Aspettando il Nobel per l’Economia 2024, che sarà annunciato il prossimo 14 di ottobre, vale la pena dare uno sguardo al passato, in un momento in cui il problema ambientale è diventato urgente e centrale. Nel 2018, William D. Nordhaus e Paul M. Romer si sono distinti per aver messo al centro della loro ricerca due questioni che oggi sono diventate impossibili da ignorare: il cambiamento climatico e l’innovazione tecnologica. Il loro lavoro ha cambiato il modo di vedere la crescita economica, dimostrando come l’economia non possa più essere disconnessa dall’impatto ambientale e dall’evoluzione tecnologica.
Le loro ricerche hanno spinto l’economia ben oltre i limiti tradizionali, mostrando come le attività umane interagiscano con la natura e come le idee possano diventare il motore di un futuro più sostenibile. Nordhaus ha costruito modelli in grado di anticipare gli effetti del clima sull’economia globale, mentre Romer ha dimostrato che la conoscenza e l’innovazione non sono frutti spontanei, ma richiedono strategie precise. Entrambi hanno fornito strumenti preziosi per ripensare la nostra idea di progresso, indicandoci come la crescita economica e la sostenibilità possano, e devono, camminare insieme.
L’economia del cambiamento climatico: Nordhaus, il modello che anticipa il futuro
William D. Nordhaus, professore di Albuquerque, non è il tipo di economista che si limita ai numeri. Già negli anni Settanta, mentre molti ignoravano il problema, Nordhaus si immergeva nello studio del cambiamento climatico e del suo impatto sull’economia globale. Ha creato un modello integrato che combina diverse discipline, dalla fisica alla chimica, per calcolare come le variazioni climatiche alterano i sistemi economici mondiali.
Negli anni ’90, Nordhaus ha sviluppato i primi modelli quantitativi capaci di descrivere l’interazione tra economia globale e clima, fornendo così strumenti preziosi per i decisori politici. I suoi modelli hanno addirittura permesso di simulare gli effetti di un sistema di tassazione sulle emissioni di Co2 (un precursore dei tempi, considerando oggi il Green Deal dell’Ue o la proposta di una tassa in Danimarca per chi inquina) e di comprendere le conseguenze delle politiche ambientali sul lungo periodo. Non si è limitato a mostrare come l’economia interagisca con la natura: ha indicato una via per fare in modo che le attività umane non distruggano ciò che le sostiene.
Questo approccio non è solo teoria. Nordhaus ha messo in luce come un sistema globale di tassazione delle emissioni di anidride carbonica potrebbe trasformare il mercato energetico e ridurre l’inquinamento. La sua proposta di un’imposta sulle emissioni, se applicata a livello mondiale, secondo i suoi studi sarebbe capace di disincentivare l’uso dei combustibili fossili.
Paul M. Romer: l’economista che ha visto nelle idee il vero motore dell’innovazione
Paul M. Romer, di Denver, ha stravolto il modo di pensare alla crescita economica. Per troppo tempo, gli economisti avevano dato per scontato che le innovazioni tecnologiche fossero quasi un dono dal cielo, qualcosa che accade senza un vero controllo o strategia. Romer, invece, ha sfidato questo pensiero e dimostrato come le dinamiche economiche influenzano la creazione delle idee stesse.
Negli anni Novanta, Romer ha gettato le basi della “Teoria della crescita endogena”, spiegando che le idee sono risorse economiche a tutti gli effetti. Non basta avere talento o tecnologia, servono le condizioni giuste perché le idee possano nascere e prosperare. Le sue intuizioni hanno cambiato il modo in cui le aziende e i governi pianificano l’innovazione, indicando che il progresso è una questione di strategia e non di fortuna.
Due facce della stessa medaglia
Nonostante le loro ricerche possano sembrare distanti, Nordhaus e Romer hanno lavorato su temi strettamente connessi: entrambi affrontano le sfide globali del nostro tempo, entrambi propongono modelli per una crescita sostenibile. Se lasciati al loro destino, i mercati produrrebbero troppo inquinamento o troppo poche innovazioni. Ma grazie agli strumenti forniti dai due economisti, abbiamo ancora spazio per correggere il corso e costruire un futuro migliore.