Benzina, altri rincari in arrivo? Cosa succede dal 5 febbraio

L'embargo Ue contro tutti i prodotti raffinati provenienti dalla Russia potrebbe segnare nuovi rialzi sui prezzi dei carburanti

Pubblicato: 3 Febbraio 2023 21:00

Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Gli automobilisti potrebbero subire l’ennesima stangata sui prezzi dei carburanti. A partire da domenica 5 febbraio scatta infatti l’embargo dell’Unione europea contro tutti i prodotti raffinati della Russia, e quindi anche sul petrolio. Ancora difficile da prevedere l’effetto sui prezzi ai distributori, ma non si escludono nuovi rincari.

I dati settimanali del Ministero dell’Ambiente evidenziano già dei costi particolarmente alti. Il prezzo al servito per diesel e benzina è rispettivamente di 2,007 euro al litro e 2,051 euro al litro, mentre al self service oscilla tra 1,859 e 1,883 euro per la verde e tra 1,904 e 1,926 euro per il gasolio.

L’embargo Ue contro il petrolio russo

Con il divieto di importazione stabilito da Bruxelles contro Mosca, secondo le stime arriveranno a mancare oltre un milione di barili di petrolio al giorno in tutto il Continente. Vale a dire un quarto della domanda dell’Unione europea.

Negli ultimi mesi l’Ue aveva già dimezzato l’acquisto del prodotto raffinato russo, aumentando al contempo le importazioni dagli Stati Uniti e da altri diversi Paesi. Da capire però quali saranno le prossime politiche in materia per soddisfare tutta la richiesta.

Le scorte accumulate

La commissaria europea per l’energia Kadri Simon intanto ha spiegato ad Associated Press che essendo stata data con largo anticipo la notizia dell’embargo (l’annuncio risale a giugno 2022), i mercati hanno avuto tutto il tempo di adattarsi.

Allo stesso modo gli Stati membri si sono premurati di riempire le proprie scorte di carburanti, soprattutto nel secondo semestre dello scorso anno. Ma per scongiurare un eventuale maxi rincaro dei prezzi dopo l’embargo e contenere quindi i costi, i Paesi del G7 si dovrebbero accordarsi definitivamente per imporre un tetto al prezzo del gasolio russo.

La situazione in Italia

Allo stato attuale l’Italia non dovrebbe subire grandi ripercussioni dopo il 5 febbraio. Fino al mese di giugno 2022 la Russia forniva al Paese solo il 5% di gasolio/diesel. A partire da luglio la quota è stata totalmente azzerata e dalle raffinerie del Cremlino non è quindi arrivato più neanche un barile.

Disponendo di 13 impianti sparsi per la penisola, l’Italia è ben fornita. A fronte di un consumo interno di prodotti raffinati pari a 55 milioni di tonnellate, se ne raffinano quasi 71 con una capacità produttiva che potrebbe arrivare fino a 88. E anche i dati sul solo gasolio sono in linea: su 30 milioni di tonnellate prodotte ne vengono consumate 26.

È dunque possibile che una parte della domanda di altri Paesi Ue possa rivolgersi proprio alle raffinerie italiane, facendo quindi alzare i prezzi. Non è da trascurare poi il fattore trasporti, i cui costi dovrebbero salire con i conseguenti riflessi sulle pompe.

La critica al governo Meloni

Visto lo spettro dei nuovi rincari, il presidente dell’Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona ha ribadito che “la decisione del governo Meloni di rialzare le accise è a dir poco irresponsabile”.

Commentando il quadro attuale, ha spiegato che “rispetto al 31 dicembre 2022 oggi un litro di benzina costa quasi 23 centesimi in più, con un rincaro del 13,8%, pari a una stangata di 11 euro e 36 per un pieno da 50 litri, 273 euro su base annua considerando 2 pieni di carburante al mese a famiglia”. “Il gasolio – ha aggiunto – sale del 12%, oltre 20 centesimi al litro, pari a 10 euro e 22 centesimi a rifornimento”.

Per calmierare i prezzi alla pompa qualora superino una certa soglia ricordiamo che l’esecutivo ha reintrodotto la cosiddetta accisa mobile, lo strumento a tutela dei consumatori varato tra il 2007 e il 2008 dal governo Prodi II.

Superato un determinato importo, calcolato tenendo presente il prezzo del bimestre precedente e quello indicato dall’ultimo Documento di programmazione economico-finanziaria, l’accisa sulla benzina cala in automatico per alleggerire il carico complessivo.

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