Dopo i diversi rinvii tra otoliti e influenze Giorgia Meloni si presenta davanti ai giornalisti per la conferenza stampa di fine 2023. Tanti i temi sul tavolo che attendono una risposta dalla premier: dai casi più caldi dello sparo di Capodanno del deputato Fdi Pozzolo e dell’indagine sugli appalti Anas che ha portato ai domiciliari Tommaso Verdini, fratello della compagna del vicepremier Matteo Salvini, passando soprattutto per i temi economici della Legge di Bilancio, del no al Mes e i rilievi del Quirinale sulle concessioni degli ambulanti.
La conferenza
La conferenza stampa “di inizio anno” parte subito in salita per la premier Meloni che deve rispondere alla diserzione per protesta di parte della stampa parlamentare, introdotta dal presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli: “Ci allarma l’approvazione di un emendamento che rischia di far calare il sipario sull’informazione in materia giudiziaria” ha detto al presidente del Consiglio il numero uno dell’Odg, “chiediamo di ripensare a fondo la riforma della diffamazione in discussione al Senato – ha proseguito – una proposta che non disincentiva in maniera seria le liti temerarie e comprime invece il diritto dei cittadini a un’informazione libera”.
“La legge bavaglio è frutto di un emendamento parlamentare, che tra l’altro arriva dall’opposizione” ha risposto Giorgia Meloni dopo essersi scusata per il doppio rinvio della conferenza e gli auguri di buon anno. “La legge prevede che non possa essere pubblicata per intero o per estratto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere – ha spiegato la premier – Sapete che nel 2017 fu fatta dall’allora riforma Orlando fu fatta un’eccezione a questa previsione del nostro codice penale, consentendo la pubblicazione, ma questo non toglie al diritto del giornalista di informare, rimane il diritto del giornalista a conoscere quell’atto e riportare le notizie.”
“Quindi francamente non ci vedo un bavaglio – ha aggiunto – sempre che non si dica che fino al 2017 la stampa non sia stata imbavagliata. Mi pare una iniziativa di equilibrio tra il diritto di informare e il diritto di un cittadino prima di essere condannato e di esercitare il diritto alla difesa a far pubblicare elementi che possono ledere la sua onorabilità.”
La Manovra e il no al Mes
La presidente del Consiglio ha poi risposto alle domande sulla Manovra appena approvata, guardando alla Legge di Bilancio del 2025: “Se la domanda è aumenta le tasse o taglia la spesa pubblica, tra le due preferisco tagliare la spesa pubblica e penso si possa fare un lavoro ancora più preciso. Il mio obiettivo è confermare le misure che abbiamo portato avanti, se riesco addirittura a migliorarle, lo valuteremo nel corso dell’anno”, ha dichiarato.
“Bisogna sapere di cosa parliamo perché non sappiamo quale sarà la crescita dell’economia italiana, è stimata superiore alla media Ue – ha aggiunto – io non sono per aumentare le tasse, lavoro prevalentemente sul taglio della spesa, che è quello che abbiamo fatto con questa legge di bilancio, sostenendo ad esempio il rinnovo del taglio del cuneo contributivo. Io confido che magari lungo questo anno si possa essere ragionevoli e immaginare una diminuzione dei tassi di interesse che libererebbe diverse risorse, il mio obiettivo è confermare le misure che abbiamo portato avanti, se riesco addirittura migliorarle, ma lo valuteremo. Tra i due -aumentare le tasse o tagliare la spesa pubblica- ovviamente scelgo la seconda” (qui tutte le misure sulla Manovra).
La premier ha poi affrontato le scelte economiche in rapporto all’Europa, con le nuove regole del Patto di stabilità (“Sono soddisfatta anche se non è quello che volevo”) e la bocciatura del Mes in Parlamento: “È stato un errore sottoscrivere una modifica del trattato sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento all’epoca per sottoscriverla – ha dichiarato – Non credo che il tema della mancata ratifica del Mes vada letto in relazione ai risultati del Patto di stabilità. Penso che il Mes sia uno strumento obsoleto, la reazione dei mercati dimostra che è vero, quindi se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace, ed è questa la strada su cui lavorare” (qui avevamo parlato della bocciatura della ratifica del Mes).
Gli altri temi economici
Giorgia Meloni ha affrontato in conferenza anche il tema della tassa sugli extraprofitti alle banche, sul quale ha definito l’intervento del Governo “un’operazione win win”: “Mi fa sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di tassare le banche, sono quelli che alle banche hanno preferito fare regali miliardari – ha affermato – Vale per il Pd, con salvataggi diretti, per il M5S, cintura nera di aiuti alle banche. Noi abbiamo applicato una tassa su quello che riteniamo un margine ingiusto. Quello che è cambiato in sede di conversione è stata l’aggiunta della possibilità di accantonare un importo pari ad almeno due volte e mezzo all’ammontare della tassazione, in una riserva non distribuibile, cioè che non possono andare ai compensi dei manager. Aumentando le riserve aumenterà anche il credito concesso ai cittadini, più si rafforza il capitale della banca, più si aumenta il capitale a disposizione. Maggiori impieghi significa maggiori ricavi, e quindi più tasse per le banche, perché il rafforzamento del capitale significa rientri positivi per i contribuenti e per lo Stato.”
Sui rilievi da parte del Quirinale relativi alle proroghe per gli ambulanti nel Ddl Concorrenza, la premier ha poi assicurato che “l’appello del presidente Mattarella non rimarrà inascoltato, valuterò con gli altri partiti di maggioranza e con i ministri. Per quanto riguarda i balneari – ha aggiunto – il Governo per la prima volta ha iniziato un lavoro mai fatto prima con la mappatura, per verificare il principio della scarsità del bene, richiesto per applicare la Bolkenstein. Curiosamente in tutti gli anni nessuno ha ritenuto di farlo. Noi abbiamo proceduto celermente, ora l’obiettivo è una norma di riordino che consenta di intervenire sulla attuale giungla, in un confronto con la Commissione europea e con gli operatori, per evitare l’infrazione e per dare certezza della norma” che consenta di superare “le difficoltà per gli operatori e gli Enti locali”.
Meloni ha risposto, inoltre, alle domande sulle privatizzazioni, per il quale Governo intende muoversi con una “riduzione delle quote in partecipate che non riduce il controllo pubblico, come Poste, oppure con l’entrata di privati con quote minoritarie, come in Ferrovie. Ovviamente sono passaggi complessi e la tempistica non solo da me. Abbiamo dato un segnale con Mps con la nostra iniziativa parte delle risorse sono rientrate, abbiamo dato un bel segnale. Lo Stato deve controllare ciò che è strategico ma ciò comporta aprirsi anche al mercato”.