Stellantis convocata dal Mimit, mentre l’azienda continua a puntare sulla cig

Stellantis convocata al Mimit il 14 novembre, mentre chiede la cassa integrazione per Termoli. Fiom spinge per un confronto a Palazzo Chigi

Pubblicato: 31 Ottobre 2024 08:12

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Dopo il rifiuto è arrivato l’annuncio che sembra quasi un richiamo: il Ministero delle Imprese, su spinta di Adolfo Urso, ha convocato Stellantis per un tavolo a Palazzo Piacentini il prossimo 14 novembre. Una data che potrebbe segnare l’inizio di un confronto delicato, considerando che tra gli invitati ci sono i vertici dell’azienda, rappresentanti delle Regioni con stabilimenti Stellantis, sindacati e l’Anfia, l’organo portavoce dell’intera filiera automotive italiana.

Nel frattempo, l’azienda ha chiesto l’aiuto dello Stato per procedere con la cassa integrazione dei dipendenti dello stabilimento di Termoli per un periodo che va dal 25 novembre al primo dicembre.

La pressione di Fiom: servono risposte da palazzo Chigi

Per il segretario generale Fiom, Michele De Palma, non è abbastanza. Intervenendo davanti alle commissioni di Camera e Senato, De Palma è lapidario: “La questione non è più da Mimit ma da presidenza del Consiglio, come Scholz si occupa della questione Volkswagen, la presidente Meloni si deve occupare della questione Stellantis”.

L’Italia, per i sindacati, non può limitarsi a un tavolo ministeriale e deve metterci la faccia. E benché abbia confermato la sua partecipazione al tavolo “per dovere istituzionale”, non nasconde che l’obiettivo resta “la richiesta condivisa di un tavolo a Palazzo Chigi”.

La risposta di Meloni a John Elkann: scintille istituzionali

A Giorgia Meloni non è piaciuta per niente l’iniziativa di John Elkann che non si è presentato a riferire in Parlamento perché, stando alla sua lettera, “Non c’era nulla da aggiungere rispetto a quanto illustrato dall’amministratore delegato”.

La replica della presidente del Consiglio non si è fatta attendere, e non si può dire sia accomodante. In un intervento a Porta a Porta, non ha nascosto il fastidio per il rifiuto di Elkann: “Siamo una Repubblica parlamentare… questa mancanza di rispetto verso il Parlamento io me la sarei evitata”. E insiste: Stellantis deve ascoltare il Parlamento italiano, un Paese che ha contribuito a far crescere la sua realtà industriale, e che non merita atteggiamenti evasivi.

Le parole di Elkann: “Nessun passo indietro in Italia”

A chi accusa Stellantis di disinteresse per il mercato italiano, Elkann risponde puntando sul rilancio: “In questi anni non c’è stato nessun disimpegno in Italia, c’è stato solo un grande sforzo per orientare la nostra attività verso il futuro con prodotti competitivi e innovativi”.

In una conversazione privata con il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, Elkann ribadisce che la lettera a Gusmeroli è una forma di rispetto verso le mozioni parlamentari, quelle che impegnano il governo a definire linee industriali all’altezza delle trasformazioni del settore.

Dialogo aperto, ma alle proprie condizioni

Elkann rimarca l’apertura di Stellantis al dialogo con le istituzioni, e chiarisce che il gruppo sa adattarsi ai contesti in cui opera, Italia inclusa. Eppure, è evidente come Stellantis intenda seguire la propria rotta: “Carlos Tavares ha già rappresentato in modo chiaro in audizione lo scorso 11 ottobre”. Elkann osserva anche che “i sindacati hanno dimostrato di aver preso piena consapevolezza” della visione di Stellantis. Per l’azienda, la sfida della transizione è una missione da compiere, non da rimandare.

Nuova cassa integrazione per i lavoratori di Stellantis a Termoli

Mentre Stellantis continua a chiedere un maggiore sostegno finanziario dallo Stato italiano, le tensioni intorno alle politiche aziendali non si placano. Con profitti miliardari alle spalle e il peso degli ammortizzatori sociali a sostenere i redditi dei dipendenti, l’azienda si trova al centro di un dibattito sempre più acceso sul ruolo delle grandi imprese e la necessità di un maggiore equilibrio tra profitti e responsabilità verso la forza lavoro.

Il colosso ha richiesto la cassa integrazione per il periodo dal 25 novembre al primo dicembre per i reparti Gse e Fire dello stabilimento di Termoli.

Non è solo Termoli a risentire della frenata produttiva: buona parte degli stabilimenti italiani di Stellantis è ferma o opera a ritmi ridotti, con i redditi dei dipendenti sostenuti dagli ammortizzatori sociali. Una realtà che contrasta con i risultati finanziari della multinazionale: negli ultimi tre anni, Stellantis ha accumulato profitti per oltre 40 miliardi di euro, destinando buona parte di questi dividendi agli azionisti, con la famiglia Agnelli-Elkann tra i principali beneficiari.

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