Addio di Tod’s alla Borsa. Il patron Diego Della Valle, assieme ad Andrea Della Valle e al fondo di private equity L Catterton, ha annunciato l’11 febbraio la decisione di lanciare un’Opa per il delisting da Piazza Affari del colosso italiano delle scarpe. L’offerta a 43 euro, si legge nella nota ufficiale, prevede che i soci di maggioranza manterranno il controllo del gruppo marchigiano. Ma vediamo cosa significa un’Opa e quali sono gli effetti.
Diego Della Valle, presidente e amministratore delegato di Tod’s, si dice “molto soddisfatto” dell’operazione, spiegando che “porterà ulteriori benefici allo sviluppo futuro del Gruppo Tod’s, uno sviluppo fatto di continui investimenti e di obiettivi sfidanti”.
In questo momento, spiega, “uscire dalla Borsa, con la quale abbiamo sempre avuto ottimi rapporti, riteniamo sia la scelta strategicamente più idonea. Condividere questo percorso con L Catterton, private equity leader mondiale nel settore dei beni di consumo, ci darà la possibilità di svilupparci ulteriormente”.
Come funziona l’Opa Tod’s
L’offerente promuoverà un’Opa totalitaria per un corrispettivo pari a 43 euro per azione, volta ad acquisire un massimo di 11.913.128 azioni ordinarie di Tod’s, quelle che nel documento ufficiale vengono chiamate “Azioni Oggetto dell’Offerta”, rappresentative del 36% del capitale sociale dell’emittente, escluse le eventuali azioni proprie detenute dall’emittente stesso.
Obiettivo è anche ottenere la revoca delle azioni ordinarie di Tod’s dalla quotazione e dalla negoziazioni su Euronext Milan (“EXM”), mercato regolamentato organizzato e gestito da Borsa Italiana S.p.A.: il cosiddetto delisting appunto.
Cosa cambia dopo l’Opa
In caso di successo dell’Opa, ai soci di maggioranza resterà il 54% del capitale sociale. L Catterton diventerà titolare indirettamente del 36% e a Delphine, azionista di minoranza, andrà il 10%. L’offerta, inoltre, implica un premio del 17,59% sul prezzo di Borsa di venerdì scorso 9 febbraio.
Qualora invece il delisting non fosse raggiunto al termine dell’Opa, ci si arriverà attraverso la fusione per incorporazione di Tod’s nell’offerente, cioè Crown Bidco S.r.l., riconducibile al fondo L Catterton. In questo caso, i titolari di azioni Tod’s che non aderissero all’offerta o che non esercitassero il diritto di recesso diventerebbero titolari di strumenti finanziari non negoziati in alcun mercato regolamentato, con conseguente difficoltà di liquidare in futuro il proprio investimento.
Il valore di liquidazione delle azioni da corrispondersi agli azionisti a fronte dell’esercizio del diritto di recesso sarà pari alla media aritmetica dei prezzi di chiusura delle azioni registrati su EXM nei 6mesi che precedono la data di pubblicazione dell’avviso di convocazione dell’assemblea degli azionisti dell’emittente chiamata ad approvare la fusione.
Un primo tentativo di delisting era fallito nel 2022, quando Della Valle provò a fissare a 40 euro. L’Opa allora era stata promossa da DeVa Finance, società interamente detenuta da DI.VI. Finanziaria di Diego Della Valle & C. e controllata indirettamente dallo stesso imprenditore: obiettivo era acquisire la totalità delle azioni ordinarie di Tod’s non ancora in mano a Della Valle e pari al 25,55% del capitale.
Il titolo Tod’s
L’analisi del titolo Tod’s eseguita su base settimanale proprio in questi giorni aveva messo in evidenza la trendline rialzista più pronunciata rispetto all’andamento del FTSE Italia Mid Cap. Questo evidentemente esprime la maggiore appetibilità verso il titolo da parte del mercato.
Le implicazioni di breve periodo della società marchigiana sottolineano l’evoluzione della fase positiva al test dell’area di resistenza 36,88 euro. Già un paio di giorni fa, gli analisti dell’Ufficio Studi di Teleborsa prevedevano una possibile discesa fino al bottom 36,38 e un rafforzamento della curva al test di nuovi target 37,38.
Un’altra mossa strategica di Della Valle, insomma, dopo che a gennaio aveva rilanciato il suo nuovo store, interamente ristrutturato, sulla Madison Avenue a New York: un inno allo stile italiano e all’eleganza, tipiche del brand.
Quando Chiara Ferragni è entrata nel cda di Tod’s
Ricordiamo anche che il titolo di Tod’s aveva fatto parecchio parlare di sé, nell’aprile 2021, quando nel suo cda era entrata niente meno che la pluri chiacchierata Chiara Ferragni. Con la mossa dell’influencer, che aveva fatto schizzare in alto il titolo in Borsa a Piazza Affari, l’azienda della famiglia Della Valle puntava a conquistare il mercato dei più giovani, con progetti che guardassero anche il tema della solidarietà, oggi al centro di un “terremoto” legale-mediatico dai contorni ancora molto indefiniti, in cui per la Cassazione l’accusa a Ferragni è di aver architettato un “disegno criminoso“.
“La conoscenza di Chiara del mondo dei giovani sarà sicuramente preziosa. Inoltre, insieme, cercheremo di costruire progetti solidali e di sostegno per chi ha più bisogno, sensibilizzando e coinvolgendo sempre di più le nuove generazioni in operazioni di questo tipo” aveva affermato all’epoca Della Valle. “Unirmi al gruppo Tod’s significa dare voce alla mia generazione con una delle eccellenze dell’Italia nel mondo” aveva commentato lei.
Ad oggi, stando ai registri aziendali, Ferragni sarebbe stata presente a solo 3 riunioni del cda su 17 totali, registrando un tasso di assenteismo pari all’82,4%. Un record. Eppure, in due anni avrebbe incassato un compenso totale pari a 62.200 euro, di cui 25.500 euro lordi nel 2021 e 36.700 nel 2022.
Cos’è una Opa amichevole
Spieghiamo bene cosa significa OPA, e cosa significa OPA amichevole. L’OPA, Offerta Pubblica di Acquisto, è una qualunque offerta finalizzata all’acquisto di prodotti finanziari: è quindi un’esortazione destinata agli azionisti dell’azienda in via di acquisizione a vendere la loro quota azionaria, da parte di chi presenta l’offerta. L’OPA non è dunque un’operazione d’acquisto sul mercato, ma un’offerta, perché si può aderire o meno.
Del controllo circa il corretto svolgimento delle OPA si occupano gli organismi di vigilanza della Borsa: in Italia questo controllo è esercitato dalla CONSOB.
Si considera pubblica un’offerta se rivolta ad un numero di soggetti pari o superiore alle 150 unità e se riguarda un valore complessivo dei titoli oggetto di offerta pari o superiore a 8 milioni di euro.
L’OPA può essere di due tipi:
- volontaria: l’iniziativa proviene esclusivamente dall’offerente e può avere ad oggetto qualsiasi tipo di strumento finanziario
- obbligatoria: è l’ordinamento a costringere l’offerente se sussistono determinate condizioni e può avere ad oggetto solo azioni ordinarie di società italiane quotate in mercati regolamentati italiani.
L’OPA può poi essere:
- amichevole: quando il consiglio di amministrazione della società oggetto di scalata si dice favorevole all’offerta
- ostile: quando il cda vota contro.