La guerra in Ucraina coinvolge in primis i suoi abitanti, che vedono la loro vita messa a rischio dall’invasione da parte della Russia di Vladimir Putin, alimentata da continui bombardamenti. Ma, dal punto di vista economico, le conseguenze del conflitto ricadono anche sugli altri Paesi, Italia compresa. Ecco perché il nostro Paese, adesso, rischia il blocco: qual è l’allarme e cosa sappiamo.
Il problema del grano e dei costi dell’energia in Italia
Coldiretti ha annunciato che il prezzo del grano è balzato del 38,6% in una settimana dall’inizio della guerra in Ucraina. Ad aumentare, però, anche il mais (+17%) e la soia (+6%), entrambi destinati all’alimentazione degli animali negli allevamenti.
A pesare è la chiusura dei porti sul Mar Nero, che impedisce le spedizioni e crea carenza sul mercato mondiale dove Russia e Ucraina, insieme, rappresentano il 29% dell’export di grano e il 19% di quello di mais.
Gli aumenti di mais e soia stanno mettendo in ginocchio gli allevatori italiani, già costretti ad affrontare aumenti vertiginosi dei costi dovuti all’energia (+70%) e all’alimentazione del bestiame (+40%), a fronte di compensi fermi su valori insostenibili.
Cosa esportiamo in Russia
Da una parte le importazioni, dall’altra l’export. Quello italiano verso la Russia vale, come riassunto da un report di Intesa San Paolo, vale 7,7 miliardi di euro. Riguarda principalmente il settore del fashion, e dei prodotti chimici, ma non solo. Ecco i dati principali di gennaio-novembre 2021:
- macchinari meccanici: circa 2 miliardi di euro (+10,6%);
- moda: 1,2 miliardi di euro (+15,4%);
- prodotti chimici: 654 milioni di euro (+26,2%);
- prodotti alimentari: 581 milioni di euro (+15,2%).
Nel 2019, secondo i dati di Sace, l’export italiano verso la Russia si era attestato a 7,9 miliardi di euro (+4,2% rispetto al 2018). Confindustria, inoltre, ha confermato che la Russia accoglie il 2,4% dello stock italiano di capitali investiti nel mondo: un peso molto più ridotto hanno i capitali russi investiti in Italia.
Guerra in Ucraina, perché l’export italiano verso la Russia rischia il blocco
Ma perché l’Italia può perdere 1 miliardo? Ebbene, rischia il blocco per quel che riguarda l’export verso la Russia, impegnata in una guerra all’Ucraina. A pesare sono le sanzioni: Pmi.it riporta che, negli ultimi giorni, diverse spedizioni verso la Russia (e l’Ucraina) hanno accumulato notevoli ritardi. Da Poste Italiane, che ha sospeso tutti i servizi di spedizione verso la Russia. C’è poi chi ha deciso di fare altrettanto con Bielorussia (UPS e DHL) e Ucraina (FedEx e TNT).
Blocco che coinvolge anche Maersk e MSC, colossi del trasporto marittimo: Maersk ha sospeso le spedizioni di container da e verso la Russia, così come tutte le prenotazioni via mare e via terra. Idem MSC, che continuerà ad accettare ordini solo per la consegna di beni essenziali come cibo, attrezzature mediche e aiuti umanitari.
A tutto questo si aggiunge il discorso dei rincari legati ai costi del carburante con prezzi record per benzina e diesel. Confartigianato Trasporti ha sottolineato che, nell’ultimo anno, il prezzo alla pompa del gasolio per autotrazione è salito del 20,7%, con un impatto di maggiori costi pari a 535 milioni di euro per le micro e piccole imprese dell’autotrasporto merci. Un danno notevole, in un Paese già fiaccato dalla pandemia e, adesso, dalle ricadute economiche di una guerra a poco più 2 mila chilometri da casa. In merito alle sanzioni, i rischi per l’Italia sono vari. Uno di questi, secondo JPMorgan, è la probabilità che la Russia diventi inadempiente sul suo debito in dollari e verso altri mercati internazionali.