Mentre il governo di Giorgia Meloni sta compiendo una vera e propria corsa contro il tempo per approvare entro il 31 dicembre la sua prima legge di Bilancio, tra le forze politiche cresce lo scontro che riguarda le forniture militari che il nostro Paese sta inviando all’Ucraina dopo lo scoppio della guerra con la Russia.
In particolare, ad accusare il nuovo esecutivo è Giuseppe Conte, che nelle scorse settimane ha aumentato gli attacchi diretti contro il ministro Guido Crosetto. Nello specifico, il capo del Movimento 5 stelle ha accusato il titolare della Difesa di scarsa trasparenza nei confronti del Parlamento in merito alla gestione degli armamenti e alle forniture garantite a Kiev per il prosieguo del conflitto con Mosca.
Lo scontro sugli aiuti militari all’Ucraina e la richiesta di rendere pubblici i decreti del governo
I toni della querelle si sono inaspriti negli ultimi giorni dopo che la presidente del Consiglio ha annunciato l’approdo in Aula a dicembre di un nuovo decreto – il sesto da quando il Cremlino ha invaso il territorio ucraino lo scorso 24 febbraio – per definire un set di aiuti da inviare al presidente Volodymyr Zelensky. L’obiettivo della premier, in accordo con gli alleati della Nato e con l’Unione europea, è quello di continuare a supportare le truppe ucraine impegnate nella difesa dei territori occupati dall’armata russa.
In attesa che il provvedimento venga discusso alla Camera e al Senato (i tempi sono incerti proprio a causa del fitto calendario della manovra economica), alcune delle forze di opposizione hanno deciso di avallare la linea della maggioranza: in particolare, Partito Democratico e Terzo Polo hanno presentato due mozioni molto simili a quelle del centrodestra chiedendo che venisse rinnovato l’impianto utilizzato dal precedente governo di Mario Draghi.
In sostanza, il governo di Giorgia Meloni viene autorizzato a cedere “mezzi, materiale ed equipaggiamenti militari in favore dell’Ucraina” dopo aver ricevuto un “atto di indirizzo” da parte delle Camere. In questo modo, l’esecutivo potrà continuare ad inviare armi a Kiev tramite semplici decreti interministeriali, il cui contenuto verrà girato al Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) per poi rimanere segreto.
Quanto valgono le armi inviate dall’Italia e quali sono gli strumenti forniti all’Ucraina
È questo il punto che ha fatto infuriare il leader dei cinquestelle, spingendolo a descrivere il governo come “guerrafondaio”. L’ex premier ha chiesto all’esecutivo di “mettere la faccia” sulla propria strategia militare, rendendo pubblici i contenuti dei decreti per l’invio di armi alla resistenza ucraina.
Dai dati raccolti in questi dieci mesi, si vede come l’Italia abbia assicurato forniture a Kiev per un valore stimato fra i 300 e i 500 milioni di euro (fonti Nato). Nel pacchetto di aiuti di artiglieria pesante ci sono sicuramente i moderni obici da 155 mm e i cannoni dello stesso calibro del Fh70. Ma sono stati fotografati sul terreno di scontro anche i missili spalleggiabili Stinger, oltre ai veicoli e ai cingolati per il trasporto delle truppe.
Infine, fanno parte dei pacchetti di aiuti finora varati anche diverse voci che riguardano l’artiglieria leggera, tra cui – come riportato dal Corriere della Sera – anche le mitragliatrici Browning M2 di produzione americana. Tra le novità attese nel provvedimento del nuovo governo, si ipotizza anche l’aggiunta di diversi sistemi anti drone realizzati dall’industria bellica del nostro Paese.