Stellantis ha fatto sapere che assumerà 400 lavoratori nello stabilimento di Mirafiori. La notizia arriva in seguito all’incontro tra l’amministratore delegato Antonio Filosa e i sindacati. Il piano di assunzione è inserito nel secondo turno per la nuova Fiat 500 ibrida, a partire da febbraio. Il progetto più ampio, conferma Filosa, è solido. Sulla sede di Termoli invece la decisione dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno.
Filosa cerca di tranquillizzare i sindacati dopo nove mesi di produzione in regressione del 31,5%. Stellantis ha fatto sapere che l’Italia è centrale, ma va considerata all’interno di un contesto critico. Secondo Filosa le assunzioni di Mirafiori, che si aggiungono a quelle già fatte nei mesi scorsi nel settore ingegneria e ad Atessa, sono tutto quello che potevano fare considerando la situazione. Nel frattempo, il gruppo fa maxi investimenti in Cina e negli Stati Uniti, e la risposta di Elkann è che se Stellantis va bene negli Usa, va bene anche per l’Italia.
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Piano Italia: 400 assunzioni a Mirafiori e auto ibride
Il nuovo amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, è arrivato a Torino per parlare al primo incontro con i sindacati. Il faccia a faccia avrebbe dovuto sciogliere molti dei dubbi sul piano Italia, sulle nuove assunzioni e sul percorso verso un ritorno a una maggiore produzione.
Se all’inizio erano stati promessi 1 milione di veicoli entro il 2030, nell’incontro si torna a un piano più realistico di aumento della produzione, prima di tutto per recuperare il calo del 31,5% (265.490 veicoli).
Vengono così annunciate 400 assunzioni a Mirafiori a partire da febbraio per la nuova Fiat 500 ibrida. Tra i nuovi lanci si attende proprio la Fiat 500 ibrida e la nuova Jeep Compass, la cui produzione inizierà nelle prossime settimane a Melfi.
Per la giga-factory di Termoli invece c’è ancora da chiarire alcuni punti. Si stanno valutando i piani di investimento, ma una decisione non è stata ancora presa. La promessa è che arriverà entro la fine dell’anno.
Infine, sulla fabbrica di Cassino è stato riprogrammato il lancio della nuova Stelvio e Giulia, per ampliare l’offerta. Il progetto prevedeva esclusivamente l’elettrico, ma oggi, con l’offerta ibrida multi-energia (quindi anche ibrido), si vuole assicurare un futuro all’impianto.
Cosa succede agli altri impianti in Italia?
Dal primo incontro con i sindacati emerge un segnale positivo, una sorta di controtendenza rispetto al calo occupazionale degli ultimi anni, ma non mancano le criticità negli altri stabilimenti.
A Pomigliano, per esempio, la produzione della Dodge Hornet è ferma da un trimestre perché non arrivano ordini dagli Stati Uniti. A Modena, invece, è stato spostato l’assemblaggio delle Maserati.
Dalla segreteria generale della Uilm arrivano parole simili. Si guarda alle nuove assunzioni a Mirafiori come a un buon punto di partenza, ma di un percorso difficile e che dipende tanto da Stellantis quanto dalle “politiche europee che stanno distruggendo l’industria senza purtroppo salvare l’ambiente”.
Stellantis investe miliardi negli Stati Uniti
Mentre in Italia gli impianti arrancano e il piano Italia viene, secondo Filosa, ostacolato dalle politiche europee di transizione ecologica, Stellantis negli Stati Uniti investe 13 miliardi di dollari: il più grande investimento del gruppo. Proprio Filosa dichiara che è il mercato statunitense la priorità numero uno.
Gli investimenti sono sui brand iconici:
- Jeep;
- Ram;
- Dodge;
- Chrysler.
Si punta al lancio di cinque nuovi prodotti, di un nuovo motore e di 19 prodotti aggiuntivi per il rinnovo dell’intera gamma. “Questo perché vogliamo crescere qui, negli Stati Uniti”, commenta. Aggiunge che condividono con il presidente Trump l’obiettivo di riportare gli Stati Uniti ad avere un sistema manifatturiero automobilistico molto forte. Elkann, allo stesso tempo, difende il maxi investimento negli Usa dichiarando che avrà ricadute positive anche sull’Italia.
Quello che appare, anche attraverso le parole di Filosa, è che posti di lavoro e stabilimenti nel Bel Paese contino meno, perché non c’è possibilità di crescita. Il Ceo punta il dito contro le normative europee e, non a caso, investe negli Stati Uniti, dove Trump ha stravolto le regole della transizione ecologica per privilegiare la produzione industriale. Intanto in Italia non arrivano nuovi investimenti e restano solo le briciole.