Uno dei ministri di Meloni già al suo esordio europeo. Si tratta del neonominato ministro dell’Ambiente e Sicurezza – che non si chiama più Transizione energetica – Gilberto Pichetto Fratin, che è intervenuto a Lussemburgo al Consiglio sull’Energia.
L’energia è senza dubbio uno dei dossier più caldi per il nuovo Esecutivo. Non è un caso che Meloni abbia accettato la “condizione” del suo predecessore Draghi di farsi affiancare in questo compito dall’ex ministro Cingolani.
L’obiettivo, ha spiega Pichetto, è arrivare ad avere un benchmark alternativo al Ttf, Title Transfer Facility, il riferimento per il prezzo del gas in Europa, e definire un “corridoio” di oscillazione per il prezzo del gas metano. Ma non è detto che arrivino decisioni oggi (mercoledì 25, ndr): “Valutiamo”, dice.
I ministri per l’Energia dell’Ue cercheranno di raggiungere anche un orientamento generale sulla direttiva già rivista relativa alla prestazione energetica edilizia, per ridurre le bollette energetiche e decarbonizzare gli edifici entro il 2050, e discuteranno anche la proposta della Commissione del dicembre 2021 riguardante un nuovo quadro Ue per decarbonizzare i mercati del gas, promuovere l’idrogeno e ridurre le emissioni di metano.
Cosa farò il governo Meloni sul nucleare
Ma uno dei passaggi che più hanno lasciato il segno nelle parole di Pichetto è stato il riferimento al nucleare. “Sul nucleare siamo favorevoli alla sperimentazione di quello di nuova generazione per far fronte alla crisi energetica” ha detto il ministro, spiegando che è “interesse di tutti liberarsi dalla dipendenza energetica”.
Pichetto ha assicurato che il governo Meloni “proseguirà sulla strada tracciata dall’esecutivo Draghi anche a livello europeo”. Ma la sua posizione in merito all’energia nucleare non è un mistero, tanto che la sua nomina è stata da subito contestata da più parti perché, secondo gli ambientalisti, ci porterebbe a fare passi indietro e non in avanti verso la lotta al cambiamento climatico.
Cos’è il nucleare “pulito”: vantaggi e svantaggi
In verità il nucleare cosiddetto pulito, cui fa riferimento il ministro, potrebbe rappresentare una svolta epocale. Si tratta reattori nucleari di IV generazione, piccoli, che assorbono le scorie e i rifiuti delle centrali tradizionali come un nuovo tipo di combustibile, che ovviamente non richiedono più di scavare per estrarre uranio dal suolo, ed eliminano di fatto il rischio chimico.
Secondo alcuni addetti ai lavori, come il fondatore di Newcleo Stefano Buono, che ha lavorato per molti anni al CERN di Ginevra con il Premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia, l’energia nucleare cambierà il mondo. “Ha un potenziale enorme: è un milione di volte più concentrata di quella chimica. È rinnovabile, sicura e pulita. Non usarla è un’idea triste per l’umanità: vorrebbe dire continuare a estrarre materiale e creare rifiuti chimici” ha detto in una intervista a Repubblica lo scorso settembre.
Newcleo ha sede a Londra, centro di ricerca e sviluppo a Torino e una succursale in Francia e conta di costruire tre prototipi: il primo reattore sarà pronto fra 4 anni e lo stanno costruendo nel centro Enea di Brasimone (Bo): non un reattore nucleare, ma uno strumento per testare i componenti, la corrosione, i sistemi di controllo. Nei prossimi 7 anni poi, in Francia e in Inghilterra, arriveranno 2 reattori nucleari e 2 fabbriche di combustibile in grado di bruciare rifiuti radioattivi.
D’altra parte c’è chi, come il fisico del Cnr Valerio Rossi Albertini, che sostiene che il nucleare a fissione non potrà mai essere pulito.
In una intervista all’Adnkronos, Rossi Albertini ha spiegato che il nucleare lascia dietro di sé comunque sempre una scia di scorie nucleari che non si sa dove mettere per sottrarle alla possibilità che possano disperdersi, come già successo. “Quindi, la definizione di nucleare pulito riferito alla fissione nucleare, cioè alla tecnica tradizionale di produzione di energia da fonte nucleare, è una locuzione inventata non da un fisico o ingegnere nucleare”.
“Si parla di nucleare di quarta generazione come se la terza generazione fosse operativa e universalmente diffusa, invece è la terza attualmente ad essere sperimentale. Le generazioni successive sono delle varianti delle precedenti: la tecnologia sulla quale si basano è esattamente la stessa, la fissione nucleare, cioè la frammentazione di nuclei di metalli pesanti e radioattivi, quali l’uranio ad esempio. E tutte quante le generazioni, dalla prima alla fantomatica quarta, si basano su questo concetto”, spiega.
“L’evoluzione riguarda semplicemente il metodo per sfruttare al meglio l’energia prodotta e nel contenere e prevenire eventuali guasti con le conseguenze che conosciamo”, rimarca. Tanto che, avverte, eventuali incidenti sono “un pericolo incombente, anche se remoto. Ma quando un pericolo è così grande forse sarebbe il caso di evitare anche la possibilità remota che si possa verificare”.
I vantaggi dell’energia nucleare
Ma quali sono i vantaggi dell’energia nucleare? Prima di tutto è una energia pulita, a emissioni zero. Genera energia attraverso la fissione, che è il processo di scissione degli atomi di uranio per produrre energia. Il calore rilasciato dalla fissione viene utilizzato per creare vapore, che a sua volta fa girare una turbina per generare elettricità, senza i sottoprodotti nocivi emessi dai combustibili fossili.
Secondo il Nuclear Energy Institute (NEI), gli Stati Uniti hanno evitato oltre 471 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica nel 2020, l’equivalente della rimozione di 100 milioni di auto dalla strada e più di tutte le altre fonti di energia pulita messe insieme.
Inoltre, mantiene l’aria pulita rimuovendo migliaia di tonnellate di inquinanti atmosferici nocivi ogni anno che contribuiscono a piogge acide, smog, cancro ai polmoni e malattie cardiovascolari.
Inoltre, l’impronta territoriale dell’energia nucleare è ridotta: nonostante produca infatti enormi quantità di energia senza emissioni di carbonio, l’energia nucleare produce più elettricità su meno terra di qualsiasi altra fonte di aria pulita.
Un tipico impianto nucleare da 1.000 megawatt ha bisogno di poco più di 1,6 km quadrato per funzionare. I parchi eolici richiedono 360 volte più superficie terrestre per produrre la stessa quantità di elettricità e gli impianti solari fotovoltaici richiedono 75 volte più spazio. In pratica, come se mettessimo in fila più di 3 milioni di pannelli solari per produrre la stessa quantità di energia di un tipico reattore commerciale o più di 430 turbine eoliche.
Infine, l’energia nucleare ha uno spreco minimo: è circa 1 milione di volte superiore a quello di altre fonti energetiche tradizionali e, per questo motivo, la quantità di combustibile nucleare utilizzato non è così grande come si potrebbe pensare.
Tutto il combustibile nucleare usato prodotto dall’industria dell’energia nucleare statunitense negli ultimi 60 anni potrebbe stare su un campo da calcio a una profondità inferiore a oltre 9 metri dicono gli esperti. Rifiuti che possono anche essere rielaborati e riciclati.