Hamas libera gli ostaggi e occupa Gaza, l’accordo per la tregua passa alla fase 2

Hamas è pronta a liberare gli ostaggi ma sembra ancora lontana dal consegnare le armi, i prossimi passi del piano di pace e le insidie che potrebbero farlo saltare

Pubblicato:

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Nella mattinata del 13 ottobre è avvenuta la liberazione dei primi sette ostaggi israeliani detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza, come parte dell’accordo raggiunto tra le due parti sulla tregua. Israele si prepara ad accoglierli, mentre il presidente americano Donald Trump è in volo per Tel Aviv.

Con gli ostaggi liberi, l’accordo per la tregua dovrebbe passare alla fase due, che prevede il ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gazae la creazione di un nuovo governo per la regione, “apolitico e tecnocratico”, che guidi la ricostruzione sotto il controllo del “Consiglio di Pace” presieduto da Trump. Le incognite, però, sono ancora molte.

Hamas pronta a liberare gli ostaggi

Nella serata di domenica 12 ottobre l’emittente araba Al-Jazeera ha riportato che Hamas aveva radunato tutti gli ostaggi da riconsegnare a Israele, come parte della tregua elaborata dagli Stati Uniti. I primi rilasci sono avvenuti nella mattinata di oggi, 13 ottobre, in diversi punti della Striscia di Gaza. Sette persone sono state consegnate alla Croce Rossa.

Nel frattempo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è partito da Washington. Raggiungerà Israele attorno alle 9:00 del mattino del 13 ottobre (ora locale). Ha in programma l’incontro con le famiglie degli ostaggi e, forse, far visita in ospedale ai primi tra loro che saranno liberati. Il viaggio di Trump proseguirà poi in Egitto, a Sharm El-Sheikh, dove si terrà la cerimonia per celebrare l’accordo di pace.

↓ Espandi ↓

La fase due del piano per Gaza

Dall’inizio del cessate il fuoco, Israele ha iniziato a ritirare i propri soldati da Gaza e ha concesso ad alcuni camion di aiuti umanitari di entrare nella Striscia. Con il rilascio degli ostaggi comincia la seconda fase del piano, che dovrebbe portare alla stabilizzazione della Striscia di Gaza. I prossimi passi prevedono:

Durante la ricostruzione i civili gazawi potrebbero lasciare la Striscia, ma non dovrebbero essere obbligati a farlo. Il piano prevede la realizzazione di proposte per lo sviluppo della regione. In passato Trump ha spesso parlato di Gaza come la “Riviera” del Medio Oriente, aprendo alla possibilità che la Striscia diventi una località turistica.

Le incognite sul piano di pace

Ci sono ancora però diversi punti delicati e poco chiari del piano per la pace a Gaza. Il primo problema riguarda Hamas. Il gruppo palestinese dovrebbe essere escluso dal futuro governo e consegnare le armi. Dopo il ritiro dei soldati israeliani, però, ha subito occupato con 7.000 miliziani le zone abbandonate, avviando una resa dei conti interna che ha già causato diversi morti.

I primi aiuti consegnati nella Striscia di Gaza

L’accordo, inoltre, non specifica i tempi del ritiro dei soldati israeliani dalla Striscia di Gaza. Questo concede di fatto a Tel Aviv la possibilità di rimandare a data da destinarsi la fine dell’occupazione dei territori palestinesi. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha già detto che Israele continuerà a opporsi, anche dopo la conclusione del piano di pace, al riconoscimento dello Stato di Palestina.

Durante le dichiarazioni successive alla firma dell’accordo, sia Trump sia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sono stati chiari. Se Hamas non dovesse rispettare una qualsiasi parte del piano di pace, l’esercito di Israele sarebbe autorizzato a riprendere l’offensiva sulle città della Striscia di Gaza e a “finire il lavoro”.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963