Giancarlo Giorgetti frena il piano di riarmo Ue. In collegamento con il convegno annuale del dipartimento economia della Lega, il ministro dell’Economia ha commentato la presentazione del programma da 800 miliardi di euro annunciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Una reazione, quella di quest’ultima, scaturita dalle scelte di Trump riguardo l’Ucraina e le intenzioni sulla Nato.
Riarmo Ue da 800 miliardi: Giorgetti boccia von der Leyen
Il piano di riarmo proposto da Von der Leyen include una clausola di salvaguardia per il debito pubblico, che consente agli Stati membri di derogare temporaneamente ai limiti imposti dal Patto di Stabilità e Crescita. Ciò al fine di effettuare investimenti nel settore della difesa. Tale clausola permette di superare i vincoli di bilancio, con un tetto massimo di 650 miliardi di euro, distribuiti su un periodo di quattro anni.
Il piano prevede inoltre l’istituzione di un nuovo fondo da 150 miliardi di euro, destinato a fornire prestiti agli Stati membri per sostenere le loro spese militari. Tuttavia, la fonte di finanziamento di questo fondo rimane ancora incerta. Tra le ipotesi al vaglio, si considera la possibilità di utilizzare risorse non impiegate del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), i Fondi di coesione dell’Unione Europea e il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes).
Dopo la bocciatura del piano di Matteo Salvini, è arrivata quella del ministro dell’Economia Giorgetti, che è intervenuto nel corso del convegno annuale del dipartimento economia della Lega alla Camera. Ha chiesto all’Ue un piano di investimenti militari serio e ragionato. Una Lega che si dimostra compatta all’idea di contrarre debito per l’acquisto di armi, in vista del Consiglio straordinario che si terrà giovedì a Bruxelles, dedicato alla difesa e all’Ucraina.
“Comprare un missile supersonico, o un drone, non è una cosa che si può sbrigare così, come andare al supermercato”, ha detto Giorgetti. “Non è che si esce con 15 miliardi e si fa il piano merce militare. Ci vogliono investimenti pluriennali”.
Il ministro dell’Economia ha ribadito l’importanza di distinguere gli investimenti militari dal piano di aiuti per l’Ucraina, mettendo quest’ultimo al primo posto.
“Oggi scopriamo che dobbiamo riarmarci perché c’è la minaccia di Putin. Io penso, a proposito del piano di von der Leyen, che bisogna distinguere due cose: gli aiuti all’Ucraina se gli Usa non lo fanno più, e un piano di investimenti militari che abbia un senso e non fatto in fretta e furia senza una logica”.
ha proseguito Giorgetti. Un invito a non ripetere gli errori fatti con il Piano di Ripresa e Resilienza. “Basta ricordare cos’è successo con il Pnrr: all’inizio sono state buttate dentro opere a caso, tanto per fare massa critica”.
La gestione dei dazi
Giorgetti non ha risparmiato critiche al mercato, mettendo in dubbio l’esistenza di una concorrenza perfetta a livello globale.
“Ci scandalizziamo dei dazi proposti da Trump ma prima avevamo un mercato di concorrenza perfetta a livello globale? Avevamo una concorrenza leale, con tutti i produttori del mondo alle medesime condizioni? Non avevamo alcuni Paesi che finanziavano alcune imprese per fare concorrenza scorretta?”.
Il ministro ha invitato a una riflessione su come le politiche commerciali, inclusa la gestione dei dazi, possano influenzare l’economia nazionale e la competitività delle imprese italiane, specialmente in un contesto globale con attori come la Cina. Quest’ultima, in risposta al prelievo del 10% sulle sue merci da parte di Trump, ha annunciato aumenti del 10-15% dei dazi all’importazione di diversi prodotti agricoli e alimentari americani.
“Credo che la gestione dei dazi, che è economica ma ha dietro di se anche un chiaro obiettivo geopolitico con un chiaro target che è la Cina, dovrebbe essere un tema che interessa anche noi. Tante imprese italiane sono già morte a causa della concorrenza scorretta di alcuni Paese, altre sono in grossa difficoltà per quello. Ovviamente difendere l’interesse nazionale vuol dire anche difendere l’interesse di tante aziende esportatrici”.