Rincari 2024, dai voli alla benzina: tutti i prezzi in aumento

Stangata in arrivo per gli italiani, non si ferma la corsa inflazionistica: previsti rincari anche nel 2024, dalla benzina ai voli. Ecco tutti i prezzi in aumento

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Stangata in arrivo per gli italiani, non si ferma la corsa inflazionistica nemmeno il prossimo anno: previsti rincari anche nel 2024, dalla benzina ai voli. Ecco tutti i prezzi in aumento.

I rincari previsti nel 2024

A fare una prima stima di quelli che sono i rincari attesi per il 2024 è stato il Codacons, con un report che ha tenuto conto di quello che è l’andamento dell’economia oggi e di quali sono le prospettive per il futuro. Ebbene, stando a quanto riportato, l’aumento dei prezzi non si arresterà il prossimo anno e coinvolgerà tantissimi settori, dai beni essenziali a quello dei servizi, fino alle imposte locali.

Nello specifico, i rincari previsti per il 2024 riguardano:

I dati riportano che, tenendo conto di quelli che saranno i nuovi prezzi di consumo, la spesa per una famiglia aumenterà in media di 924 euro il prossimo anno.

L’aumento delle tariffe dei servizi di base in generale, inoltre, porterà ad un incremento dei prezzi tale che coinvolgerà anche altri bar e ristoranti e i servizi turistici, secondo il Codacons. Per questo motivo, nel 2024 rispetto al 2023 una famiglia spenderà fino a 68 euro annui in più per mangiare e bere fuori casa e fino a 120 euro in più nei casi di viaggi che comportano pernottamenti nelle strutture ricettive, acquisto di pacchetti vacanza e prenotazione di servizi nei stabilimenti balneari.

Perché stanno aumentando tutti i prezzi?

L’aumento incontrollato dei prezzi è spesso conseguente alla spinta inflazionistica, cioè: più aumenta l’inflazione più aumentano i prezzi.

L’inflazione è per definizione una misura della velocità con cui aumentano i prezzi di beni e servizi. Se si verifica, porta a prezzi più alti per i beni di prima necessità e può avere un impatto negativo sull’economia complessiva fino a coinvolgere prodotti o servizi di ogni genere, comprese le spese per alloggi e servizi pubblici, nonché cosmetici, auto e persino beni di lusso.

L’inflazione può essere motivo di preoccupazione perché rende il denaro risparmiato oggi meno prezioso domani, ovvero logora il potere di acquisto del consumatore.

Ci sono vari fattori che possono spingere i prezzi o l’inflazione in un’economia. Tipicamente, l’inflazione deriva da un aumento dei costi di produzione o da un aumento della domanda di prodotti e servizi, infatti:

Quando finirà l’aumento dei prezzi?

Non è un segreto che tutto, dai generi alimentari al gas, ai biglietti aerei e all’affitto, sia più costoso di prima. Alla luce delle ultime stime fornite, inoltre, le cose non sembrano destinate a cambiare, per questo motivo molti si chiedono quando i prezzi torneranno alla “normalità”.

La risposta breve è che dipende, in gran parte da una serie di fattori che influenzano l’attuale inflazione record, ovvero: la domanda dei consumatori post-pandemia, le attuali carenze nella catena di approvvigionamento, gli eventi geopolitici, la guerra in Ucraina e in Medio Oriente e persino gli ultimi attacchi in Mar Rosso.

Va da se, che dipendendo da fattori tendenzialmente non controllabili direttamente, non è facile né possibile prevederlo con assoluta precisione.

Quanto sono aumentati i prezzi in Italia

Il rapporto Codacons oggi non è rincuorante soprattutto perché l’Italia parte già da una posizione di svantaggio per i consumatori. Tra il 2022 e il 2023 (gli anni post pandemia) i prezzi infatti sono aumentati decisamente in maniera più che sostenuta, quindi dover fare i conti con ulteriori rincari nel 2024 non fa dormire a sonni tranquilli molti.

A novembre, secondo le stime preliminari, l’inflazione è scesa a 0,8% (valore che non si registrava da marzo 2021). L’ulteriore calo del tasso di inflazione risente ancora del favorevole andamento dei prezzi dei Beni energetici, che a novembre evidenziano una netta flessione sul piano congiunturale. Un contributo al rallentamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi di alcune tipologie di servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto) e alla nuova decelerazione del ritmo di crescita dei prezzi dei beni alimentari (+6,1%), in particolare della componente lavorata, che esercita un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+5,8%). Tuttavia, l’inflazione di fondo si attesta a novembre al +3,6% (minore rispetto al +4,2% di ottobre).

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