Quasi pronta la versione definitiva del decreto attuativo della riforma fiscale relativa alle sanzioni. L’obiettivo è quello di passare in rassegna e rivedere tutte le conseguenze per chi non è in regola con i propri obblighi con l’Agenzia delle Entrate: amministrativi, tributari e penali.
I tempi del decreto
Si attende lunedì 20 maggio per l’ultima versione del decreto. Dovrebbe esserci spazio per l’approvazione durante il nuovo consiglio dei ministri. In seguito ci saranno ulteriori step e, in seguito, verrà ovviamente garantito un lasso di tempo bastevole per garantire a ogni cittadino le azioni del caso prima dell’applicazione vera e propria a settembre 2024.
Per ulteriori step si intende l’arrivo di altri nove Testi unici, per i quali la consultazione pubblica è ormai conclusa. Un processo che ha condotto a 218 osservazioni, proposte di modifiche e suggerimenti. Il tutto giunto da differenti figure, come addetti ai lavori, docenti universitari, professionisti e imprese.
In nessun caso il governo di Giorgia Meloni mira a superare la soglia della pausa estiva. Il tutto andrà concluso ben prima, concedendo poi più tempo per l’entrata in vigore.
Cosa prevede la riforma del Fisco
Questo è il nono decreto attuativo della delega fiscale, come ricordato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo. In questo caso si procede a “intervenire sulle sanzioni tributarie, sia amministrative che penali”.
Si procederà con una riduzione da un quinto a un terzo delle amministrative. Ciò avvicinerà l’Italia ai parametri dell’Unione europea, ha sottolineato “introducendo un principio di maggiore proporzionalità”.
Per quanto riguarda le sanzioni penali, invece, l’esecutivo procederà ad “adeguare le norme relative alla non punibilità agli indirizzi emersi dalla giurisprudenza, aiutando chi non può pagare per cause di forza maggiore, chi decide comunque di mettersi in regola, anche attraverso la rateizzazione, pagando l’intera imposta, le sanzioni (ridotte) e gli interessi”.
La trasformazione del sistema, però, non si limita a questo. Si sta lavorando a una possibile distinzione per quanto riguarda i meccanismi di riscossione. Di fatto i soggetti disposti a saldare l’intero dovuto entro una certa data potranno beneficiare di una riduzione della sanzione.
La prospettiva sarebbe quella di ridurre la dimensione quantitativa della sanzione, garantendone al tempo stesso la certezza dell’applicazione. Ciò al fine di contrastare un nuovo tipo di evasione. La tendenza non sembra più quella di nascondere i propri guadagni (per quanto tale piaga esista eccome), bensì omettere i pagamenti, così da programmare l’evasione e di fatto dettare i tempi al Fisco (magari in attesa di una sanatoria).
Al tempo stesso, però, l’omissione di pagamento, con accettazione delle sanzioni connesse ai ritardi accumulati, rappresentano anche un grido d’aiuto che l’esecutivo promette di ascoltare. Ciò attraverso opzioni di rateizzazioni e possibilità d’accordo e dialogo con l’Agenzia delle Entrate.
Al tempo stesso nel mirino c’è la chiara volontà di dare maggior certezze sulle sanzioni applicabili a crediti d’imposta inesistenti e non spettanti.
Due le categorie per gli inesistenti:
- assenza di requisiti oggettivi o soggettivi (sanzione al 70%);
- attuazione di frodi (sanzione dal 105 al 140%).
A ciò si aggiungono ipotetiche quattro categorie con sanzioni più contenute, al 25%:
- assenza di ulteriori requisiti o elementi qualificativi;
- mancato rispetto delle modalità previste dalla normativa;
- uso per una cifra eccedente a quella prevista;
- inosservanza degli adempimenti amministrativi previsti.