Tre anni di guerra in Ucraina, cosa succederà adesso?

Dal 24 febbraio 2022 si è passati dall'invasione alla resistenza alla guerra di trincea. Ora Ucraina e Ue saranno le vittime sacrificali di un allineamento tra Putin e Trump?

Pubblicato: 24 Febbraio 2025 08:41

Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

L’Ucraina non potrà decidere da sola del suo futuro. È questa l’amara verità che emerge nel terzo anniversario dell’invasione russa su larga scala. La seconda amministrazione Trump ha impartito una svolta ai negoziati e all’intero sistema europeo. Al punto che i destini di Kiev e Bruxelles sono giunti a incrociarsi nella stanza degli scontenti, per non dire dei perdenti.

L’inedito allineamento tra Washington e Mosca sull’inconsistenza di Ucraina e Ue al tavolo delle trattative pone pesanti e nuove incognite sugli scenari futuri. Cosa ne sarà del nostro pezzo d’Occidente dopo l’imminente tregua delle armi?

A che punto sono la guerra e i negoziati

L’Ucraina è cambiata radicalmente rispetto a tre anni fa. La parte orientale è un mare di macerie, terra brulla, bunker, trincee, mine e scheletri d’armamenti. La devastazione ha annerito il giallo della bandiera nazionale, che sta a simboleggiare il grano che cresce sotto l’azzurro cielo.

Ma lo spirito degli ucraini non è stato abbattuto. Nelle città a Ovest del fronte di guerra, rimasto pressoché immobile lungo la linea di Donetsk e Lugansk nell’ultimo anno, i cittadini cercano di tornare a una qualche normalità. A Kiev le strade brulicano di auto e persone, che camminano con le buste della spesa quasi incuranti delle sirene che puntuali risuonano. Un aspetto della quotidianità, ormai.

Dal punto di vista militare non ci sono novità consistenti. Il fronte è congelato e nei giorni immediatamente precedenti il terzo anniversario di guerra si è vista un’intensificazione del lancio reciproco di droni. Le vere novità si sono avute nelle ultime due settimane, con Donald Trump che ha scelto di offrire concessioni a Vladimir Putin ancor prima di ufficializzare i negoziati. Negoziati che erano già partiti a dicembre, prima dell’insediamento alla Casa Bianca, e in gran segreto, come vuole la prassi della diplomazia.

Intendiamoci: non è stata una decisione presa solo da Trump, dato che gli apparati statunitensi (Cia e Pentagono su tutti) hanno deciso di aprire alla Russia e congelare il conflitto. Anche a costo di ridimensionare molto il supporto all’Ucraina e di destabilizzare l’Unione europea. Un rischio non da poco, visto che il curriculum di Putin dimostra che rispetta la forza, ma considera le concessioni come un segno di debolezza.

Ucraina fuori dalla Nato e Stati Ue in cerca d’autore

La concessione più cara offerta alla Russia è la neutralità dell’Ucraina. Il motivo del contendere, praticamente. Proprio alla vigilia del terzo anniversario di guerra, Volodymyr Zelensky si è visto costretto ad accettare di dimettersi se mai il Paese dovesse entrare nella Nato. Circostanza già prima di Trump molto complicata, in cambio della quale l’Ucraina sarà associata in qualche forma all’Ue. Il presidente americano ha ribadito che nessun soldato americano metterà piede in Ucraina, compiacendo Putin. Peccato che nel Paese sia presente proprio la Nato e sia attiva la Cia, nell’ovvio silenzio generale.

Il punto è però un altro: l’Ucraina è apparsa sempre più come una vittima sacrificale dell’ultimo tentativo degli Usa di porre un argine alla proiezione della Cina verso l’Europa. Tre anni di guerra hanno invece rilanciato l’alleanza Mosca-Pechino, mostro a due teste che minaccia gli interessi americani nel continente più strategico del mondo. E ora Washington vuole congelare il conflitto ucraino per concentrarsi sul contenimento della Cina a Taiwan e nell’Indo-Pacifico.

Già da mesi, in vista dei tre anni di guerra, l’Unione europea era pronta a colpire la Russia nell’unico modo consentito: applicando sanzioni. L’ultimo pacchetto, il sedicesimo, sarebbe stato il più consistente di tutti. Ma il cambio di postura degli Stati Uniti ha cambiato le carte in tavola e l’unica strategia d’aggressione europea si è sbriciolata in un attimo.

Impossibilitata per ragioni strutturali a sviluppare una Difesa comune , con tanto di esercito, l’Ue si è risvegliata da un lungo sonno in cui ha esercitato solo sudditanza nei confronti degli egemoni americani. L’Occidente ha avuto tre anni per porre fine alla guerra della Russia contro l’Ucraina a favore di quest’ultima. Kiev ha implorato più armi e munizioni, ma né l’Europa né gli Stati Uniti hanno provveduto e anzi spesso hanno posto limiti rigidi a ciò che l’Ucraina poteva fare con le forniture. E ora si raccoglieranno i frutti di questo atteggiamento. Col Caucaso pronto a esplodere, poco più sotto.

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