La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è in Cina per un’importante visita diplomatica. È la prima da quando la premier è in carica e anche da quando l’Italia ha abbandonato la cosiddetta Via della Seta, dopo la criticata adesione firmata dal primo Governo Conte. Al seguito della delegazione italiana ci sono anche i rappresentanti di molte aziende che hanno interessi in estremo oriente.
Tra gli obiettivi dichiarati di Meloni c’è il rilancio del Partenariato strategico globale, voluto nel 2004 da Berlusconi per migliorare i rapporti con la Cina e visto come possibile compensazione per la fine della Via della Seta. La presidente del Consiglio ha anche annunciato un nuovo piano di collaborazione triennale con il regime di Pechino.
La visita di Giorgia Meloni in Cina e i rapporti tra Pechino e l’Italia
La delegazione italiana capeggiata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta svolgendo un delicato viaggio diplomatico in Cina. Si tratta della prima visita di un capo del governo italiano da quando Giuseppe Conte, all’epoca in cui il suo Governo era sostenuto anche dalla Lega, andò a Pechino nell’ambito dello sviluppo dei rapporti tra Cina e Italia promosso dall’adesione del nostro Paese alla Belt and Road Initiative, conosciuta anche come nuova Via della Seta.
Proprio la rinuncia al rinnovo del piano di collaborazione quinquennale da parte del Governo di Mario Draghi prima e di Giorgia Meloni poi rappresentava un problema nei rapporti bilaterali tra i due Paesi. L’adesione dell’Italia alla Via della Seta era stata vista come una scelta clamorosa, molto criticata quando il governo Conte la annunciò a sorpresa e che comportò una sfiducia non solo nei confronti dell’allora Governo in carica, ma anche di tutta la diplomazia italiana da parte degli alleati occidentali.
La collaborazione inoltre non comportò, per il nostro Paese, i vantaggi attesi. Le esportazioni italiane non crebbero come previsto e quelle cinesi in Italia invece subirono aumenti notevoli. La Via della Seta inoltre era spesso inquadrata in occidente come un metodo di avvicinamento politico della Cina ai Paesi che coinvolgeva. Il Covid-19 e il progressivo isolamento dal resto del mondo causato dalla Politica Zero Covid di Pechino contribuirono all’allontanamento dell’Italia dall’iniziativa, che quindi non fu rinnovata.
L’Italia deve quindi trovare un nuovo equilibrio diplomatico con la Cina. Anche se le relazioni formali rimangono buone, quelle informali sono in parte incrinate a causa della vicenda della Via della Seta. Meloni vuole salvaguardare da una parte gli interessi delle aziende italiane in Cina, che sono più di 1.600, ma anche sottolineare la distanza del nostro Paese da Pechino, soprattutto in un momento in cui il mondo occidentale è sempre più diffidente verso i prodotti cinesi e accusa il Governo di favorire eccessivamente le proprie aziende.
Il divario di investimenti tra Italia e Cina
Uno dei temi più importanti su cui Giorgia Meloni si è soffermata durante i suo viaggio in Cina, che proseguirà nei prossimi giorni, è quello del divario di investimenti tra Cina e Italia. Diversi imprenditori del nostro Paese hanno infatti investito sul territorio cinese per sviluppare aziende e poli produttivi. Al contrario, nonostante l’enormità della sua economica in confronto a quella italiana, la Cina ha investito relativamente poco nel nostro Paese:
“L’impresa italiana in Cina continua a fare la sua parte. Non mi dilungo su esempi specifici, ma ci tengo a mettere in rilievo un dato: gli investimenti cinesi in Italia sono oggi circa un terzo di quelli italiani in Cina. È un divario che mi piacerebbe fosse colmato nel modo giusto” ha dichiarato Meloni, sottolineando quanto questo divario sia diventato significativo.
Per riequilibrare le situazione, la premier vuole rilanciare il Partenariato strategico globale, una piattaforma di collaborazione nata nel 2004, tramite un memorandum di collaborazione industriale. Secondo Meloni, il business Cina-Italia “è una grande occasione per rafforzare il nostro partenariato ragionando sui punti di forza e di debolezza, su cosa ha funzionato e cosa no e per farlo con l’obiettivo comune di rendere le relazioni commerciali sempre più eque e vantaggiose per tutti”.
La presidente del Consiglio ha poi concluso il suo intervento al business forum Italia Cina organizzato in occasione della sua visita dichiarando: “Abbiamo sicuramente molto lavoro da fare e sono convinta che questo lavoro possa essere utile in una fase così complessa a livello globale, che possa essere importante anche a livello multilaterale”.
Il Piano triennale di Azione firmato da Meloni in Cina
Uno dei passaggi più importanti dell’intervento di Meloni al business forum Italia-Cina è stato l’annuncio di un nuovo piano di collaborazione con Pechino, molto diverso da quello che aveva legato i due Paesi all’interno del progetto della nuova Via della Seta.
“Sono molto contenta di essere qui per il primo viaggio ufficiale di questo governo, che è stato anticipato da diversi incontri di alto livello, con le missioni tra l’altro di diversi ministri, a dimostrazione della volontà di iniziare una fase nuova, di rilanciare la nostra cooperazione bilaterale nell’anno in cui ricorre il ventesimo anniversario della nostra partnership strategica globale” ha esordito Meloni a riguardo.
Il nuovo patto, annunciato poco prima del confronto tra la premier italiana e il primo ministro cinese Li Qiang, dovrà aiutare a sviluppare nuove forme di collaborazione tra i due Paesi. Lo stesso premier cinese si è auspicato che Italia e Cina possano portare la loro collaborazione a nuovi livelli, seguendo lo spirito della Via della Seta.
Il piano triennale riguarderà diversi aspetti dei rapporti economici e politici tra Italia e Cina, tra cui:
- investimenti;
- tutela della proprietà intellettuale e delle indicazioni geografiche;
- agricoltura e sicurezza alimentare;
- ricerca e formazione;
- ambiente;
- cultura e turismo;
- contrasto della criminalità organizzata.
La delegazione italiana ha sottolineato che nel contesto di questo piano: “vengono riaffermati principi condivisi quali l’importanza di assicurare che le relazioni commerciali siano equilibrate e reciprocamente vantaggiose, anche affinché le aziende possano operare a parità di condizioni in uno spirito di concorrenza leale e di libero commercio”.