Un’indagine condotta da Unioncamere con la collaborazione di BMTI e REF Ricerche mostra che i prezzi pagati dalla grande distribuzione organizzata all’industria alimentare sono aumentati del 2,1% solo nel mese di marzo per i 46 prodotti maggiormente consumati. In un anno i rialzi sono stati pari al 10,9%. La previsione è quella di una ulteriore intensificazione dell’inflazione per il bimestre di aprile e maggio. Sono attesi rincari anche del 3,5% rispetto ai due mesi precedenti, con una crescita su base annua che potrebbe raggiungere il 12,7%.
Pollo, burro e biscotti nella lista dei prodotti con i maggiori aumenti
Tra i prodotti che pagheremo di più per colpa anche della guerra Russia-Ucraina e che a marzo hanno registrato una variazione superiore rispetto al mese precedente spiccano in particolare tre categorie. Si tratta di quelli a base di pollo fresco, di burro e di cereali. A pesare sui prezzi alla produzione sono diversi fattori geopolitici ed economici.
Il pollo fresco ha subito un aumento del 4,3% rispetto al mese precedente a causa dell’offerta ridimensionata dei mesi scorsi. A scatenare la penuria di carni da allevamento sono state le emergenze sanitarie. Per il pollame è stata determinante l’influenza aviaria. Inoltre il prezzo dei mangimi ha subito importanti rincari.
Anche per il burro è segnalato un aumento del 3,8%, dovuto a una riduzione delle disponibilità in tutta Europa. Importanti rialzi anche per i cereali e i derivati, con la pasta di semola e il riso che costano il 3,7% in più, i biscotti il 3,6% in più e il pane il 3,4%. Su questi prodotti pesano i rincari delle materie prime e dell’energia, iniziati già nel 2021.
Allarme riso in Italia, il carrello della spesa è sempre più costoso
Significativi anche gli aumenti di prezzo relativi al bimestre di aprile e maggio. Per i 46 prodotti alimentari presi in considerazione ci saranno rialzi medi del 3,5%, con picchi del 6,6% per la pasta di semola, del 6,5% per il pane e del 5,6% per il burro.
Ad aumentare sarà anche il prezzo alla produzione del riso e degli alimenti derivati, considerando che la filiera risicola nazionale ha subito il duro colpo della siccità nel Nord Italia, del caro bollette e dei rialzi dei fertilizzanti, con un’offerta disponibile inferiore alla domanda delle riserie. Le prossime semine potrebbero essere seriamente a rischio.
In base a quanto emerge dalle rilevazioni delle centrali d’acquisto della Gdo ci potrebbe essere un’ulteriore accelerazione dell’inflazione alimentare al consumo nei mesi estivi, con valori superiori al 7%. La media rilevata nel 2022 è finora del 6,1%.
A spiegare la situazione è lo stesso presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha riferito che le tensioni dovute a molteplici fattori – energetici, climatici e sanitari – sono state esacerbate dallo scoppio della guerra in Ucraina che “ha ulteriormente spinto al rialzo i prezzi dei prodotti alimentari”. Parallelamente ad essi, poi, si sono registrati prezzi record di benzina e diesel. Si tratta, quindi, di “una corsa che non accenna a rallentare, a svantaggio dei costi pagati dalle imprese e dei bilanci delle famiglie”.