Affitti brevi calmierati per tutti e stop al modello Airbnb: è il piano di “guerra” con cui il Comune di Milano vuole sfidare i “big player” sul piano degli affitti turistici. La proposta è stata avanzata dall’assessore alla Casa, Pierfrancesco Maran, a margine del Forum dell’Abitare (affitti brevi, come gestirli? Dalle dichiarazioni alle tasse, cosa fare se sei un proprietario).
L’iniziativa è stata rilanciata anche dal sindaco Beppe Sala: “Noi non vogliamo metterci contro il piccolo proprietario che ha un singolo appartamento in affitto da 50 metri quadrati, però un po’ di regolamentazione” sugli affitti brevi per turismo “va fatta”. Perché “in questo momento sono troppi gli appartamenti che vengono tolti a chi invece a Milano vuole abitare e non solo cinque giorni durante il Salone del Mobile”.
Il piano di Milano sugli affitti brevi
Nel capoluogo lombardo gli affitti sono cresciuti del 43% in sette anni, con una media di 21,38 euro al metro quadrato al mese, mentre i salari sono cresciuti soltanto del 5%. Una disparità pesante che ha portato Palazzo Marino alla costituzione di Società Casa, un ente che collabori con altri soggetti “dalla Regione, con cui il dialogo è possibile, a istituzioni finanziarie” per migliorare il mix abitativo e riqualificare edifici e aree. “Il Comune ha un ingente patrimonio di edilizia popolare, diritti volumetrici e terreni, ma non ha le risorse per valorizzarlo. Abbiamo bisogno di altri disponibili a contribuire, prevedendo un rendimento per i privati”, ha sottolineato Sala.
L’idea è dunque quella di ridurre il numero degli appartamenti destinati solo ai turisti e di creare un sistema pubblico che si occupi di tutte le politiche dell’abitare, sostenendo anche i lavoratori che non hanno accesso ai bonus perché sulla carta “guadagnano troppo”, ma che in pratica sono tagliati fuori dal mercato alle condizioni attuali. “Lo si farà ragionando a livello metropolitano e con strumenti come il contributo di 250 euro al mese per 3 anni alle giovani famiglie (con Isee fino a 30mila euro) che vivono in affitto e hanno avuto un bambino nel 2023″. Il tutto consentendo gli affitti brevi solo per la seconda casa di un privato, vietandola dalla terza in poi (caro affitti, aumenti insostenibili per le famiglie: le alternative).
Oltre 15mila case
“L’obiettivo finale”, ha dichiarato Maran, “è che una parte di quei 15mila alloggi, per ora destinati solo ai turisti, venga affittato a lavoratori e studenti che vivono a Milano”.
La regolamentazione riguarderebbe oltre 15mila appartamenti: un numero enorme, che nei piani meneghini andrebbe ridotto tutelando chi affitta solamente una casa. Non solo: diminuendo allo stesso tempo tutti gli altri casi di aziende che affittano parecchie abitazioni. Il primo campo d’intervento è quello sul numero di giorni all’anno in cui un appartamento è affittabile (120 o 180), sul modello di Venezia.
Il “modello Venezia”
Milano vuol dar vita a “un raggio di iniziative da qui a tre anni e la prima cosa che chiediamo, siccome non possiamo agire da soli, ma ci serve l’autorizzazione dello Stato, è di fare esattamente come a Venezia. Che è l’unica città in Italia che per legge può fare una normativa sugli affitti turistici”, ha proseguito il sindaco. Il riferimento di Beppe Sala è al cosiddetto “modello Venezia”, secondo il quale nella Serenissima non si può affittare un immobile per più di 120 giorni.
La città lagunare è stata la prima a porre un argine al fenomeno degli “affitti selvaggi” scoppiato con l’avvento di portali, come Airbnb, che eliminano qualsiasi intermediario nella comunicazione tra proprietari di immobili e clienti, perlopiù turisti, che vogliono affittare un alloggio per pochi o pochissimi giorni.