Stop motori benzina e diesel nel 2035: il No della Germania cambia tutto

Secondo 'no' tedesco all'addio ai motori endotermici entro il 2035, la cosiddetta transizione necessita di tempistiche più lunghe e di sbocchi alternativi all'elettrico. le parole del ministro dei trasporti Volker Wissing.

Pubblicato: 25 Febbraio 2022 09:00

Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Dopo la mancata firma al Cop26 di Glasgow, la Germania conferma la propria posizione: non è possibile dire addio ai motori endotermici entro il 2035, come proposto dalla Commissione Europea. “Diciamo sì ai motori a benzina o a gasolio alimentati esclusivamente con combustibili sintetici” – ha detto in proposito il ministro dei Trasporti tedesco, Volker Wissing. E del resto Berlino non aveva firmato l’impegno a fermare la produzione di veicoli termici per il 2040 (perché la dichiarazione finale della Cop26 non comprendeva i carburanti sintetici) e a imporre ai gruppi auto di sfornare solo elettriche.

Dunque la posizione tedesca è chiara: la transizione alla sola alimentazione elettrica in poco più di dieci anni è impossibile; manderebbe a gambe all’aria i produttori, farebbe saltare migliaia di posti di lavoro e finirebbe per indebolire una parte consistente dell’industria tedesca europea. Meglio tenere aperta la porta dei motori endotermici alimentati con benzine sintetiche bio, lasciando sul mercato diverse opzioni comunque ‘green’ dal punto di vista delle emissioni.

Le parole del ministro tedesco

Wissing ha utilizzato le stesse motivazioni che avevano accompagnato i dubbi di Berlino al momento della mancata firma. “Oggi non abbiamo abbastanza veicoli elettrici. Dobbiamo aumentarne la disponibilità. Quindi, meglio che le persone ricorrano alla tecnologia dell’ibrido come soluzione intermedia. Per il futuro, non possiamo puntare solo sulla mobilità elettrica o sull’idrogeno. Abbiamo bisogno di mantenere un approccio tecnologico neutrale”.

L’asse con la Francia

Un accenno, quello all’ibrido, che conferma un solido asse con la Francia, che difende la tecnologia dell’ibrido plug-in e mira a far sopravvivere i motori a combustione dopo il 2035. Del resto si tratta dei due maggiori produttori europei: Bmw, Daimler e Volkswagen da una parte, Renault e Stellantis dall’altra. con la sponda dei giapponesi, visto che era stata proprio la Toyota – il maggior costruttore al mondo – ad esprimere i primi dubbi: ok la nuova tecnologia nei mercati adatti, magari estendibile a tutti nel lungo periodo, ma forzarla per tutti entro dieci anni non sarebbe una scelta avveduta.

L’Italia

Naturalmente molto meno decisiva la posizione italiana, un mercato in netto restringimento sia dal punto di vista della produzione che del consumo. Il Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica) intende allinearsi alla decisione della Commissione Ue, imponendo lo stop alla produzione di vetture termiche dal 2035. Ma i due ministri interessati, Cingolani per la transizione e Giorgetti per lo sviluppo, hanno lasciato aperta la porta a diverse opzioni nel momento in cui l’Italia aveva a sua volta rifiutato di firmare l’accordo al Cop26. Probabilmente pronti a seguire la Germania sui motori termici con benzine ‘green’. Detto che la guerra in Ucraina e le conseguenze energetiche del conflitto avranno per forza di cose un effetto ritardante sulle prospettive green dell’Europa.

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