L’Ue apre la procedura di infrazione per l’Italia e altri 6 Paesi: le conseguenze

La Commissione Europea avvierà una procedura di infrazione contro l'Italia per il deficit del 7,4% nel 2023, richiedendo correzioni di bilancio fino al 2027

Pubblicato: 19 Giugno 2024 09:15Aggiornato: 19 giugno 2024 13:47

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

La Commissione Europea ha annunciato l’avvio di una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo, applicando le nuove regole del Patto di Stabilità. Nonostante l’introduzione di nuove normative, i parametri di riferimento rimangono invariati. Vediamo cosa significa di preciso e quali conseguenze potrebbero derivarne.

I 7 Paesi per cui scatta la procedura di infrazione della Commissione europea

La Commissione Ue ha aperto una procedura per deficit eccessivo per l‘Italia e altri 6 Paesi europei: Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. 

Nella valutazione sugli squilibri macroeconomici per 12 Paesi Ue, già nel meccanismo di allerta 2024, la Commissione Ue ha valutato che l’Italia si trova ora in una situazione di “squilibrio”, migliorando tuttavia il giudizio da “squilibrio macroeconomico eccessivo” dello scorso anno. Con un deficit del 7,4% nel 2023, l’Italia è tra i Paesi a rischio di sanzioni.

La Grecia è nella nostra stessa condizione. Non sono più in squilibrio invece Francia e Portogallo. La Slovacchia entra invece tra i Paesi in squilibrio, dove si confermano Germania, Cipro, Ungheria, Paesi Bassi, Svezia. Solo la Romania ha uno squilibrio eccessivo.

Procedura di infrazione: cosa succede all’Italia

La procedura di infrazione per deficit eccessivo è un meccanismo che la Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen utilizza per garantire che i Paesi membri rispettino i limiti di bilancio stabiliti. Si attiva quando un Paese presenta un disavanzo superiore al 3% del Pil o un debito pubblico che eccede il 60% del Pil senza una riduzione adeguata. E questo è proprio il caso dell’Italia.

Il deficit italiano del 2023, pari al 7,4%, è pesantemente influenzato dal Superbonus e dal bonus facciate, che hanno causato un buco da 170 miliardi, con una perdita stimata da Bankitalia di 45 miliardi.

Venerdì 21 giugno, l’Unione Europea definirà la traiettoria di rientro quadriennale o settennale che i Paesi dovranno seguire in base alla sostenibilità dei loro debiti e alla spesa primaria netta. Per l’Italia, che ha una spesa primaria netta di 1.072 miliardi, questi parametri saranno fondamentali per la stesura del nuovo piano di bilancio strutturale, atteso a Bruxelles entro il 20 settembre.

A novembre, la nuova Commissione stabilirà le raccomandazioni per il rientro dal deficit, basandosi sulla “traiettoria tecnica” che valuta la spesa netta dei Paesi con debito superiore al 60% del PIL o con disavanzo oltre il 3%.

Per l’Italia, con un debito pubblico previsto al 141,7% del Pil entro il 2025, la riduzione dell’indebitamento resta una priorità.

Dopo i passaggi previsti, spiega la Commissione europea, proporrà le raccomandazioni al Consiglio sul rientro del disavanzo nel pacchetto di autunno del semestre europeo. L’esecutivo comunitario ha poi valutato che la Romania non ha preso azioni efficaci per la correzione del deficit chiesta dal Consiglio.

Il piano del governo e le misure di correzione

Il governo italiano dovrà presentare un piano dettagliato che assicuri la sostenibilità del debito e la riduzione del deficit in conformità con le nuove direttive europee. La necessità di riforme strutturali e di un piano finanziario solido è più pressante che mai, dato l’attuale livello del debito pubblico e le sfide economiche che il Paese deve affrontare.

Tra le priorità del governo italiano per l’estate c’è la riduzione del disavanzo strutturale di almeno mezzo punto di Pil all’anno, escludendo la spesa per interessi, fino al 2027. Questa correzione, equivalente a circa 10 miliardi, si aggiunge ai 18-20 miliardi necessari per la prossima manovra finanziaria.

Per quanto riguarda le misure previste troviamo il taglio del cuneo fiscale, la riduzione del canone Rai, la revisione dell’Irpef a tre aliquote e vari sgravi fiscali a sostegno delle famiglie meno abbienti e delle madri lavoratrici con due figli.

Impatto sul bilancio pubblico italiano

L’entità della correzione finanziaria sarà negoziata tra la Commissione e i singoli Paesi. Sebbene l’avvio della procedura di infrazione possa avere effetti limitati inizialmente, l’Italia dovrà comunque ridurre il deficit dello 0,5% annuo, equivalente a circa 10-11 miliardi di euro. L’unica cosa positiva è che alcuni fattori, come l’aumento dei tassi di interesse, potrebbero ridurre l’impatto di questa correzione a circa 8-9 miliardi.

Durata e flessibilità delle riforme

Il periodo per realizzare l’aggiustamento di bilancio richiesto potrà estendersi da quattro a sette anni, a condizione che venga presentato un piano dettagliato di riforme e investimenti. La trattativa politica sarà cruciale, specialmente alla luce del nuovo assetto di vertice che emergerà dal Consiglio europeo di giugno. La posizione dell’Italia nelle negoziazioni potrebbe essere influenzata dalla conferma di von der Leyen alla guida della Commissione e dall’assegnazione di ruoli chiave a esponenti italiani.

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