È iniziato intorno alle 21 il Consiglio dei ministri che dovrà licenziare la Legge di Bilancio da circa 32 miliardi di euro, il primo vero banco di prova del Governo Meloni sul fronte economico. Al centro della manovra la conferma degli aiuti a famiglie e imprese contro il caro-energia, che assorbiranno la maggior parte degli stanziamenti, mentre cercano conferme altre misure cardine del programma dell’esecutivo, come la tregua fiscale, il taglio del cuneo e la flax tax, con molti altri dettagli da definire sulla stretta del Reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni.
Manovra, il Consiglio dei ministri: i nodi sul tavolo del Governo
La riunione di Palazzo Chigi è stata preceduta da un vertice di maggioranza della premier con l’alleato leghista Matteo Salvini che si è detto “soddisfatto”. Presenti all’incontro anche l’altro vicepremier di Forza Italia, Antonio Tajani, e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che all’uscita dal confronto preparatorio ha promesso una Legge di Bilancio “coraggiosa” e che ha assicurato essere “politicamente chiusa, economicamente manca ancora qualche cifra. Vado a finire di quadrare i conti. È tutto a posto, bisogna tirare le somme“.
Un confronto in Cdm che si prevede non di breve durata e una manovra che verrà presentata in conferenza stampa domani mattina, come lascia intendere la stessa Giorgia Meloni parlando con i giornalisti: “Guardate, facciamo una conferenza stampa dopo che l’abbiamo approvata…” ha detto il presidente del Consiglio a chi gli chiedeva se l’accordo fosse raggiunto.
Manovra, il Consiglio dei ministri: le ipotesi sulle misure principali
Pilastro della Legge di Bilancio, che rappresenta circa 2/3 delle risorse, è il pacchetto di aiuti per coprire i primi tre mesi del 2023 che comprenderà il bonus sociale e crediti di imposta, con aliquote più vantaggiose per le piccole attività (dal 30% al 35%) e le imprese (dal 40% al 45%) e la proroga dei tagli all’accisa dei carburanti, che dal primo dicembre sarebbe ridotta da 30,5 a 18,3 centesimi.
Tra le misure che sicuramente troveranno posto nella Legge di Bilancio ci sarà l taglio del cuneo fiscale che sarà probabilmente di 2 punti per i dipendenti con redditi fino a 35mila euro, e di 3 punti per quelli fino a 20mila euro.
Più in bilico le modalità di revisione del Reddito di Cittadinanza, sul quale l’ultima versione arriva dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, esponente di Fdi con delega all’attuazione del programma di Governo, secondo cui la copertura del contributo verrebbe ridotta da 12 a otto mesi per gli occupabili.
“Il Reddito di cittadinanza verrà riformato così come avevamo annunciato – ha dichiarato entrando a Palazzo Chigi – c’è un anno transitorio nel quale comunque tutte le persone in difficoltà saranno tutelate, chi non è in grado di lavorare avrà piena tutela e chi è in grado di lavorare invece avrà una riduzione dei mesi di sostegno, si porterà da 12 a otto mesi”.
“Dal 2024 – ha aggiunto Fazzolari – rivedremo l’intero sistema, lavorandoci su per garantire pieno sostegno ai bisognosi e inserire nel mondo del lavoro chi è in grado di lavorare”.
Per chi assume a tempo indeterminato i percettori del Reddito di cittadinanza e giovani sotto i 36 anni con già un contratto a tempo determinato sarebbe pronta una decontribuzione fino ad un massimo di 6mila euro.
Sulle pensioni per il superamento della Legge Fornero la soluzione “ponte” per il 2023 è una quota 41 con il paletto di 62 anni, in attesa di una riforma organica, mentre le pensioni minime saranno aumentate dagli attuali 523 euro a 600, come ha affermato il vicepremier Antonio Tajani all’uscita dal vertice con Giorgia Meloni.
Tra le novità ci sarebbe l’estensione a chi ha un reddito inferiore a una soglia attorno ai 20mila euro della Social card per i meno abbienti: la carta distribuiti dai Comuni per gli acquisti per i beni di prima necessità, che oggi è concessa a over 65 e bimbi sotto i tre anni con particolari requisiti (i titolari sono i genitori) sarebbe cumulabile con la pensione minima.
Per quanto riguarda la flat tax, non ci sono le risorse per un’aliquota incrementale per i lavoratori dipendenti ma viene confermato il regime forfettario per gli autonomi, con la soglia massima che va da 65mila a 85mila euro.
Dalla manovra dovrebbe saltare l’azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte, ipotizzato negli ultimi giorni, mentre dovrebbe trovare posto la riduzione al 5% dell’Iva sui prodotti di prima necessità per l’infanzia (come pannolini, biberon, omogeneizzati, attualmente al 22%) e sugli assorbenti (attualmente al 10%).
Nessun dubbio sulla cancellazione delle cartelle fino al 2015, al di sotto dei mille euro e riduzione di sanzioni e interessi, con rateizzazione in 5 anni, per quelle al di sopra di questa quota, mentre sembrerebbe sfumata l’ipotesi della “voluntary disclosure” sul rientro dei capitali dall’estero.