Criptovalute tracciate dall’Agenzia delle Entrate in tutta Europa dal 2026

Criptovalute sotto la lente d'ingrandimento dell'Agenzia delle Entrate, che da gennaio controllerà ogni loro movimento in tutta Europa

Pubblicato:

Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Maggiore trasparenza fiscale. È questa la parola d’ordine connessa con le criptovalute e la loro gestione ai fini della presentazione della dichiarazione dei redditi: la lotta all’evasione fiscale, in Europa, passa anche attraverso i nuovi strumenti di investimento. Il Governo italiano si prepara a recepire la Direttiva europea Dac 8 (o più correttamente la direttiva 2226/2023), grazie alla quale verranno modificate in modo radicale le regole per condividere in modo automatico le informazioni tra i vari Paesi che fanno parte dell’Unione europea.

Dal 1° gennaio 2026 l’Agenzia delle Entrate inizierà a ricevere dati dettagliati e precisi sui redditi da lavoro e pensioni, ma anche sugli investimenti effettuati all’estero in beni immobiliari e criptovalute. L’aggiornamento delle informazioni, che verrà effettuato annualmente, risponde a una logica ben precisa: scoprire chi utilizza questi strumenti per nascondere dei redditi al Fisco.

Uno dei cuori pulsanti della riforma è costituito dall’obbligo di comunicazione in capo agli exchanger di criptovalute, che dovranno trasmettere informazioni granulari sulle operazioni che vengono effettuate dai contribuenti. Sono previste delle sanzioni particolarmente salate per quanti non dovessero adempiere a questo obbligo, che possono arrivare al blocco dell’operatività.

Cosa prevede la Direttiva Dac 8 tra Paesi Ue

A seguito dell’adozione della Direttiva Dac 8 verranno implementati in modo decisivo gli strumenti di scambio automatico d’informazioni fiscali tra i Paesi che fanno parte dell’Unione europea. Fino a questo momento ogni singolo Stato membro aveva la possibilità di scegliere tra due tipologie diverse di reddito da comunicare.

A partire dal prossimo anno, invece, diventerà obbligatorio comunicare una serie di dati, tra i quali rientrano:

Indubbiamente la grande novità del momento è l’ingresso delle criptovalute nel sistema di reporting europeo. Con questa mossa si sono voluti chiudere alcuni buchi normativi che erano rimasti aperti nel corso degli ultimi anni.

Perché è necessaria una stretta per le criptovalute

Si può dire, in un certo senso, che fino a questo momento le criptovalute erano rimaste in una sorta di zona grigia: i vari Paesi, sostanzialmente, avevano pochi obblighi informativi e c’era una scarsa omogeneità tra i diversi Paesi membri.

A partire dal prossimo anno, però, tutto è destinato a cambiare: i soggetti che forniscono i servizi legati alle criptovalute – stiamo parlando degli exchanger, in altre parole – hanno l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate:

Le informazioni che dovranno essere comunicate sono molto più complete rispetto a quelle che sono previste dal Common Reporting Standard (CRS) e vanno oltre le raccomandazioni che sono state diffuse dal Gafi, l’organismo internazionale che vigila su antiriciclaggio e trasparenza.

Quali sanzioni rischiano gli exchanger

Gli operatori in criptovalute devono ottenere l’autorizzazione prevista dalla normativa Micar entro il prossimo 31 dicembre 2025. L’obbligo vale per i nuovi entranti, ma anche quanti operano già rispettando le regole italiane Oam.

A partire dal prossimo anno, poi, scattano anche gli obblighi di adeguata verifica fiscale e antiriciclaggio sui clienti. In altre parole gli exchanger dal 1° gennaio 2026 dovranno:

Quanti non dovessero rispettare questi obblighi è sanzionabile con multe che oscillano tra 1.500 e 15.000 euro per ogni violazione. Le multe sono cumulabili, questo significa che ogni singolo errore può costare realmente caro.

A essere coinvolti dalle novità sono anche i clienti. Nel caso in cui dovessero ignorare due solleciti a fornire o correggere le informazioni fiscali richieste, verrà bloccata qualsivoglia tipologia di operazione sulla piattaforma.

Quali criptovalute entrano nel mirino

Uno dei passaggi più delicati di tutta la riforma riguarda la classificazione delle cripto-attività, che non vengono considerate tutte uguali dal legislatore europeo. Stando a quanto prevede la normativa Micar, è necessario distinguere almeno due categorie:

La distinzione che abbiamo visto fino a questo momento è molto importante: fa in modo che si acceda a dei regimi di trasmissione differenti. Gli intermediari dovranno prestare la massima attenzione a inquadrare ogni prodotto offerto nell’elenco corretto, per evitare degli errori formali, che potrebbero avere degli impatti fiscali differenti per gli utenti.

Da un punto di vista prettamente pratico, questo significa che quanti stiano gestendo o distribuendo dei token devono riuscire ad allinearsi in modo perfetto con le definizioni che sono state introdotte a livello europeo, proprio perché ogni differente asset richiede una cornice normativa differente.

In quale modo devono muoversi operatori ed utenti

Il tempo a disposizione per mettersi in regola non è molto. Per essere in regola, gli exchanger dovranno:

Anche gli utenti devono essere parte attiva di questo processo:

A partire dal prossimo anno le criptovalute non sono più un terreno esente da controlli: la realtà è destinata a cambiare da qui alla fine dell’anno.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963