenza e tranquillità per i consumatori.
Siamo di fronte, quindi, ad una visione nuova, di respiro mondiale, basata sui dati, che semplificherà notevolmente le procedure doganali per le imprese e per gli operatori commerciali più affidabili.
Adottando la trasformazione digitale, la riforma ridurrà le procedure doganali onerose, sostituendo le dichiarazioni tradizionali con un approccio più intelligente.
Allo stesso tempo, le autorità doganali disporranno degli strumenti e delle risorse di cui hanno bisogno per valutare adeguatamente e bloccare le importazioni che comportano rischi reali per l’UE, i suoi cittadini e la sua economia.
La riforma vuole rispondere:
- alle attuali pressioni cui sono soggette le dogane dell’UE, tra cui un enorme incremento dei volumi commerciali, in particolare, derivanti dal commercio elettronico
- il rapido aumento delle norme dell’UE, che devono essere verificate alle frontiere
- l’evoluzione delle realtà e delle crisi geopolitiche.
Renderà il quadro doganale adatto a un’era più verde e digitale e contribuirà a un mercato unico più sicuro e competitivo.
La riforma semplifica e razionalizza gli obblighi di dichiarazione doganale per gli operatori, riducendo i tempi necessari per completare i processi di importazione, grazie a un’unica interfaccia europea e facilitando il riutilizzo dei dati.
La riforma risulta in linea con la promessa della presidente Ursula von der Leyen di far avanzare le dogane dell’UE al livello successivo e si basa in particolare sulle raccomandazioni formulate nel 2022 dal gruppo di saggi sul futuro delle dogane.
Partenariato nuovo e innovativo tra Dogane e Imprese
Questa riforma mira a realizzare un’unione doganale più semplice, più intelligente e più sicura. Essa istituirà un quadro di cooperazione più efficiente ed efficace in termini di costi, basato sulla gestione dei rischi dell’UE e su un nuovo partenariato tra le autorità doganali dell’UE e tra le dogane e le imprese.
Nell’ambito dell’Unione doganale dell’UE riformata, gli operatori saranno in grado di fornire le informazioni alle Dogane sulle loro importazioni ed esportazioni direttamente tramite un’unica interfaccia: l’EU Customs Data Hub.
Anche i diversi soggetti coinvolti nello spostamento delle merci, come i trasportatori o gli operatori di magazzino, inseriranno informazioni pertinenti sulla circolazione di tali merci tramite il nuovo strumento. Informazioni stabili sulle catene di approvvigionamento, che non dovrebbero cambiare nel breve termine, possono essere fornite una volta e riutilizzate per importazioni o esportazioni successive.
Nel tempo, questo processo si svilupperà e si alimenterà in un contesto di interesse sempre più globale e trasversale.
L’attuale sistema fa sì che i diversi attori spesso si occupino delle formalità doganali per le merci che entrano o escono dall’UE e non è necessariamente facile sapere chi è l’importatore o l’esportatore.
Nel nuovo sistema ogni spedizione di merci sarà collegata a un’impresa o a una persona nell’UE che è responsabile del rispetto dei pagamenti dei dazi e delle norme sui prodotti.
Gli importatori e gli esportatori saranno gli unici responsabili del pagamento dei dazi e delle imposte applicabili e della conformità delle merci secondo la legislazione UE.
Cos’e’ l’EU Customs Data Hub (Centro doganale digitale europeo)
Il nuovo EU Customs Data Hub, ovvero il Centro doganale digitale europeo, sarà il motore della riforma dell’unione doganale.
Sosterrà e semplificherà i processi doganali degli operatori, rafforzando, nel contempo, la vigilanza e l’analisi dei rischi per le autorità.
Le imprese forniranno informazioni alle dogane direttamente tramite l’hub, anziché attraverso più sistemi nazionali. Se ricorreranno le condizioni, i dati potranno essere forniti una volta e riutilizzati per importazioni o esportazioni successive.
Le imprese beneficeranno, quindi, di procedure doganali semplificate e di costi di conformità ridotti, offrendo al contempo vantaggi analoghi alle autorità.
L’EU Customs Data Hub, sviluppato e gestito centralmente dall’Autorità Doganale dell’UE, sostituirà l’infrastruttura IT esistente negli Stati membri dell’UE, facendo risparmiare fino a 2 miliardi di euro all’anno in costi di sviluppo e manutenzione IT.
Insieme a questi risparmi a livello nazionale, le autorità avranno accesso a una panoramica a 360 gradi delle singole catene di approvvigionamento.
Con queste informazioni e il sostegno dell’autorità doganale dell’UE, gli Stati membri saranno in grado di effettuare una valutazione del rischio più mirata e di concentrare i controlli doganali laddove sono più necessari.
Tutti gli Stati membri avranno accesso agli stessi dati, in tempo reale, basati su un nuovo mix di apprendimento automatico, intelligenza artificiale e intervento umano, e saranno in grado di mettere in comune le informazioni e concentrare i loro sforzi su controlli più efficaci e identificare i rischi prima che le merci partano per l’UE.
Le dogane saranno, inoltre, meglio attrezzate per proteggere la sicurezza di tutti i cittadini dell’UE e sostenere le priorità e i valori strategici comuni dell’UE, come i diritti umani globali e la lotta al cambiamento climatico.
Le informazioni fornite dalle imprese nell’EU Customs Data Hub saranno, anche, utilizzate per l’analisi dei rischi a livello UE e nazionale. Utilizzando una combinazione di deep learning, le dogane saranno in grado di estrarre i dati dal Customs Data Hub per rilevare e prevenire i rischi in tempo reale. Il Data Hub garantirà che le autorità nazionali abbiano una visione d’insieme completa quando si tratta di circolazione delle merci all’interno e all’esterno dell’UE, consentendo di agire tempestivamente e puntualmente, senza dispendio di energie.
Mentre l’autorità doganale dell’UE sarà responsabile della gestione dei rischi e delle crisi dell’UE, anche le autorità a livello UE, come l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), l’Ufficio del procuratore europeo (EPPO), Europol e Frontex avranno accesso al Centro dati doganali dell’UE, rafforzandone sostanzialmente le capacità analitiche. Ciò contribuirà a costruire una panoramica dei rischi a livello europeo, consentendo di affrontare le questioni in tutta l’UE, indipendentemente dal luogo in cui le merci entrano.
Il Data Hub sarà aperto per le spedizioni di e-commerce nel 2028 e a tutte le altre forme di commercio nel 2032, portando benefici immediati, semplificazioni e risparmi per queste aziende.
Gli operatori “Trust&Check”
Sulla base del programma di successo realizzato per gli Operatori Economici Autorizzati (AEO), un gruppo specifico di operatori ‘Trust & Check’ sarà creato a partire dal 2032.
Questi operatori offrono la massima trasparenza delle loro catene di approvvigionamento. A determinate condizioni, potranno, persino, importare merci senza necessità di alcun intervento doganale attivo e senza oneri amministrativi. Una revisione nel 2035 valuterà se questa possibilità può essere estesa a tutti gli operatori. Nulla cambierà per quanto riguarda il livello di dettaglio che gli importatori dovranno fornire alla dogana. Le informazioni saranno semplicemente fornite e analizzate in un modo diverso, più efficiente.
Si tratta di un sistema che potenzia e rafforza l’attuale operatore economico autorizzato dell’UE (AEO). Gli operatori Trust and Check dovranno rispettare criteri rigorosi, tra cui una fedina penale pulita, un elevato livello di controllo delle loro operazioni e della catena di fornitura e la prova di solvibilità finanziaria. Essi dovranno anche collegare e fornire reali dati temporali relativi al trasporto delle loro spedizioni e la prova della loro conformità a tutti i requisiti pertinenti attraverso il centro dati doganali dell’UE. Ciò fornirà alle dogane dell’UE una panoramica completa della catena di approvvigionamento per questi operatori, che può essere analizzata in tutto o in parte in qualsiasi momento.
Se soddisfano queste condizioni potranno importare merci senza bisogno di un intervento doganale attivo. Potranno, inoltre, monitorare autonomamente la conformità delle loro merci e pagare i dazi periodicamente, senza presentare dichiarazioni doganali per ogni spedizione. Le informazioni stabili sulle catene di approvvigionamento che non dovrebbero cambiare nel breve termine possono, quindi, essere fornite una sola volta e riutilizzate per importazioni o esportazioni successive.
Le dogane saranno in grado di effettuare analisi dei rischi e di verificare le informazioni su base continua e prevedibile su tutta la catena di approvvigionamento e richiedere un’ispezione ogni volta che lo ritengano necessario. La qualità, la coerenza e l’accuratezza delle informazioni ricevute consentiranno di monitorare e valutare l’affidabilità dell’operatore. Se necessario, le autorità doganali possono revocare l’autorizzazione Trust and Check se un’azienda non soddisfa più i criteri o in caso di cattiva condotta.
Dal 2032, i Trust & Check Trader avranno un’unica amministrazione doganale come partner, invece di trattare con un massimo di 27 amministrazioni doganali nazionali.
Fermare le merci non sicure o non conformi
Data la grande quantità di merci che entrano ed escono dall’UE, le autorità doganali si affidano già a tecniche di gestione del rischio per decidere quali merci controllare o ispezionare. Esse valutano le spedizioni in base a diversi criteri e prendono di mira le merci che minacciano la sicurezza dell’UE e dei suoi cittadini, gli interessi dei commercianti e gli interessi finanziari dell’UE.
Attualmente gli Stati membri valutano e gestiscono i rischi attraverso sistemi e dati nazionali, senza supervisione della catena di approvvigionamento a livello dell’UE. Non esiste una panoramica a livello UE delle spedizioni, degli operatori o delle catene di approvvigionamento, a fini di gestione e controllo dei rischi. Non esiste nemmeno un approccio a livello europeo per valutare il rischio di importazioni fraudolente, che possono rappresentare una minaccia per la salute dei consumatori dell’UE e danneggiare il bilancio dell’UE.
Questa riforma modificherà il modo in cui vengono effettuate la valutazione del rischio, la gestione e la definizione delle priorità, in modo che i controlli doganali siano più mirati ed efficaci in ogni punto di ingresso nell’UE.
Introdurrà una maggiore collaborazione tra le autorità doganali a livello UE, consentendo loro di mettere in comune risorse e competenze e scambiare informazioni in tempo reale, per controlli più efficienti alle frontiere dell’UE. Le autorità nazionali avranno accesso, tramite il centro dati doganali dell’UE, a informazioni complete e in tempo reale che consentano loro di concentrare le ispezioni e le azioni laddove è più necessario.
Il nuovo regime consentirà inoltre la condivisione delle informazioni e l’analisi comune dei rischi tra le autorità doganali e non doganali, quali le autorità di vigilanza del mercato, le autorità incaricate dell’applicazione della legge, le autorità di gestione delle frontiere e le autorità fiscali.
L’autorità doganale dell’UE
Una nuova autorità doganale dell’UE presiederà l’EU Customs Data Hub. La nuova autorità doganale dell’UE sarà un’agenzia decentrata, che metterà in comune le competenze e le risorse degli Stati membri e della Commissione.
L’autorità doganale dell’UE gestirà la valutazione del rischio a livello dell’UE, utilizzando i dati costantemente aggiornati nel centro dati doganali dell’UE. L’autorità doganale dell’Unione europea analizzerà continuamente i dati e raccomanderà agli Stati membri di fermare alla frontiera le merci che presentano un rischio. Ciò creerà una frontiera esterna effettivamente comune per le merci.
Sarà fondamentale per affrontare i cd. acquisti alle frontiere, quando operatori commerciali senza scrupoli si rivolgono all’anello più debole della frontiera esterna dell’UE per immettere le loro merci nel mercato unico. Le autorità doganali nazionali continueranno a svolgere la loro analisi nazionale dei rischi in base alle loro esigenze specifiche.
L’autorità doganale dell’UE coordinerà anche la gestione delle crisi. Essa svilupperà e applicherà protocolli e procedure per diversi scenari di crisi, come le emergenze di sanità pubblica, le catene di approvvigionamento interrotte o bloccate o l’applicazione delle sanzioni UE.
L’autorità doganale dell’UE sarà anche il contatto doganale centrale per le autorità non doganali (sorveglianza del mercato, applicazione della legge) incaricate di preservare l’integrità del mercato unico.
E-commerce più semplice e trasparente
La straordinaria crescita del commercio elettronico negli ultimi anni ha portato a un numero esponenziale di piccoli colli, contenenti beni di scarso valore, che entrano nell’UE, ognuno dei quali deve essere accompagnato da una dichiarazione doganale individuale dall’entrata in vigore delle nuove norme IVA per il commercio elettronico del 2021.
Nel 2022, ad esempio, sono state depositate quasi 1 miliardo di dichiarazioni doganali per merci di basso valore. Mentre le autorità e i funzionari nazionali stanno facendo del loro meglio per valutare e controllare questi flussi al fine di raccogliere le tasse e garantire la conformità, è diventato chiaro che gli enormi volumi di e-commerce stanno testando i limiti delle dogane.
Allo stesso tempo, il commercio elettronico è diventato estremamente soggetto a frodi a causa dell’attuale esenzione dai dazi doganali per le merci di valore inferiore a 150 euro.
Le stime mostrano che il 65% dei pacchi che entrano nell’UE è deliberatamente sottovalutato nella dichiarazione in dogana per beneficiare di questa esenzione a spese delle imprese dell’UE, in particolare le PMI, che hanno difficoltà a competere con i conseguenti prezzi di vendita più bassi. Inoltre, l’attuale esenzione incoraggia i venditori a suddividere le spedizioni più grandi in pacchi più piccoli quando le inviano nell’UE, contribuendo ulteriormente a creare condizioni di disequilibrio per le imprese dell’UE e aumentando gli imballaggi e le emissioni nocive.
Infine, il modo in cui i dazi doganali e l’IVA sono addebitati sui beni online non UE può causare difficoltà per i consumatori UE. L’acquirente è attualmente considerato l’importatore in questa situazione. Ciò significa che l’acquisto online al di fuori dell’UE può essere accompagnato da una mancanza di trasparenza, documenti inattesi e costi nascosti.
Per la prima volta, le piattaforme online che vendono merci nell’UE diventeranno il cd. “presunto importatore”. Le piattaforme saranno, quindi, responsabili di garantire che i dazi doganali e l’IVA siano pagati all’acquisto e di trasferire queste entrate al loro Stato membro di registrazione.
I consumatori dell’UE non si troveranno più di fronte a costi nascosti quando arriverà il pacco. Inoltre, non saranno più considerati importatori delle merci ordinate online da paesi terzi.
Le piattaforme saranno il primo settore a registrare le proprie vendite nell’EU Customs Data Hub, a partire dal 2028, fornendo alle dogane una panoramica immediata delle merci dei paesi terzi vendute online ai consumatori nell’UE.
Dal 2028, quindi, la prima iterazione dell’EU Customs Data Hub consentirà alle piattaforme che vendono nell’UE di inviare informazioni mirate alle dogane su tutte le loro vendite. Ciò significa che non sarà necessaria una dichiarazione in dogana per ogni pacco specifico. Ma con una panoramica completa dei pacchi, le dogane saranno in una posizione migliore per far rispettare i requisiti fiscali e di prodotto attraverso l’analisi della gestione del rischio. Se la dogana incontra un problema relativo a un pacco specifico può fermarlo e indagare ulteriormente. Il nuovo sistema aiuterà anche a scoprire problemi più sistemici e darà ai consumatori dell’UE la fiducia che i prodotti che acquistano non danneggeranno loro o le loro famiglie.
L’attuale esenzione dal dazio doganale per le merci di valore inferiore a 150 euro sarà abolita. Ciò significa che il dazio sarà addebitato su ogni singolo prodotto venduto online nell’UE. L’abolizione di questa soglia contribuirà a ridurre le frodi derivanti dalla sottovalutazione delle merci che entrano nell’UE. Inoltre, scoraggerà i venditori dal dividere le grandi spedizioni in piccoli pacchetti per beneficiare dell’esenzione.
Il calcolo dei dazi sulle merci acquistate al di fuori dell’UE sarà tuttavia molto più semplice. Un nuovo sistema di classificazione faciliterà alle autorità doganali l’identificazione delle merci ai fini del calcolo dei dazi doganali, riducendo così i ritardi causati dall’elevato volume di piccoli imballaggi.
L’operatore potrà scegliere tra il metodo di calcolo tradizionale o un metodo semplificato, basato su un sistema di bucketing a 4 livelli con rispettive aliquote ad valorem del 5% (es. per giocattoli, ombrelli), 8% (es. per prodotti in seta, ceramica), 12% (es. borse in pelle, vestiti) e il 17% (ad es. per le calzature). Un sistema simile è già stato messo in atto da altri partner internazionali, come il Canada.
Nel complesso, il nuovo regime di e-commerce su misura dovrebbe portare entrate doganali aggiuntive per un miliardo di euro all’anno.
Le proposte legislative saranno trasmesse per accordo al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea e per consultazione al Comitato economico e sociale europeo.